HISTORIA FAENTINA 12
Panorama di Faenza da: Colonia Esperide (particolare) Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza.

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Opuscoli di HF


Dal 15 novembre in libreria                                  LE GUERRE DEI FAENTINI


LE GUERRE DEI FAENTINI
di Gabriele Albonetti, Mattia Randi, Miro Gamberini
con un saggio di Santa Cortesi
pp. 272, illustrato, euro 15,00
Società Editrice «Il Ponte Vecchio»
copertina di Giuseppe Rava, illustratore di libri di storia militare
di fama internazionale, in particolare per l'inglese Osprey

    Dal massacro delle legioni romane nella Selva Litana alla Battaglia delle vigne fra gli eserciti di Mario e Silla, dalla vittoria dei Goti di Totila sui Bizantini di Narsete ai Francesi del Conte di Vitry, dalle guerre medioevali infinite contro Ravenna, Forlì, Imola e Bologna, ai lunghi assedi di Federico II di Svevia e del Duca Valentino, dalla partecipazione dei Faentini alle Crociate in Terra Santa e in Ungheria contro i Turchi all’invasione di Napoleone, dalle guerre d’indipendenza risorgimentali fino alla battaglia di Faenza fra Tedeschi in ritirata e Alleati anglo-americani: una lunga scia di ferro e di fuoco ha impresso il suo segno sanguinoso e distruttivo nelle terre a cavallo del Lamone e del Senio.
    Questo libro ne racconta in diciotto quadri i fatti e i protagonisti, il valore, gli eroismi e talvolta le viltà, la spavalderia dei capi e le sofferenze del popolo, l’inutilità e i guasti della guerra, ma anche le sue potenzialità di crudele levatrice di tempi nuovi. La Romagna sud-occidentale di oggi e al suo centro Faenza sono figlie di questa storia cruenta e dolente: gli ultimi settantacinque anni di pace non possono farci dimenticare oltre duemila anni di guerre. Dimenticare può costare caro e questo libro ci aiuta a ricordare.

La  copertina del libro disegnata da
 Giuseppe Rava.


Nel 1944 l'VIII Armata britannica, dopo avere liberato Rimini, iniziò ad avanzare in terra di Romagna

MONTE FORTINO, NOVEMBRE 1944

Enzo Casadio


    “Chi volesse rapidamente rendersi conto dell’orrore di una grande battaglia dovrebbe visitare Monte Fortino. Sul campo del grande scontro si mantiene a lungo, soprattutto, l’atmosfera terribile pregna degli odori caratteristici di una guerra, come il lezzo dei corpi in putrefazione, la puzza di bruciato e il soffio che sa d’acciaio e di zolfo dei proiettili che scoppiano.” Con queste parole Jan Bielatowicz, combattente del II Corpo d’Armata polacco, giornalista, romanziere e critico letterario descrive come si presentava il campo di battaglia di Monte Fortino nel novembre 1944. Monte Fortino è un piccolo colle alto 237 metri situato nel comune di Brisighella sulla riva destra del torrente Samoggia, dove si incontrano i comuni di Castrocaro, Faenza e Forlì. Al tempo c’era una chiesa parrocchiale di origini antichissime dedicata a San Martino, la reggeva l’arciprete Don Giuseppe Rotondi.  (continua)

Fanteria polacca protetta da un carro armato,
 nella zona di Monte Fortino.

"E il messager piegato in su l'arcione parlò brevi parole e spronò via" (Canzone di Legnano, Giosuè Carducci)

IL CONTE DI VITRY E LA BATTAGLIA AL
"CAMPO DI CONTRA" DEL 1° MAGGIO 1080

  Miro Gamberini


    Per tutto il periodo del Basso Medioevo (1000 – 1492) Faenza e Ravenna si sono contese il predominio territoriale sulla Romagna. Mai alleate tra di loro si sono combattute in aspre battaglie, Ravenna per rinvigorire una gloria Bizantina ormai assopita, Faenza per imporre quella forza militare che da alcuni anni stava acquisendo in Romagna. Dal Chronicon del Tolosano, nei capitoli XVII e XLIII veniamo informati che nell’anno 1070, i faentini con l’aiuto della contessa Matilde di Canossa distruggono demolendo il castrum Basilaci (oggi chiesa di Basiago). Costruito con l’aiuto dei ravennati il castello di Basiago fu il pretesto nel 1075 come ci informa Carlo Morbio a pag. 110 in Storia dei Municipi Italiani, di una incursione di soldati ravennati per distrugge i campi appena coltivati, “…tagliando arbori e viti, facendo preda d’uomini e d’animali, arrivando fino a Pigna, [ocalità situata nei pressi di via Soldata] villa poco distante dalla città…”.  (continua)

Battaglia medioevale, da un codice del XIII sec.


Un secolo che trascorre tra guerre eresie e complotti ma anche quello che vede concludersi grandi opere pubbliche

NOTIZIE STORICHE FAENTINE
DAL 1500 AL 1599

Luigi Solaroli
  
    Continuiamo la pubblicazione di "Notizie storiche faentine". Per anni Luigi Solaroli attraverso la sua pagina di Facebook “Accadde oggi...”, ha informato i faentini degli avvenimenti storici, che nel volgere del tempo, si sono succeduti nella nostra città. Tali informazioni sono state raccolte e impaginate, raggruppandole per mesi, anni e secoli. Ne è nato un racconto che abbiamo pubblicato nel numero 10 di HistoriaFaentina "dall'anno 82 al 1499". Proseguiamo con il 1500, che inizia con la conquista di Faenza da parte di Cesare Borgia. Svanito il suo sogno di diventare  "signore della Romagna", incontriamo Sabba da Castiglione, che fa decorare la sua Commenda con quel mirabile affresco realizzato da Girolamo da Treviso. Sono gli anni dell'eresia di Fanino Fanini, ma anche del miracolo della Madonna del Fuoco. Il secolo si concluderà con la firma della Convenzione di Faenza, il pù importante trattato internazionale firmato nella nostra città. (continua)

Una città Medioevale.

"Se vuoi la pace prepara la guerra"

CLEMENTE VIII E LA CONVENZIONE
DI FAENZA DEL 1598

Miro Gamberini


    Alfonso II d’Este, muore il 27 ottobre 1597, senza lasciare un legittimo erede alla guida del Ducato Estense, scattò così per Ferrara il principio della Bolla di Pio V (1504 – 1572) (“Prohibitio alianandi et infeudandi civitades et loca sanctae romane ecclesiae” del 23 maggio 1567). In cui era stabilita che l’investitura era rigorosamente legata alla continuità della discendenza. Nacque quindi un contenzioso con il Papa il quale riteneva suo diritto l’annessione del Ducato alla Santa Sede, mancando un erede diretto. Tramite un testamento Alfonso II (1533-1597) aveva indicato nel suo nipote Cesare d’Este, il suo successore.
Il Papa, il 4 novembre 1597, dichiarò formalmente devoluto
alla Chiesa il ducato di Ferrara, intimando a Cesare di lasciare immediatamente lo Stato entro quindici giorni, pena la scomunica come usurpatore, ordinando nel frattempo al suo esercito di confluire a Faenza per invadere e conquistare con la forza Ferrara.
(continua)

Palazzo Municipale. Sala delle Stelle, il soffitto.

