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HISTORIA
FAENTINA 12 |
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Panorama di Faenza da: Colonia
Esperide (particolare) Biblioteca Comunale Manfrediana di Faenza. |
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"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici. | |||||||||||||||
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Dal 15 novembre in libreria
LE GUERRE DEI FAENTINI |
LE GUERRE DEI FAENTINI
di Gabriele Albonetti, Mattia Randi, Miro Gamberini con un saggio di Santa Cortesi pp. 272, illustrato, euro 15,00 Società Editrice «Il Ponte Vecchio» copertina di Giuseppe Rava, illustratore di libri di storia militare di fama internazionale, in particolare per l'inglese Osprey Dal
massacro delle legioni romane nella Selva Litana alla Battaglia delle
vigne fra gli eserciti di Mario e Silla, dalla vittoria dei Goti di
Totila sui Bizantini di Narsete ai Francesi del Conte di Vitry, dalle
guerre medioevali infinite contro Ravenna, Forlì, Imola e Bologna, ai
lunghi assedi di Federico II di Svevia e del Duca Valentino, dalla
partecipazione dei Faentini alle Crociate in Terra Santa e in Ungheria
contro i Turchi all’invasione di Napoleone, dalle guerre d’indipendenza
risorgimentali fino alla battaglia di Faenza fra Tedeschi in ritirata e
Alleati anglo-americani: una lunga scia di ferro e di fuoco ha impresso
il suo segno sanguinoso e distruttivo nelle terre a cavallo del Lamone
e del Senio.
Questo libro ne racconta in diciotto quadri i fatti e i protagonisti, il valore, gli eroismi e talvolta le viltà, la spavalderia dei capi e le sofferenze del popolo, l’inutilità e i guasti della guerra, ma anche le sue potenzialità di crudele levatrice di tempi nuovi. La Romagna sud-occidentale di oggi e al suo centro Faenza sono figlie di questa storia cruenta e dolente: gli ultimi settantacinque anni di pace non possono farci dimenticare oltre duemila anni di guerre. Dimenticare può costare caro e questo libro ci aiuta a ricordare. |
La copertina del libro disegnata da Giuseppe Rava. |
Nel 1944 l'VIII Armata britannica, dopo avere liberato Rimini, iniziò ad avanzare in terra di Romagna |
MONTE FORTINO, NOVEMBRE 1944
Enzo Casadio
“Chi volesse rapidamente rendersi conto dell’orrore di una grande
battaglia dovrebbe visitare Monte Fortino. Sul campo del grande scontro
si mantiene a lungo, soprattutto, l’atmosfera terribile pregna degli
odori caratteristici di una guerra, come il lezzo dei corpi in
putrefazione, la puzza di bruciato e il soffio che sa d’acciaio e di
zolfo dei proiettili che scoppiano.” Con queste parole Jan Bielatowicz,
combattente del II Corpo d’Armata polacco, giornalista, romanziere e
critico letterario descrive come si presentava il campo di battaglia di
Monte Fortino nel novembre 1944. Monte Fortino è un piccolo colle alto
237 metri situato nel comune di Brisighella sulla riva destra del
torrente Samoggia, dove si incontrano i comuni di Castrocaro, Faenza e
Forlì. Al tempo c’era una chiesa parrocchiale di origini antichissime
dedicata a San Martino, la reggeva l’arciprete Don Giuseppe
Rotondi. (continua)
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Fanteria polacca protetta da un carro armato,
nella zona di Monte Fortino. |
"E il messager piegato in su l'arcione parlò brevi parole e spronò via" (Canzone di Legnano, Giosuè Carducci) |
IL CONTE DI VITRY E LA BATTAGLIA AL
"CAMPO DI CONTRA" DEL 1° MAGGIO 1080 Miro Gamberini Per
tutto il periodo del Basso Medioevo (1000 – 1492) Faenza e Ravenna si
sono contese il predominio territoriale sulla Romagna. Mai alleate tra
di loro si sono combattute in aspre battaglie, Ravenna per rinvigorire
una gloria Bizantina ormai assopita, Faenza per imporre quella forza
militare che da alcuni anni stava acquisendo in Romagna. Dal Chronicon
del Tolosano, nei capitoli XVII e XLIII veniamo informati che nell’anno
1070, i faentini con l’aiuto della contessa Matilde di Canossa
distruggono demolendo il castrum Basilaci (oggi chiesa di Basiago).
Costruito con l’aiuto dei ravennati il castello di Basiago fu il
pretesto nel 1075 come ci informa Carlo Morbio a pag. 110 in Storia dei Municipi Italiani, di una incursione di soldati ravennati per distrugge i campi appena coltivati, “…tagliando arbori e viti, facendo preda d’uomini e d’animali, arrivando fino a Pigna, [ocalità situata nei pressi di via Soldata] villa poco distante dalla città…”. (continua)
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Battaglia medioevale, da un codice del XIII sec.
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Un secolo che trascorre tra guerre eresie e complotti ma anche quello che vede concludersi grandi opere pubbliche |
NOTIZIE STORICHE FAENTINE
DAL 1500 AL 1599 Luigi Solaroli Continuiamo la pubblicazione di "Notizie storiche faentine". Per anni Luigi Solaroli attraverso la sua pagina di Facebook “Accadde oggi...”, ha informato i faentini degli avvenimenti storici, che nel volgere del tempo, si sono succeduti nella nostra città. Tali informazioni sono state raccolte e impaginate, raggruppandole per mesi, anni e secoli. Ne è nato un racconto che abbiamo pubblicato nel numero 10 di HistoriaFaentina "dall'anno 82 al 1499". Proseguiamo con il 1500, che inizia con la conquista di Faenza da parte di Cesare Borgia. Svanito il suo sogno di diventare "signore della Romagna", incontriamo Sabba da Castiglione, che fa decorare la sua Commenda con quel mirabile affresco realizzato da Girolamo da Treviso. Sono gli anni dell'eresia di Fanino Fanini, ma anche del miracolo della Madonna del Fuoco. Il secolo si concluderà con la firma della Convenzione di Faenza, il pù importante trattato internazionale firmato nella nostra città. (continua) |
Una città Medioevale.
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"Se vuoi la pace prepara la guerra" |
CLEMENTE VIII E LA CONVENZIONE
DI FAENZA DEL 1598 Miro Gamberini
Alfonso II d’Este, muore il 27 ottobre 1597, senza lasciare un
legittimo erede alla guida del Ducato Estense, scattò così per Ferrara
il principio della Bolla di Pio V (1504 – 1572) (“Prohibitio alianandi
et infeudandi civitades et loca sanctae romane ecclesiae” del 23 maggio
1567). In cui era stabilita che l’investitura era rigorosamente legata
alla continuità della discendenza. Nacque quindi un contenzioso con il
Papa il quale riteneva suo diritto l’annessione del Ducato alla Santa
Sede, mancando un erede diretto. Tramite un testamento Alfonso II
(1533-1597) aveva indicato nel suo nipote Cesare d’Este, il suo
successore.
Il Papa, il 4 novembre 1597, dichiarò formalmente devoluto alla Chiesa il ducato di Ferrara, intimando a Cesare di lasciare immediatamente lo Stato entro quindici giorni, pena la scomunica come usurpatore, ordinando nel frattempo al suo esercito di confluire a Faenza per invadere e conquistare con la forza Ferrara. (continua) |
Palazzo Municipale. Sala delle Stelle, il soffitto.
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"... una storia di intrighi processuali nella Faenza di metà Ottocento" |
DELITTO SULL'ARGINE DEL
FIUME LAMONE Miro Gamberini - Vittorio Maggi I
disegni di Romolo Liverani che qui si riproducono furono realizzati
dall'autore tra il 1843 e il 1863, quindi contemporanei all'avvenimento
raccontato. La seguenza dei disegni sembrano la sceneggiatura ispirata
per illustrare la passeggiata che Domenico e Francesco Giangrandi
compiono il 9 giugno 1844.