"... una storia di intrighi processuali nella Faenza di metà Ottocento"

DELITTO SULL'ARGINE DEL
FIUME LAMONE

Miro Gamberini - Vittorio Maggi

I disegni di Romolo Liverani che qui si riproducono furono realizzati dall'autore tra il 1843 e il 1863, quindi contemporanei all'avvenimento raccontato. La seguenza dei disegni sembrano la sceneggiatura ispirata per illustrare la passeggiata che Domenico e Francesco Giangrandi compiono il 9 giugno 1844.

    Il 9 giugno 1844 un omicidio sconvolge Faenza, il possidente Domenico Giangrandi viene ucciso accoltellato da uno sconosciuto. Faenza è una città di 19.000 abitanti, tutta raccolta nella sua medioevale cinta di mura, piena di osterie dove in un’atmosfera surriscaldata dal vino e dal fuoco delle passioni politiche maturano delitti e scontri armati tra gendarmi e banditi. Anche nei bellissimi palazzi settecenteschi dei ricchi nobili faentini le passioni e gli intrighi famigliari sono all’ordine del giorno. (continua)


"... è pericoloso il dover passare sotto le mura di San Ippolito...
dove continuamente sono appostati malintenzionati".

Chiese e conventi di cui si sono perse le tracce riemergono in questo accurato studio

ANTICHE STRUTTURE ECCLESIASTICHE  NELLA VALLATA DEL LAMONE TRA FAENZA E SARNA

Lucio Donati

    Si prendono in esame chiese, conventi ed ospitali situati nel contado faentino a monte del centro urbano, lungo il corso del fiume Lamone; fa eccezione la scheda numero 8, relativa a S. Rocco della Samoggia, che si è dovuta inserire per completare la trattazione sul cenobio delle sante Felicita e Perpetua, cui sono pertinenti anche le schede numero 5 e 7.
Per le strutture originarie, in pratica tutte scomparse, il presente vuole essere uno studio prettamente topografico, che si è reso necessario considerando quanto in passato è stato scritto da studiosi faentini; vengono quindi corretti eventuali errori di ubicazione e individuati altri siti, nonché proposte alcune novità assolute.
(continua)

ANCORA SUI CONVENTI DELLE CLARISSE DI FAENZA
    Ho già trattato l’argomento nel saggio “Antiche strutture ecclesiastiche nella vallata del Lamone tra Faenza e Sarna, edizione del 2007 e 2009”, ma è necessario ribadire che la documentazione storica, non i racconti parzialmente fantasiosi come quello relativo a S. Umiltà, ci dimostrano chiaramente come l’Isola di San Martino fosse ubicata in destra del fiume Marzeno e non tra questo e il Lamone, dove era il Molino dell’Isola, come vorrebbe monsignor Francesco Lanzoni. Svariatie zone in prossimità dei fiumi venivano dette “Isole”, per cui anche monsignor Giuseppe Rossini colloca un antico molino e terreni di pertinenza del convento dei SS. Lorenzo e Ippolito in detta area, mentre si tratta delle Isole di Prè Candiana in zona Borgo Durbecco, dove fu l’omonimo canale derivato dal Cerchione, cioè il tratto terminale del canale di Granarolo. Il “locus fratris Viviani, primo convento delle Clarisse, era quindi ubicato in destra Lamone 



nei pressi del Borgo e fu trasferito in un secondo tempo nel vicino Poggio di San Martino, oggi “villa Prato. L’errore del Lanzoni è ripreso da don Ruggero Benericetti nel saggio intitolato “Note storiche sulle chiese dei monasteri femminili della città di Faenza durante l’età medievale e moderna, Faenza 2020”, dove però si afferma correttamente che la chiesa di San Martino in origine era dei Canonici Regolari di S. Maria in Porto di Ravenna e non dei Canonici della cattedrale faentina, come scrissi a suo tempo.


La sala del Consiglio Comunale gremita di faentini il 21 novembre 1914 applaude  il patriota Cesare Battisti

CESARE BATTISTI A FAENZA NELLA CRONACA DI PIERO ZAMA

Gian Paolo Costa

    Il 21 novembre 1914 Cesare Battista giunge a Faenza su invito della locale sezione della «Dante Alighieri» per una conferenza. Cesare Battisti in quei mesi girava l’Italia per promuovere quell’entrata in guerra dell’Italia che a lui, profugo e deputato trentino, stava particolarmente a cuore. Tra i testimoni di quella memorabile serata Piero Zama il quale il 26 marzo 1975, sessant’anni dopo e nella medesima sala comunale, in occasione del centenario della nascita di Cesare Battisti (impiccato a Trento il 12 luglio 1916 dagli austriaci in abiti civili in quanto disertore) commemora il patriota, il deputato, il profugo e l’interventista, parlando dei rapporti del martire trentino con la nostra città. Il Comitato di Faenza della Società Nazionale «Dante Alighieri» in occasione di quest’incontro celebrativo pubblica un opuscolo dal titolo “Cesare Battisti a Faenza”, oggi pressoché introvabile sul mercato librario: per questo pensiamo di far cosa gradita ai nostri lettori riproponendolo qui. Torniamo ora a quel giorno del 1914 e vediamo quale accoglienza fu riservata al deputato trentino a Faenza proprio attraverso la testimonianza di Piero Zama, registrata e trascritta nel citato opuscolo.  (continua)                    


Cesare Battisti.

Quando il Sommo Poeta diventò il simbolo di ideali democratici, repubblicani e patriottici

L'INIZIO DEL CULTO DI DANTE IN ROMAGNA

Giuseppe Dalmonte

    Se il 1797 è considerato l'anno di nascita del tricolore italiano, simbolo patriottico per eccellenza, il 1798 segna invece la data di nascita del culto risorgimentale al maggior poeta e padre della lingua italiana, Dante Alighieri (1265-1321). Con l'avvento nella penisola delle Repubbliche Democratiche, la loro organizzazione e suddivisione territoriale nei vari dipartimenti,, venti dei quali costituirono la Repubblica Cisalpina, la Romagna fu suddivisa, nel  biennio 1797-1798, nel dipartimento del Lamone (capoluogo Faenza) e nel dipartimento del Rubicone (capoluogo Rimini). Con le nuove condizioni politiche imposte dalla Repubblica Cisalpina, diventò urgente formare un'opinione pubblica ben disposta nei confronti dei francesi... (continua)


Domenico di Michelino. Dante e il suo poema, 1465.
Affresco nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze.

Faenza e le Vie di Dante

Servizio realizzato da FlorenceTV, in cui è raccontata Faenza e il suo rapporto con Dante Alighieri. (video)


Antiche mappe seicentesche svelano il cambiamento dell'alveo del fiume Lamone in città

PERCHÈ IL PONTE ROMANO NON ERA
ALLINEATO ALLA VIA EMILIA?

Stefano Saviotti

     Fra le tante persone che nell’autunno del 2011 si sono appassionate o anche solo incuriosite per la scoperta del pilone del ponte romano sul Lamone, era questa la domanda che si sentiva più di frequente. In effetti, può apparire strano che il ponte romano non fosse allineato con Corso Saffi, che pure faceva parte dell’antica via Emilia. I Romani, si sa, erano abilissimi costruttori, ma anche molto pratici: se non ci fosse stato un ostacolo troppo difficile o lungo da superare, avrebbero tirato diritto sulla linea prescelta. Il problema, in effetti, c’era, ed era rappresentato dall’andamento obliquo che aveva il fiume Lamone rispetto alla via Emilia in costruzione. (continua)


Tracciato del fiume Lamone dallo sbocco del Marzeno fino al
Ponte delle due Torri, in una mappa del 18 maggio 1685.
 