Il 9 giugno 1844 un omicidio sconvolge Faenza, il possidente Domenico Giangrandi viene ucciso accoltellato da uno sconosciuto. Faenza è una città di 19.000 abitanti, tutta raccolta nella sua medioevale cinta di mura, piena di osterie dove in un’atmosfera surriscaldata dal vino e dal fuoco delle passioni politiche maturano delitti e scontri armati tra gendarmi e banditi. Anche nei bellissimi palazzi settecenteschi dei ricchi nobili faentini le passioni e gli intrighi famigliari sono all’ordine del giorno. (continua) |
"... è pericoloso il dover passare sotto le mura di San Ippolito... dove continuamente sono appostati malintenzionati". |
Chiese e conventi di cui si sono perse le tracce riemergono in questo accurato studio |
ANTICHE STRUTTURE ECCLESIASTICHE NELLA VALLATA DEL LAMONE TRA FAENZA E SARNA Lucio Donati
Si prendono in esame chiese, conventi ed ospitali situati nel contado
faentino a monte del centro urbano, lungo il corso del fiume Lamone; fa
eccezione la scheda numero 8, relativa a S. Rocco della Samoggia, che
si è dovuta inserire per completare la trattazione sul cenobio delle
sante Felicita e Perpetua, cui sono pertinenti anche le schede numero 5
e 7.
Per le strutture originarie, in pratica tutte scomparse, il presente vuole essere uno studio prettamente topografico, che si è reso necessario considerando quanto in passato è stato scritto da studiosi faentini; vengono quindi corretti eventuali errori di ubicazione e individuati altri siti, nonché proposte alcune novità assolute. (continua)
Ho
già trattato l’argomento nel saggio “Antiche strutture ecclesiastiche
nella vallata del Lamone tra Faenza e Sarna, edizione del 2007 e 2009”,
ma è necessario ribadire che la documentazione storica, non i racconti
parzialmente fantasiosi come quello relativo a S. Umiltà, ci dimostrano
chiaramente come l’Isola di San Martino fosse ubicata in destra del
fiume Marzeno e non tra questo e il Lamone, dove era il Molino
dell’Isola, come vorrebbe monsignor Francesco Lanzoni. Svariatie
zone in prossimità dei fiumi venivano dette “Isole”, per cui anche
monsignor Giuseppe Rossini colloca un antico molino e terreni di
pertinenza del convento dei SS. Lorenzo e Ippolito in detta area,
mentre si tratta delle Isole di Prè Candiana in zona Borgo Durbecco,
dove fu l’omonimo canale derivato dal Cerchione, cioè il tratto
terminale del canale di Granarolo. Il
“locus fratris Viviani, primo convento delle Clarisse, era quindi
ubicato in destra Lamone
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La sala del Consiglio Comunale gremita di faentini il 21 novembre 1914 applaude il patriota Cesare Battisti |
Gian Paolo Costa
Il 21 novembre 1914 Cesare Battista giunge a Faenza su invito della
locale sezione della «Dante Alighieri» per una conferenza. Cesare
Battisti in quei mesi girava l’Italia per promuovere quell’entrata in
guerra dell’Italia che a lui, profugo e deputato trentino, stava
particolarmente a cuore. Tra i testimoni di quella memorabile serata
Piero Zama il quale il 26 marzo 1975, sessant’anni dopo e nella
medesima sala comunale, in occasione del centenario della nascita di
Cesare Battisti (impiccato a Trento il 12 luglio 1916 dagli austriaci
in abiti civili in quanto disertore) commemora il patriota, il deputato, il profugo e
l’interventista, parlando dei rapporti del martire trentino con la
nostra città. Il Comitato di Faenza della Società Nazionale «Dante
Alighieri» in occasione di quest’incontro celebrativo pubblica un
opuscolo dal titolo “Cesare Battisti a Faenza”, oggi pressoché
introvabile sul mercato librario: per questo pensiamo di far cosa
gradita ai nostri lettori riproponendolo qui. Torniamo ora a quel
giorno del 1914 e vediamo quale accoglienza fu riservata al deputato
trentino a Faenza proprio attraverso la testimonianza di Piero Zama,
registrata e trascritta nel citato opuscolo. (continua)
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Cesare Battisti.
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Quando il Sommo Poeta diventò il simbolo di ideali democratici, repubblicani e patriottici |
Giuseppe Dalmonte
Se il 1797 è considerato l'anno di nascita del tricolore italiano,
simbolo patriottico per eccellenza, il 1798 segna invece la data di
nascita del culto risorgimentale al maggior poeta e padre della lingua
italiana, Dante Alighieri (1265-1321). Con l'avvento nella penisola
delle Repubbliche Democratiche, la loro organizzazione e suddivisione
territoriale nei vari dipartimenti,, venti dei quali costituirono la
Repubblica Cisalpina, la Romagna fu suddivisa, nel biennio
1797-1798, nel dipartimento del Lamone (capoluogo Faenza) e nel
dipartimento del Rubicone (capoluogo Rimini). Con le nuove condizioni
politiche imposte dalla Repubblica Cisalpina, diventò urgente formare
un'opinione pubblica ben disposta nei confronti dei francesi... (continua)
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Domenico di Michelino. Dante e il suo poema, 1465. Affresco nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, Firenze. |
Faenza e le Vie di Dante Servizio realizzato da FlorenceTV, in cui è raccontata Faenza e il suo rapporto con Dante Alighieri. (video) |
Antiche mappe seicentesche svelano il cambiamento dell'alveo del fiume Lamone in città |
ALLINEATO ALLA VIA EMILIA? Stefano Saviotti
Fra le tante persone che nell’autunno del 2011 si sono appassionate o
anche solo incuriosite per la scoperta del pilone del ponte romano sul
Lamone, era questa la domanda che si sentiva più di frequente. In
effetti, può apparire strano che il ponte romano non fosse allineato
con Corso Saffi, che pure faceva parte dell’antica via Emilia. I
Romani, si sa, erano abilissimi costruttori, ma anche molto pratici: se
non ci fosse stato un ostacolo troppo difficile o lungo da superare,
avrebbero tirato diritto sulla linea prescelta. Il problema, in
effetti, c’era, ed era rappresentato dall’andamento obliquo che aveva
il fiume Lamone rispetto alla via Emilia in costruzione. (continua)
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Tracciato del fiume Lamone dallo sbocco del Marzeno fino al Ponte delle due Torri, in una mappa del 18 maggio 1685. |
Il cambio di amministrazione fu una vera rivoluzione non solo sociale ma anche amministrativa |
DALL'AMMINISTRAZIONE PONTIFICIA A QUELLA NAPOLEONICA Nino Drei
Nel marzo del 1796 le nuove idee che da decenni agitano le classi
dirigenti ed intellettuali italiane e le speranze che da qualche anno
gli echi lontani della Rivoluzione hanno acceso assumono il volto di un
giovane e quasi sconosciuto generale ventisettenne e di una armata
cenciosa, male armata ed indisciplinata: Napoleone Bonaparte e l'Armata
d'Italia. La valanga francese avanza inarrestabile sbaragliando a
Montenotte, a Dego e a Millesimo, dove il grande sconfitto è il
generale Colli, italiano di nascita, ma arruolato sotto le bandiere
austriache e "temporaneamente prestato" al Regno Sardo, le forze delle
vecchie monarchie italiane ed europee. Il 15 maggio 1796 Napoleone
Bonaparte entra a Milano e vi istituisce la repubblica, poco più di un
mese dopo, il 18 giugno, entra a Bologna installandovi il governo
repubblicano. (continua)
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Albero della Libertà.