Il cambio di amministrazione fu una vera rivoluzione non solo sociale ma anche amministrativa

1797 L'ANNO DI FAENZA CAPOLUOGO
DALL'AMMINISTRAZIONE PONTIFICIA A QUELLA NAPOLEONICA

Nino Drei

   Nel marzo del 1796 le nuove idee che da decenni agitano le classi dirigenti ed intellettuali italiane e le speranze che da qualche anno gli echi lontani della Rivoluzione hanno acceso assumono il volto di un giovane e quasi sconosciuto generale ventisettenne e di una armata cenciosa, male armata ed indisciplinata: Napoleone Bonaparte e l'Armata d'Italia. La valanga francese avanza inarrestabile sbaragliando a Montenotte, a Dego e a Millesimo, dove il grande sconfitto è il generale Colli, italiano di nascita, ma arruolato sotto le bandiere austriache e "temporaneamente prestato" al Regno Sardo, le forze delle vecchie monarchie italiane ed europee. Il 15 maggio 1796 Napoleone Bonaparte entra a Milano e vi istituisce la repubblica, poco più di un mese dopo, il 18 giugno, entra a Bologna installandovi il governo repubblicano. (continua)


Albero della Libertà.

Coppa in Ceramica Faentina Rinascimentale marcata "FATO IN FAENZA IN CAXA PIROTA"

LA INCORONAZIONE DI CARLO V IN S. PETRONIO
BOLOGNA 1530

Mario Vigna

 Un vecchio articolo del 1973 di Mario Vigna, su un fatto storico in cui è coinvolta  Faenza. "In primis" la realizzazione di una coppa in ceramica, ma avvenimento ancora più importante la visita che Clemente VII, prima di recarsi in San Petronio, fa alla Commenda di Faenza per incontrare, Fra Sabba da Castiglione, suo successore nella reggenza della chiesa dell'Ordine di Malta.

     Nella severa Basilica di San Petronio, circondato dagli alti personaggi di quel tempo,  Papa Clemente VII (Giulio de' Medici) sta incoronando l'Imperatore Carlo V. L'animazione che i volti dei convenuti ci svelano dona  vita  alla solenne cerimonia che attesta uno degli avvenimenti politici più importanti del mondo. Siamo nel febbraio  1530, la superba Coppa di Ceramica con il raro riferimento   storico: FATO IN FAENZA IN CAXA PIROTA, ci documenta  uno dei capolavori della ineguagliabile, eccelsa ceramica d'arte faentina. Già San Petronio possedeva le mattonelle della Cappella Vaselli datate 1487, quindi ignorate relazioni d'arte intercorrevano fra le due città come ce lo dimostrano i due insigni capolavori.  (continua)
 

La coppa in ceramica, conservata presso il
Museo Civico Medioevale di Bologna.

Le coppe amatorie e la tragedia di Galeotto Manfredi

LA FINE DI UNA SIGNORIA

 Francesco Serrantini

 
    Nel 1952 Francesco Serrantini pubblica nella rivista "Lo Smeraglio", un articolo sulla fine della dinastia dei Manfredi, lo riproponiamo corredandolo con nuove immagini. 

    «Io suor Benedetta da Ferrara prometto fermezza, conversione dei miei costumi e obbedienza secondo la regola del beato Benedetto agli statuti dell'Ordine camaldolese, davanti a Dio e ai suoi Santi, in presenza del reverendissimo in Cristo padre e signore signor Pietro Delfini degnissimo generale di questo Ordine, nonché di donna Giacoma abbadessa di questo monastero di San Maglorio di Faenza e di altri frati e suore. L'anno del signore 1507 a di 21 marzo». Un segno di croce in basso a destra è la firma, la pergamena è grossa, intatta, frusciante...  (continua)


Gaspare Mattioli (1806 - 1843) Uccisione di Galeotto Manfredi.
 Pinacoteca Comunale Faenza.


Decine di rocche, e di torri, si appollaiavano alla fine del duecento sulle nostre colline a testimonianza di lotte e conflitti violenti

SOCIETÀ E POTERI IN ROMAGNA,
PRINCIPALMENTE A FAENZA,
ALLA FINE DEL DUECENTO

Charles Marie de la Roncière - Università di Aix en Provence

    Durante il Convegno internazionale di studi svoltosi nella Sala consiliare del Municipio di Faenza nella primavera del 1995 sui Santi locali Umiltà e Nevolone, vissuti nel secolo XIII, il prof. Charles Marie de la Roncière dell’Università di Aix en Provence, ha tenuto una conferenza sulle “Società e poteri in Romagna, principalmente a Faenza, alla fine del duecento”. Relazione che documenta la situazione storica della vallata del Lamone, che con le sue torri e castelli ha costituito una realtà urbana dalla quale è sorta la Faenza del XIII secolo, studio che qui pubblichiamo.  (continua)


Panorama di Faenza da: Colonia Esperide (particolare)
Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza.



Erano le suore che producevano la migliore mortadella a Faenza nel 1500

LA MORTADELLA DI BOLOGNA E LE ALTRE
ORIGINI E QUESTIONI ETIMOLOGICHE

  Lucio Donati

    Con un salto di tre secoli ci portiamo a Faenza dove nel 1591 viene istruito un processo contro don Fulgenzio, priore del monastero femminile di S.Perpetua, il quale aveva tenuto un comportamento deplorevole in occasione di macellazione di maiali e lavorazione delle carni a cui avevano partecipato anche alcune monache17. Estrapoliamo alcune testimonianze : “ Quando si facevano tagliare i pezzi di porco e salarli, si facevano anche le mortadelle”; e ancora “ don Fulgenzio prendeva in mano le mortadelle proferendo parole giocose e turpi”. E’ chiaro che si trattasse di salami, salsicce o cotechini, che lo spiritoso priore equiparava al membro maschile. Ancora per Faenza, fra le carte relative al monastero dei Padri Celestini, i registri di contabilità ci informano che i vari acquisti si facevano in Bologna già dal XVI secolo, ma solo dal successivo si inizia a prendere in considerazione la mortadella, precisamente nel maggio del 1625:” speso in libre 16 di mortadella...  (continua)

Una macelleria nel Medioevo.


Alla scoperta di vecchie chiese, lazzareti, torri medioevali e pievi di campagna

DA SAN GIORGIO ALLA CHIESA DI SAN BARNABA

Roberto Marocci


     Un disegno di Romolo Liverani, circa del 1835, riprende il tratto di Via Emilia in vista di Porta delle Chiavi. Con la consueta dovizia di particolari egli realizza una suggestiva veduta panoramica, colta dall’altezza del complesso di San Giorgio sulla Via Emilia. Al centro dell’inquadratura riconosciamo Porta delle Chiavi, dietro alla cui sagoma si scorge il campanile della chiesa della Commenda, quello di Sant’Antonino, il Ponte delle Torri e, più oltre, il campanile della chiesa dei Servi. Sulla sinistra del quadro si riconoscono i campanili di Sant’Agostino e di Santa Maria Foris Portam. A destra, in primo piano, si ergono il muro di cinta ed i pilastri d’ingresso al complesso dell’Oratorio di San Giorgio, costruito nel 1740 da un tal Giovanni Fanelli. (continua)

Romolo Liverani, esterno dell'oratorio di San Giorgio.

Situata lungo la strada romana che da Faenza conducceva a Ravenna e al porto di Classe apparteneva ad un personaggio agiato

IL MONUMENTO FUNERARIO IN SAN BARNABA

Lorenzo Savelli

Il monumento funerario fu ritrovata nell'alveo del fiume Lamone nel 1903, in località San Barnaba,  e fu ricostruita e trasportata a pochi metri di distanza oltre l'argine del fiume stesso; pertanto con ogni probabilità, questa tomba era situata  lungo una strada della centuriazione romana. Essa è costruita con dei grossi blocchi di spungone, quella pietra caratteristica che viene tratta dalle cave della Samoggia e di Ceparano, utilizzata nel Faentino per tutto il Medio Evo e spesso anche precedentemente in epoca romana in blocchi squadrati di misure piuttosto notevoli; questi blocchi furono poi reimpiegati in molte costruzioni faentine dal Medio Evo fino al '700. All'interno la tomba è stata trovata quasi vuota, con pochissima suppellettile. (continua)

Il monumento funerario in San Barnaba.

Il ricordo del soggiorno del poeta a Faenza nei suoi scritti

QUELLA VOLTA CHE GABRIELE D'ANNUNZIO VENNE A FAENZA

Michele Orlando


     Era il 16 agosto 1890 quando il 14mo Reggimento Cavalleria «Alessandria» — formatosi a Casale Monferrato il 10 febbraio 1850 con squadroni staccati dal «Novara», «Aosta» e «Piemonte Reale» — muoveva da Roma diretto in terra di Romagna, precisamente a Faenza, dando il cambio al Reggimento «Foggia», già di stanza per cinque anni. Tra i militari che arrivavano in Romagna vi era anche Gabriele D’Annunzio, che stava compiendo gli ultimi mesi di volontariato di un anno in qualità dicaporale. Un giornale faentino, la «Gazzetta Romagnola» del 21 agosto, pubblicava un articolo che annunciava l’imminente arrivo del Reggimento e del giovane vate con un caloroso saluto «Ai soldati, al poeta», che si chiudeva con un invito augurale:«Il recente Reggimento italiano troverà qui memorie grandi di nostri antenati. Troverà il ricordo del conte Alberigo da Barbiano, maestro di tutti i Condottieri più illustri. Ma se le accoglienze ai soldati saranno ispirate alla grandezza del passato, quali accoglienze potremo noi fare al poeta che troverà qui memorie prandi di nostri antenati. Troverà il ricordo del conte Alberigo da Barbiano, maestro di tutti i Condottieri più illustri. Ma se le accoglienze ai soldati saranno ispirate alla grandezza del passato, quali accoglienze potremo noi fare al poeta che cavalca con essi? Quali ricordi, quali glorie presentare alla mente di Gabriele d’Annunzio? Vieni, poeta, in questa terra di soldati e di ribellioni, ove la donna e il vino sono così aspri, ove l’odio e l’amore si alternano con eguale vicenda.  (continua)


Gabriele D'Annunzio.

Complotti e delitti alla Corte degli Ordelaffi

BARBARA MANFREDI, BELLA E
MISTERIOSA SIGNORA DI FORLÌ

Veniero Casadio Strozzi

   Barbara Manfredi, figlia di Astorgio II, sarà destinata a sua volta a lasciare una traccia nella storia romagnola, purtroppo non positivamente. Promessa sposa a otto anni al forlivese Pino Ordelaffi, lui appena quindicenne, se ne officeranno fastosamente gli sponsali a Forlì nel gennaio del 1456, contemporaneamente a quelli della sorella Elisabetta con Francesco Ordelaffi, fratello di Pino. La famiglia Manfredi sarà ospite a Forlì per i sei giorni dei festeggiamenti, ma la giovane età di Barbara (18 anni), la sua avvenenza e ambizione, nonché l'appoggio del padre Astorgio che nutre per lei un affetto incondizionato, non lasciano presagire nulla di buono. Chiaramente Pino mira a succedere al fratello, che ora governa la città, desiderio questo pienamente condiviso dalla consorte. Si sa poi che, all'epoca, le lotte per il potere pur fra stretti consanguinei sono all'ordine del giorno e senza quartiere, come anche a Faenza dimostrano le discordie fra i fratelli di Barbara: Carlo, Federico, Lancellotto e Galeotto, quest'ultimo destinato a prevalere. (continua)

Particolare del monumento funebre di Barbara Manfredi.

Ravenna, 1826: un colpo di pistola contro il cardinale dal pugno di ferro

L'ATTENTATO A RIVAROLA

Angelo Emiliani

   Nè col veleno nè con un colpo di pistola: i carbonari ravennati non riuscirono a uccidere il cardinale Agostino Rivarola. Se erano giunti a una determinazione simile, il solco che divideva l'alto prelato e i cospiratori - allora venivano definiti «settarj», oggi «patrioti» - doveva essere davvero profondo. Si vuole che la prima loggia massonica di Ravenna sia stata «La Pigneta» sorta nel 1806 in pieno clima napoleonico. Gli anni che seguirono la Restaurazione videro la nascita di numerose altre società segrete fra le quali la Carboneria, diffusa soprattutto in Romagna per opera del forlivese Piero Maroncelli, e in Lombardia. A Ravenna si contavano tre sezioni: «la Protettrice» perché influente e in grado di esercitare un controllo sulle altre, «la Speranza» formata da studenti e «la Turba» nella quale confluivano artigiani e operai, gente più disposta all'azione. Il carattere antiaustriaco e anticlericale della Carboneria, assieme ai fatti di sangue dovuti alla sua attività, costituiva motivo di forte inquietudine a Roma: si temeva che l'Austria, prendendo a pretesto questo stato di cose ai confini del Lombardo-Veneto, varcasse il Po per imporre il proprio ordine. (continua)


Cardinale Agostino Rivarola.

Riconosciuto un autentico capolavoro di Girolamo da Treviso grazie all'affresco della Commenda

NUOVA ATTRIBUZIONE A UN QUADRO DI
GIROLAMO DA TREVISO

M. Bergamini

    Il 25 aprile 2014, Vittorio Sgarbi, pubblica nella rubrica “Scoperte e rivelazioni”, sul settimanale “Sette”, la notizia di aver “riconosciuto l’autentico capolavoro di un pittore che porta a compimento lo spirito raffaellesco”. Tutto è iniziato quando Sgarbi dopo aver letto sulla rivista “Arte-Documento” (n° 29 del 2013), l’articolo di Lorenzo Finocchi Ghersi: “Moretto e Moroni in una Sacra Famiglia con santa Caterina”; in risposta a questa attribuzione scrive l’articolo “La famiglia ritrovata” nel citato periodico del “Corriere della Sera”: “È con straordinaria sorpresa, ma anche con la personale soddisfazione e il compiacimento di verificare gli strumenti critici, che, ho riconosciuto un autentico capolavoro di Girolamo da Treviso il Giovane il quale è stato reso noto “da Lorenzo Finocchi Ghersi, studioso di pittura veneta, generalmente preciso e puntiglioso” nell’articolo pubblicato dal titolo: “Moretto e Moroni in una Sacra Famiglia con santa Caterina”. 
Finocchi Ghersi – scrive Sgarbi - “vede formule sperimentate dal Moretto, al quale è propenso ad assegnare la paternità del dipinto, anche se con una parziale collaborazione del giovane allievo Moroni". “È invece evidente – continua Sgarbi – che le fonti dirette  d'ispirazione del dipinto sono Raffaello e Parmigianino. Di quest'ultimo, in particolare, per il soggetto e per lo sfondo, la mirabile “Sacra famiglia” degli Uffizi, alla quale Girolamo da Treviso ha certamente guardato. Il pittore si mostra il più convinto e normativo interprete del classicismo raffaellesco, eletto a pressoché esclusivo modello, e senza alcuna concessione a stimoli diversi, e comunque periferici, come quelli della pittura bresciana. 
(continua)


Girolamo da Treviso il Giovane, Sacra famiglia con Santa Caterina olio su tela (133x99 cm).