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Coppa in Ceramica Faentina Rinascimentale marcata "FATO IN FAENZA IN CAXA PIROTA" |
LA INCORONAZIONE DI CARLO V IN S. PETRONIO
BOLOGNA 1530 Mario Vigna Un
vecchio articolo del 1973 di Mario Vigna, su un fatto storico in cui è
coinvolta Faenza. "In primis" la realizzazione di una coppa in
ceramica, ma avvenimento ancora più importante la visita che Clemente
VII, prima di recarsi in San Petronio, fa alla Commenda di Faenza per
incontrare, Fra Sabba da Castiglione, suo successore nella reggenza
della chiesa dell'Ordine di Malta.
Nella
severa Basilica di San Petronio, circondato dagli alti personaggi di
quel tempo, Papa Clemente VII (Giulio de' Medici) sta incoronando l'Imperatore Carlo V. L'animazione che i volti dei convenuti ci svelano dona vita alla solenne cerimonia che attesta uno degli avvenimenti politici più importanti del mondo. Siamo nel febbraio 1530, la superba Coppa di Ceramica con il raro riferimento storico: FATO IN FAENZA IN CAXA PIROTA, ci documenta uno dei capolavori della ineguagliabile, eccelsa ceramica d'arte faentina. Già San Petronio possedeva le mattonelle della Cappella Vaselli datate 1487, quindi ignorate relazioni d'arte intercorrevano fra le due città come ce lo dimostrano i due insigni capolavori. (continua) |
La coppa in ceramica, conservata presso il
Museo Civico Medioevale di Bologna. |
Le coppe amatorie e la tragedia di Galeotto Manfredi |
LA FINE DI UNA SIGNORIA Francesco Serrantini Nel
1952 Francesco Serrantini pubblica nella rivista "Lo Smeraglio", un
articolo sulla fine della dinastia dei Manfredi, lo riproponiamo
corredandolo con nuove immagini.
«Io suor Benedetta da Ferrara prometto fermezza, conversione dei miei costumi e obbedienza secondo la regola del beato Benedetto agli statuti dell'Ordine camaldolese, davanti a Dio e ai suoi Santi, in presenza del reverendissimo in Cristo padre e signore signor Pietro Delfini degnissimo generale di questo Ordine, nonché di donna Giacoma abbadessa di questo monastero di San Maglorio di Faenza e di altri frati e suore. L'anno del signore 1507 a di 21 marzo». Un segno di croce in basso a destra è la firma, la pergamena è grossa, intatta, frusciante... (continua)
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Gaspare Mattioli (1806 - 1843) Uccisione di Galeotto Manfredi. Pinacoteca Comunale Faenza. |
Decine
di rocche, e di torri, si appollaiavano alla fine del duecento sulle
nostre colline a testimonianza di lotte e conflitti violenti |
SOCIETÀ E POTERI IN ROMAGNA,
PRINCIPALMENTE A FAENZA, ALLA FINE DEL DUECENTO Charles Marie de la Roncière - Università di Aix en Provence
Durante il Convegno internazionale di studi svoltosi nella Sala
consiliare del Municipio di Faenza nella primavera del 1995 sui Santi
locali Umiltà e Nevolone, vissuti nel secolo XIII, il prof. Charles
Marie de la Roncière dell’Università di Aix en Provence, ha tenuto una
conferenza sulle “Società e poteri in Romagna, principalmente a Faenza,
alla fine del duecento”. Relazione che documenta la situazione storica
della vallata del Lamone, che con le sue torri e castelli ha costituito
una realtà urbana dalla quale è sorta la Faenza del XIII secolo, studio
che qui pubblichiamo. (continua)
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Erano le suore che producevano la migliore mortadella a Faenza nel 1500 |
LA MORTADELLA DI BOLOGNA E LE ALTRE Con
un salto di tre secoli ci portiamo a Faenza dove nel 1591 viene
istruito un processo contro don Fulgenzio, priore del monastero
femminile di S.Perpetua, il quale aveva tenuto un comportamento
deplorevole in occasione di macellazione di maiali e lavorazione delle
carni a cui avevano partecipato anche alcune monache17. Estrapoliamo
alcune testimonianze : “ Quando si facevano tagliare i pezzi di porco e
salarli, si facevano anche le mortadelle”; e ancora “ don Fulgenzio
prendeva in mano le mortadelle proferendo parole giocose e turpi”. E’
chiaro che si trattasse di salami, salsicce o cotechini, che lo
spiritoso priore equiparava al membro maschile. Ancora per Faenza, fra
le carte relative al monastero dei Padri Celestini, i registri di
contabilità ci informano che i vari acquisti si facevano in Bologna già
dal XVI secolo, ma solo dal successivo si inizia a prendere in
considerazione la mortadella, precisamente nel maggio del 1625:” speso
in libre 16 di mortadella... (continua)ORIGINI E QUESTIONI ETIMOLOGICHE Lucio Donati
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Una macelleria nel Medioevo.