Per la serie: "vestigia storico-artistiche" del Sovrano Militare Ordine di Malta, tre francobolli dedicati all'affresco della Commenda

GIROLAMO DA TREVISO E IL SUO
AFFRESCO NEI FRANCOBOLLI
DELLO  SMOM

Redazione


      Il 17 ottobre 1987 il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM) nella sezione “Vestigie storico artistiche – cicli pittorici” emette una serie di tre francobolli dedicati a Girolamo da Treviso, per l’affresco da lui realizzato su commissione di Fra Sabba da Castiglione, per la Commenda di Faenza.  (continua)


La serie dei tre francobolli emessi dallo SMOM dedicati  a Girolamo da Treviso.

Viaggio storico nell'ospedale di Faenza, che contiene una chiesa, un museo e numerose opere d'arte

OSPEDALE CIVILE DI FAENZA
NON SOLO CURA...


Sandro Bassi

    Certo, come da tutti sottolineato, nei giorni della pandemia i pochi pensieri davvero grati sono andati a medici, infermieri e a tutto il personale impegnato nel soccorso. La cura e i suoi luoghi sono argomento di vita e di conforto, che accompagna da sempre la storia dell'uomo.
 Qui si vuole ricordare e raccontare del più importante tra questi ultimi, il settecentesco ospedale di Faenza, che si trova ancora nella sua ubicazione originaria (caso pressoché unico nella provincia di Ravenna) e che aldilà della sua funzione importantissima è anche luogo di interesse culturale, architettonico e artistico, oltre che storico, e che non a caso conserva al suo interno una meravigliosa chiesa e un museo. 
(continua)




Ospedale per gli Infermi, Faenza, foto Marco Cavina.

Geniale interprete dell'architettura faentina della fine del XVIII secolo

GIAMBATTISTA CAMPIDORI (1726 - 1781)

Marcella Vitali
  
    Figlio di Raffaele, si formò nell'ambiente faentino lavorando in un primo tempo associato al padre; passato successivamente al lavoro autonomo, diede prova di notevoli qualità e di una certa apertura culturale tanto da far pensare (Golfieri) a suoi probabili viaggi o contatti con l'ambiente bolognese e romano. Oltre all'attività professionale che lo impegnò per progetti e perizie di commissione privata e pubblica, eseguì numerosi lavori di edilizia civile e religiosa, sia di ricostruzione che di costruzione ex-novo, distinguendosi come esponente di spicco nel panorama della fertile attività edilizia del terzo quarto del '700. 
(continua)

Prospetto dell'Ospedale, ipotesi di studio, Raffaele (e/o Giambattista?) Campidori, 1750-52 (?)

Da duecentotrentadue anni la carica di vescovo non veniva assegnato ad un prelato nativo di Faenza

1742 ANTONIO CANTONI È NOMINATO VESCOVO DI FAENZA

Rino Savini

     Discendente dalla famiglia del conti Cantoni, nacque il 7 agosto 1709; il padre Giovanni Battista, la madre Giuditta del conti Cattoli. Iniziò i suoi studi nel Collegio dei nobili a Bologna, poi in quello Regio Ducale di Parma. Per desiderio della famiglia e per sua vocazione si fece sacerdote e si trasferì a Roma. Papa Benedetto XIV fu colpito dalla sua intelligenza e lo nominò suo cameriere d'onore. Nel 1742, Cantoni entrò nella sua città natale come vescovo. Suo primo compito fu quello di istruire un clero assai retrogrado. Diede quindi alle stampe sapienti informazioni e chiarimenti su leggi e regolamenti. Nel 1748, a completamento di tale opera, tenne un sinodo diocesano. Nel contempo cercò di dare ordine alle cose sacre e dispose: che l’Immagine della Beata Vergine delle Grazie fosse trasferita da San Domenico alla Cattedrale (1760); che le ossa di San Nevolone venissero poste in un'urna di marmo; che si desse corso al processo di beatificazione di Giacomo Filippo Bertoni, frate servita morto in odore di santità. Ne la sua attiva mente si fermò sulle cose della Chiesa. Egli vide la necessità di dare un ordinamento ed un migliore servizio all'assistenza degli infermi, perciò iniziò una lunga e pesante campagna di incontri e prediche per ottenere che i due ospedali, quello di Sant'Antonio Abate e quello di San Nevolone fossero riuniti in uno solo, la dove sorgeva l'antica Rocca. (
continua)

Stemma dell vescovo Antonio Carboni.

"... egli non solo vedeva con occhio di pittore, ma intuiva con animo di poeta"

TOMASO DAL POZZO
IL POETA DEL PAESAGGIO

Stefano Dirani


    Tomaso Francesco nacque a Faenza il 3 novembre 1862 da Luigi e Caterina Giacometti, in una casa nei pressi di Porta Montanara, in via Domizia n. 65 (ora C.so Matteotti n. 60). Abitazione che molti anni prima dette i natali ad un altro illustre artista faentino dall'omonimo nome, il pittore Tommaso Minardi (1787-1871). Per onorare quest'ultimo, nella facciata della casa fu collocata una lapide con la seguente epigrafe: «Qui nacque nel 1787 Tommaso Minardi pittore e principe del disegnato del secolo XIX morto in Roma nel 1871»; (a tal proposito sarebbe opportuno, a parer nostro, collocarne un'altra per il Dal Pozzo). Battezzato nella sua parrocchia «S. Lorenzo» (ora S. Margherita, parrocchia di S. Agostino) da Don Giuseppe Dal Pozzo, rimase presto orfano del padre e probabilmente venne inserito per un breve periodo nel locale orfanotrofio. Aveva undici anni, quando nell'ottobre del 1873 presentò domanda per l'iscrizione al corso della «Scuola di Arti e Mestieri» diretta dal Prof. Antonio Berti, ma dopo aver frequentato per un breve periodo il corso '73 '74 lo abbandonò per fare il garzone in una bottega. Ben presto pentitosi, ritornò sui suoi passi e l'otto dicembre del 1874 rivolse nuovamente richiesta al direttore della scuola per l'iscrizione al corso '74 '75 già iniziato promettendo fra l'altro di rimanere fino alla fine.  (continua)


Tomaso Dal Pozzo.

Per il monumento faentino sono rintracciabili diretti prototipi berniniani


EVANGELISTA MASSI, MA CHI ERA COSTUI?

M. Bergamini
    Nell'ultimo pilastro a destra della navata centrale del Duomo di Faenza è inserito il monumento funebre a Evangelista Massi, uomo d'armi morto a Faenza l'11maggio 1664. II complesso marmoreo è conosciuto da tutti i faentini come “la Jacmĕna". Ma chi è il personaggio raffigurato nel monumento?
Nel 2013 Giuliano Bettoli  pubblicava sul settimanale “Il Piccolo” un articola dal titolo: “Buon Natale!... cun la  Jacmĕna”, nel quale grazie a una notizia passatagli da Marco Mazzotti rendeva noto: “...che il cognome a cui è dedicato il  monumento funebre è Evangelista Massi e non Masi, come sempre si era creduto”.
Dal libro: “Faenza la Basilica Cattedrale” (1), Riportiamo la descrizione di Pietro Lenzini del: Monumento a Evangelista Masi [Massi] o «della Morte» (continua)


Faenza, Basilica Cattedrale, particolare del
 Monumento funebre di Evangelista Massi.

 
LE NOVITÀ SULLA STORIA DI FAENZA IN LIBRERIA
  
Storia di una rocca e del suo  territorio  

LA TORRE DI ORIOLO

Stefano Saviotti


    A trent’anni di distanza dalla pubblicazione del volume Oriolo - la storia “minore” di una comunità rurale e della sua torre, molte cose sono cambiate in quell’angolo di campagna. La Torre è stata restaurata ed è ora divenuta un’attrazione turistica, molti eventi vengono organizzati a Oriolo nel corso dell’anno, sono sorti agriturismi e cantine e i vigneti ormai dominano il paesaggio… È quindi giunto il momento di pensare a una nuova pubblicazione, raccontando non solo gli ultimi sviluppi ma anche le nuove scoperte che aggiungono tasselli alla lunga storia del luogo. Ho quindi voluto riscrivere completamente il vecchio libro, rivedendo le fonti e arricchendolo con gli avvenimenti da me vissuti in prima persona nelle vesti di appassionato sostenitore (e pure custode volontario) della Torre. Ho ampliato la ricerca anche alle chiese di S. Mamante e S. Biagio in Collina e agli altri edifici di interesse testimoniale della zona, rivedendo pure l’apparato iconografico e inserendo numerose planimetrie esplicative. Mi auguro che questo volumetto possa soddisfare le curiosità degli appassionati di storia locale e dei turisti che vengono a visitare la Torre.

Leggi la presentazione del libro di Sandro Bassi


ELENCO DEI CASTELLANI, VICARI, ENFITEUTI E
PROPRIETARI DELLA TORRE DI ORIOLO
DAL 1474 AD OGGI

Stefano Saviotti


L’elenco dei castellani, vicari, enfiteuti e proprietari avrebbe dovuto essere inserito nel mio nuovo volume sulla Torre di Oriolo, ma per motivi legati all’impaginazione ho dovuto (a malincuore) rinunciarvi. Sono quindi grato al sito Historiafaentina.it per avermi permesso di offrire agli appassionati di storia di Faenza questo piccolo contributo aggiuntivo che va ad arricchire e completare l’opera appena data alle stampe. (continua)
  




Le monache di Faenza dedicarono particolare cura ad edificare ed ad ornare belle e ampie chiese in città

NOTE STORICHE SULLE CHIESE DEI MONASTERI FEMMINILI
DELLA CITTÀ
DI FAENZA DURANTE L'ETÀ MEDIOEVALE E MODERNA
 (SECOLI XIII - XVIII)


Ruggero Benericetti


    Fin dall'Alto Medioevo esistevano a Faenza, appena fuori delle mura della città, alcuni monasteri regolari benedettini. Il più antico nacque presso la basilica di Santa Maria Foris Portam, ad Occidente dell'abitato. Contemporaneamente o poco dopo ne apparve un secondo, quello dei Santi Ippolito e Lorenzo, ad Oriente, quasi all'opposto del primo. I fondatori di questi due cenobi sono forse da ravvisare nei vescovi locali. Entrambi i monasteri vennero riformati verso la meta del secolo XII da monaci di osservanza romualdina e precisamente dagli Avellaniti quello di Santa Maria e dai Camaldolesi quello di Sant'Ippolito. In quello stesso secolo XII, che coincide con importanti trasformazioni della società e che vede nascere il Comune cittadino, sorse, ad Oriente della città, una casa appartenente all'ordine cavalleresco dei Giovanniti, con una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena ed un ospedale intitolato al Santo Sepolcro. Vide la luce in quello stesso secolo anche il priorato vallombrosano di Sant'Apollinare dell’Arco, a sud della città. In quei secoli non esistevano ancora a Faenza fondazioni monastiche femminili, che pure sono attestate nella vicina Ravenna fin dal secolo IX. (continua)



La partecipazione corale dei giovani faentini alla Prima Guerra d'Indipendenza italiana

LA BELLA E ANIMOSA GIOVENTÙ FAENTINA
DEL BATTAGLIONE PASI A VICENZA NEL 1848
Giuseppe Dalmonte


    Nella nuova pubblicazione del prof. Giuseppe Dalmonte, "La bella e animosa gioventù faentina del battaglione Pasi a Vicenza nel 1848", si racconta in modo efficace e ben documentato, anche con immagini inedite, la marcia o il viaggio dei giovani volontari, guidati dal conte Raffaele Pasi, da Faenza a Vicenza passando per Bologna, ai territori ferraresi e padovani, in un clima di grande esaltazione patriottica che si respirava in quei mesi nelle principali città italiane, tra sventolii tricolori, suoni di fanfare ed entusiasmi per Pio IX, il papa liberale e benevolo.
    Tra i baldi giovani faentini, inquadrati nelle compagnie della Guardia Civica che sfilano a Bologna davanti al comandante in capo delle truppe pontificie, generale Giovanni Durando, ci sono esponenti di tutti i ceti sociali faentini: dai rampolli borghesi e aristocratici, ai commercianti e artigiani fino ai manovali. I fratelli Caldesi, il giovane Leonida e Vincenzo “Leon di Romagna” che imporrà la resa di Comacchio; il cugino Lodovico, futuro botanico e benefattore, che nelle sue lettere alla madre ci svela particolari curiosi e interessanti nelle varie tappe del viaggio.
Il farmacista e primo sindaco di Faenza Gaetano Carboni partecipa all’impresa come cassiere del battaglione. Girolamo, figlio del più illustre letterato Dionigi Strocchi, comanda la compagnia dei fucilieri e ha arruolato nella stessa il cesenate Federico Comandini trapiantato a Faenza per motivi professionali e sentimentali, che svolge funzioni di cronista dell’impresa patriottica.
(continua)

Articolo Correlato:
La battaglia di Vicenza del 20 maggio 1848



Delitti di sangue, massacri e serial killer nella storia della città

FAENZA
"La cava degli assassini"