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Alla scoperta di vecchie chiese, lazzareti, torri medioevali e pievi di campagna |
DA SAN GIORGIO ALLA CHIESA DI SAN BARNABA
Roberto Marocci Un
disegno di Romolo Liverani, circa del 1835, riprende il tratto di Via
Emilia in vista di Porta delle Chiavi. Con la consueta dovizia di
particolari egli realizza una suggestiva veduta panoramica, colta
dall’altezza del complesso di San Giorgio sulla Via Emilia. Al centro
dell’inquadratura riconosciamo Porta delle Chiavi, dietro alla cui
sagoma si scorge il campanile della chiesa della Commenda, quello di
Sant’Antonino, il Ponte delle Torri e, più oltre, il campanile della
chiesa dei Servi. Sulla sinistra del quadro si riconoscono i campanili
di Sant’Agostino e di Santa Maria Foris Portam. A destra, in primo
piano, si ergono il muro di cinta ed i pilastri d’ingresso al complesso
dell’Oratorio di San Giorgio, costruito nel 1740 da un tal Giovanni
Fanelli. (continua)
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Romolo Liverani, esterno dell'oratorio di San Giorgio. |
Situata lungo la strada romana che da Faenza conducceva a Ravenna e al porto di Classe apparteneva ad un personaggio agiato |
IL MONUMENTO FUNERARIO IN SAN BARNABA
Lorenzo Savelli Il
monumento funerario fu ritrovata nell'alveo del fiume Lamone nel 1903,
in località San Barnaba, e fu ricostruita e trasportata a pochi
metri di distanza oltre l'argine del fiume stesso; pertanto con ogni
probabilità, questa tomba era situata lungo una strada della
centuriazione romana. Essa è costruita con dei grossi blocchi di
spungone, quella pietra caratteristica che viene tratta dalle cave
della Samoggia e di Ceparano, utilizzata nel Faentino per tutto il
Medio Evo e spesso anche precedentemente in epoca romana in blocchi
squadrati di misure piuttosto notevoli; questi blocchi furono poi
reimpiegati in molte costruzioni faentine dal Medio Evo fino al '700.
All'interno la tomba è stata trovata quasi vuota, con pochissima
suppellettile. (continua)
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Il monumento funerario in San Barnaba. |
Il ricordo del soggiorno del poeta a Faenza nei suoi scritti |
QUELLA VOLTA CHE GABRIELE D'ANNUNZIO VENNE A FAENZA Michele Orlando
Era il 16 agosto 1890 quando il 14mo Reggimento Cavalleria
«Alessandria» — formatosi a Casale Monferrato il 10 febbraio 1850 con
squadroni staccati dal «Novara», «Aosta» e «Piemonte Reale» — muoveva
da Roma diretto in terra di Romagna, precisamente a Faenza, dando il
cambio al Reggimento «Foggia», già di stanza per cinque anni. Tra i
militari che arrivavano in Romagna vi era anche Gabriele D’Annunzio,
che stava compiendo gli ultimi mesi di volontariato di un anno in
qualità dicaporale. Un giornale faentino, la «Gazzetta Romagnola» del
21 agosto, pubblicava un articolo che annunciava l’imminente arrivo del
Reggimento e del giovane vate con un caloroso saluto «Ai soldati, al
poeta», che si chiudeva con un invito augurale:«Il recente Reggimento
italiano troverà qui memorie grandi di nostri antenati. Troverà il
ricordo del conte Alberigo da Barbiano, maestro di tutti i Condottieri
più illustri. Ma se le accoglienze ai soldati saranno ispirate alla
grandezza del passato, quali accoglienze potremo noi fare al poeta che
troverà qui memorie prandi di nostri antenati. Troverà il ricordo del
conte Alberigo da Barbiano, maestro di tutti i Condottieri più
illustri. Ma se le accoglienze ai soldati saranno ispirate alla
grandezza del passato, quali accoglienze potremo noi fare al poeta che
cavalca con essi? Quali ricordi, quali glorie presentare alla mente di
Gabriele d’Annunzio? Vieni, poeta, in questa terra di soldati e di
ribellioni, ove la donna e il vino sono così aspri, ove l’odio e
l’amore si alternano con eguale vicenda. (continua)
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Gabriele D'Annunzio.