Gabriele Albonetti - Carlo Raggi - Mattia Randi


   C'è stato un tempo non lontano in cui le città della Romagna, e più di tutte Faenza, rappresentavano la più grande preoccupazione per le Autorità nazionali per la diffusa delinquenza e per l'efferatezza dei delitti che vi venivano compiuti. Ne discutevano in Parlamento e i Governi ammassavano poliziotti e carabinieri, a volte anche l'esercito. Era la seconda metà dell'800, nei decenni di transizione fra Stato Pontificio e Unità d'Italia, c'erano il brigantaggio, gli accoltellatori, le rese dei conti con la saracca e l'archibugio: era facile che si riproponesse nell'opinione pubblica nazionale lo stereotipo antico dei romagnoli violenti, faziosi, settari, perfidi e traditori; ma sul finire del secolo Olindo Guerrini, in un celebre sonetto, si ribellava all'idea che queste terre fossero considerate "la cava degli assassini". Era un giudizio esagerato, segnato anche dal bisogno delle classi dirigenti della Destra Storica di associare le lotte di mazziniani, garibaldini, anarchici e socialisti, tutti molto radicati in Romagna, alle azioni dei criminali comuni. Tuttavia è innegabile che una lunga scia di sangue attraversi la storia di questa come di altre città di Romagna: dall'eliminazione di Avidio Nigrino nel 118 d.C. per mano dei sicari di Adriano, all'assassinio di Galeotto Manfredi da parte della giovane moglie, dalla strage delle "frutta del mal orto" a "La Castellina", all'uccisione del conte Filippo Ferniani, dall'uomo squartato davanti al cimitero di Granarolo, al "Brenta", vero e proprio "serial killer" novecentesco. Passioni, gelosie, vendette, cupidigia, ambizione e a volte follia: questi sono gli eterni ingredienti del delitto. Di questo e di altro racconta questo libro. Sembrano racconti gialli e noir, ma sono storie vere.

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Vita e morte del Canonico Domenico Montevecchi




Canonico
Domenico Montevecchi.


Un percorso che parte dalla Fiera di Faenza del XVI secolo

DALLA SETTIMANA FAENTINA AD ABITARE OGGI (1931-1996)
Miro Gamberini - Vittorio Maggi
 











Rarità editoriali













Cesare Battisti a Faenza

Il Presidente della Sezione faentina della «Dante»  l’amico prof. Bruno Nediani a cui rivolgo un ringraziamento per le molte virtù che or ora mi ha attribuito (sulle quali bisogna fare una buona tara), unitamente al Consiglio direttivo della stessa Sezione, mi ha pregato di accettare I'incarico di commemorare Cesare Battisti in questo centenario della sua nascita ricordando il patriota, il deputato, il profugo e infine l'interventista, il volontario - ufficiale degli Alpini - ed il martire. E di parlarne specialmente rispetto alla nostra città. Il Presidente ed il Consiglio della «Dante» hanno ubbidito, con ciò, a quegli ideali, a quei sentimenti che la stessa associazione propugna in Italia e difende all'estero. E si può aggiungere che ha seguito anche una sua stessa tradizione, perché nel novembre del 1914 Battisti venne a Faenza appunto su invito della «Dante», e parlò sotto gli auspici di questa Sezione. (continua)






                                    
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Faenza e la Grande Guerra 

Il Palazzo del Podestà

In quale anno fosse edificato il palazzo del Comune, detto poscia del Podestà, perchè questi insieme co' suoi officiali vi abitava e rendeva ragione, non è noto; certo è però che mentre fin dal 1204 vi si radunava il Consiglio della città, fu più volte in appresso ampliato ed abbellito. Si legge in fatti nella Cronica del Tolosano che nell'anno 1232 i Faentini"sub dominio et potestaria Iacobi de Cancellariis eorum palatium elevari et murari fecerunt"; le quali parole, se il palazzo già da tempo esisteva, com'è fuor di dubbio, non ad altro che ad un grandioso restauro si possono riferire. (continua)

Piazza di Faenza nel 1400 con veduta del Palazzo del Podestà.

Facciata del Palazzo del Podestà sopra il cortile.
Articoli Correlati: I loggiati di Piazza del Popolo        Gli  ambienti  storici  del Palazzo Comunale di Faenza

La chiesa e il chiostro de la 
Commenda in Borgo Durbecco a Faenza
Quando, nel maggio scorso, un gruppo di studiosi concittadini (comm. prof. Gaetano Ballardini, conte Luigi Zauli-Naldi, prof. Piero Zama). delegati dal Comitato della Settimana Faentina allo scopo di organizzare qualche manifestazione in onore di Fra Sabba da Castiglione, mi chiamò a collaborare e a studiare il ripristino e la valorizzazione della Chiesa e Chiostro della Commenda, gia residenza del Frate e Cavaliere gerosolimitano, mi sentii onorato della fiducia in me riposta, ma non mi nascosi la difficoltà del compito affidatomi. Lo studio di restauro di edifici che risalgono al medioevo, è già difficile per sè stesso, data la frammentarietà e disparità dei caratteri regionali, pieni di contaminazioni... (continua)

Romolo Liverani, chiesa della Commenda.
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La chiesa della Commenda Fra Sabba prende possesso della Commenda  Fra Sabba ma chi è costui? 16 marzo 1554 muore Fra Sabba








I libri che non potete non avere

     Qui di seguito un elenco, il più vasto possibile, di testi  riguardanti la storia di Faenza editi a partire dal 1840. Si tratta di opere generali concordemente ritenute valide, in alcuni casi con parti inevitabilmente superate da successivi aggiornamenti ma in ogni caso ancora interessanti da un punto di vista documentario. (continua)
 

FAENZA
"La cava degli assassini"
Testi di
Gabriele Albonetti - Carlo Raggi - Mattia Randi
 
Il libro più venduto

Il Borgo Durbecco di Faenza
di
Giuliano Bettoli - Enzo Casadio - Miro Gamberini
Stefano Saviotti - Massimo Valli


Il toponimo Borgo Durbecco di Gilberto Casadio
  








Il libro piu consultato dagli storici
di
Messeri Antonio - Calzi Achille
Faenza nella storia e nell'arte
Tipografia Sociale Faentina, Faenza 1909
"Noi leggiavamo un giorno per diletto..." Dante, Inferno c. V

Leggi la recensione







Opuscoli di Historia Faentina scaricabili :
   

Delitto dull'argine del fiume Lamone
Miro Gamberini
Clemente VIII e la Convenzione di Faenza del 1598
Miro Gamberini - Vittorio Maggi
Delitto sull'argine del fiume Lamone
Luigi Solaroli
Notizie storiche faentine dal 1500 al 1599
Lucio Donati
La mortadella di Bologna e le altre: origini e questioni etimologiche
Lucio Donati
Antiche strutture ecclesiastiche nella vallata del
Lamone tra Faenza e Sarna


APPROFONDIMENTI  SULLA  FAENZA NAPOLEONICA

Beppe Emiliani
La Campagna d'Italia e la conquista di Faenza
Nino Drei
1797 l'anno di Faenza capoluogo
Stefano Saviotti
  1797 la costruzione dell'Arco di Napoleone
"... tutto venne cambiato da queste nuove idee rivoluzionarie"

Faenza capoluogo del Dipartimento del Lamone (1797-1798)
La propaganda dei simboli nella Repubblica Cisalpina
Napoleone entra in Romagna, 220 anni fa la battaglia del Senio
È arrivato Napoleone, pronta  la stanza a palazzo
Soppressioni napoleoniche a Faenza - Appendice gli uffici non ad uso religioso

“La plebaglia può fare solo delle sommosse. Per fare una rivoluzione ci vuole il popolo.” (V. Hugo)


Recensioni
Stefano Saviotti
"Le mura di Faenza"

S. Saviotti -  M. Naldoni
"Soppressioni
napoleoniche a Faenza
"

Mattia Randi
"Faenza coloniale"

Alberto Fuschini - Mattia Randi
"Faenza e l'oltremare"

Stefano Saviotti
"Faenza sotterranea"


Articoli  del sito più letti


Notizie storiche dall'anno 82 al 1499 di Luigi Solaroli

Amarcord romagnolo, dall'antichità al giorno d'oggi di Sandro Bassi
Le 7 volte in cui Faenza è caduta (e si è rialzata)  nella storia a cura della Redazione Buon Senso Faenza

Leonardo da Vinci e Sabba da Castiglione alla corte di Ludovico il Moro  di Miro Gamberini

Il Palio di Faenza tra mito, storia e realtà di Michele Orlando

Gli ambienti storici del Palazzo Comunale di Faenza di Daniela Pascale Guidotti -  Marcella Vitali

Dal ponte d'Arco al ponte Rosso (e Verde)  di Miro Gamberini - Stefano Saviotti
La battaglia del pane a Faenza nel 1898  di Veniero Casadio Strozzi

I Sikh a Faenza  di Enzo Casadio - Massimo Valli

Pietro Melandri i pannelli in ceramica del "Ritrovo caffè Irrera" di Messina di Roberto Marocci

La battaglia di Faenza o delle Vigne 2100 anni fa di Gilberto Casadio
Cenni dell'origine e uso della bandiera di Gabriele Garavini

Armati solo birri e briganti? di  Angelo Emiliani
Dio ti vede, Stalin no di Enzo Casadio
1757, lite fra le famiglie Zauli-Naldi e Cattoli di Vittorio Maggi
L'ultima giostra cavalleresca disputata in Romagna nell'Ottocento  di Giuseppe Dalmonte
Elena Teresa Cassandra Naldi di  Miro Gamberini - Vittorio Maggi
Villa Rotonda, fragile utopia  di Sandro Bassi
Guadi e ponti in età medioevale nel territorio faentino  di Lucio Donati
La restaurazione dello Stato Pontificio a Faenza e in Romagna  di M. Bergamini

Pinacoteca Comunale Faenza.
Marco Palmezzano (1460-1539)
San Girolamo - San Ambrogio ?


Pinacoteca Comunale Faenza.
Particolare dell'opera del
Maestro della Pala Bertoni.


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Articoli pubblicati:
Cardinal Rivarola and his “marriages” in Faenza
The Massacre of the Castellina
The Sikhs in Faenza
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Alcuni articoli pubblicati in Historia Faentina sono stati recentemente pubblicati dalla testata giornalistica Dailycases che si occupa di tematiche che hanno come sfondo sociale i diritti umani, l’arte e la cultura, l’educazione e tutto quello che tocca da vicino gli italiani anche e sopratutto quelli emigrati nel mondo. Essa si propone infatti di costruire un’ideale fil rouge di collegamento tra gli italiani nel mondo utilizzando un’informazione utile a mettere in rete gli oltre 90 milioni di connazionali che vivono fuori dall’Italia.

www.thedailycases.org


Storia di Castel Bolognese
 
  
Il sito da 15 anni in rete, recentemente rinnovato graficamente, è un punto di informazione culturale e storico su Castel Bolognese. Utile per approfondire la storia e la cultura del territorio è raggiungibile all'indirizzo:



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Solarolo - Storia, Immagini e altro
 
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Storiaestorie

Il sito vuole essere principalmente uno strumento didattico. Nelle pagine via via pubblicate, una serie di  materiali elaborati nel corso della mia esperienza di insegnante. L'obiettivo che mi sono proposto è quello di offrire materiale di studio e di approfondimento, con particolare attenzione alla storia contemporanea.
Trovano spazio, inoltre, link e strumenti utili nonchè notizie di attualità. Il sito ha un corrispettivo sul piano della letteratura, in LetteraTureStorie.

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 Pinacoteca Comunale di Faenza - Museo d' Arte - su FACEBOOK   
 
  
Il più  antico istituto della Romagna, costituito nel 1796, dove "c'è la storia di una città che è stata una capitale artistica". Una storia illustrata da 200 opere d'arte, dalla Croce dipinta del 1200 a Donatello e ai capolavori del Rinascimento, fino ai quadri del grande novecento italiano di De Chirico, Savinio, e Morandi.

 
  
La Pinacoteca ha aperto la pagina ufficiale su Facebook constatando come anche questo  social media abbia davvero trovato il modo di tenere in collegamento anche le istituzioni museali con il suo pubblico.
La possibilità di aprire pagine specifiche come museo d'arte si è aggiunta alle altre agevolazioni social riconosciuti da tutti gli utenti.
Nella pagina realizzata è già oggi possibile cliccare nel  riquardo della testata "guarda il video" per vedere Federico Zeri che consiglia la visita ad uno dei più importanti capolavori della Pinacoteca: il San Girolamo di  Donatello.
Inoltre sono già disponibili nella pagina facebook le informazioni relative alle prossime iniziative in programma. Clicca anche tu Mi Piace nella pagina Facebook, resterai in contatto con la Pinacoteca Comunale di Faenza. Se hai delle proposte scrivi una email, sarà gradita.

   
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     Pagine il cui contenuto è particolarmente
attinente alla storia culturale di Faenza
.
Vecchie immagini che raccontano un passato di
avvenimenti e fatti che il nostro presente non può
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(Dante, Inferno, c. XXVI)

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Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea - Faenza




Museo
del  Risorgimento
e dell'Età
Contemporanea

Faenza

Il Museo del Risorgimento e dell'Età contemporanea inaugura la nuova sala dedicata a Francesco Carchidio Malavolti: medaglia d'oro al valore militare, Capitano nello Squadrone cavalleria coloniale "Penne di Falco", morto a Cassala (Sudan) il 17 luglio 1894. La sua fama è legata a due eventi. Anzitutto fu il primo italiano che riconobbe come proprio il figlio illegittimo che aveva avuto da una donna eritrea durante il servizio militare, facendo di lui un cittadino italiano.
Questi era Michele Carchidio Malavolti, il primo italo-eritreo, nato nel 1891, nominato erede per testamento nel 1893, futuro tenente colonello del Regio Esercito Italiano. Della sua crescita ed educazione, essendo morto nel frattempo il padre, si prese cura la zia paterna, la contessa Pazienza Laderchi Pasolini dall'Onda.



Lancia Abissina.



Al Museo del Risorgimento una sala dedicata al Capitano Francesco Carchidio
In secondo luogo divenne noto e parte della cultura popolare italiana della prima metà del XX secolo per essere morto valoramente
nella presa della città sudanese di Cassala, avvenuta con successo il 17 luglio 1894, grazie alla sconfitta dei dervisci del Mahdi, che qui si erano precedentemente opposti agli attacchi britannici. Con la sala dedicata alle Guerre coloniali, l'ultima riferita all'Ottocento, si giunge a complemento del percorso espositivo riferito al "periodo risorgimentale" che termina, convenzionalmente, con la Grande Guerra del 1915-18. (continua)



A sinistra, scimitarra Abissina,
al centro una vetrina della Sala Carchidio e una sala del Museo del Risorgimento, la galleria di Amore e Psiche, a destra, sciabola Mod. 1880, e pugnale Afar.








Siti Consigliati


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Museo di scienze naturali Malmerendi


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Ultimo aggiornamento effettuato maggio 2021


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