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Complotti e delitti alla Corte degli Ordelaffi |
BARBARA MANFREDI, BELLA E
MISTERIOSA SIGNORA DI FORLÌ Veniero Casadio Strozzi
Barbara Manfredi, figlia di Astorgio II, sarà destinata a sua volta a
lasciare una traccia nella storia romagnola, purtroppo non
positivamente. Promessa sposa a otto anni al forlivese Pino Ordelaffi,
lui appena quindicenne, se ne officeranno fastosamente gli sponsali a
Forlì nel gennaio del 1456, contemporaneamente a quelli della sorella
Elisabetta con Francesco Ordelaffi, fratello di Pino. La famiglia
Manfredi sarà ospite a Forlì per i sei giorni dei festeggiamenti, ma la
giovane età di Barbara (18 anni), la sua avvenenza e ambizione, nonché
l'appoggio del padre Astorgio che nutre per lei un affetto
incondizionato, non lasciano presagire nulla di buono. Chiaramente Pino
mira a succedere al fratello, che ora governa la città, desiderio
questo pienamente condiviso dalla consorte. Si sa poi che, all'epoca,
le lotte per il potere pur fra stretti consanguinei sono all'ordine del
giorno e senza quartiere, come anche a Faenza dimostrano le discordie
fra i fratelli di Barbara: Carlo, Federico, Lancellotto e Galeotto,
quest'ultimo destinato a prevalere. (continua)
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Particolare del monumento funebre di Barbara Manfredi.
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Ravenna, 1826: un colpo di pistola contro il cardinale dal pugno di ferro |
L'ATTENTATO A RIVAROLA Nè
col veleno nè con un colpo di pistola: i carbonari ravennati non
riuscirono a uccidere il cardinale Agostino Rivarola. Se erano giunti a
una determinazione simile, il solco che divideva l'alto prelato e i
cospiratori - allora venivano definiti «settarj», oggi «patrioti» -
doveva essere davvero profondo. Si vuole che la prima loggia massonica
di Ravenna sia stata «La Pigneta» sorta nel 1806 in pieno clima
napoleonico. Gli anni che seguirono la Restaurazione videro la nascita
di numerose altre società segrete fra le quali la Carboneria, diffusa
soprattutto in Romagna per opera del forlivese Piero Maroncelli, e in
Lombardia. A Ravenna si contavano tre sezioni: «la Protettrice» perché
influente e in grado di esercitare un controllo sulle altre, «la
Speranza» formata da studenti e «la Turba» nella quale confluivano
artigiani e operai, gente più disposta all'azione. Il carattere
antiaustriaco e anticlericale della Carboneria, assieme ai fatti di
sangue dovuti alla sua attività, costituiva motivo di forte
inquietudine a Roma: si temeva che l'Austria, prendendo a pretesto
questo stato di cose ai confini del Lombardo-Veneto, varcasse il Po per
imporre il proprio ordine. (continua)
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Cardinale Agostino Rivarola.
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Riconosciuto un autentico capolavoro di Girolamo da Treviso grazie all'affresco della Commenda |
NUOVA ATTRIBUZIONE A UN QUADRO DI Il 25 aprile 2014, Vittorio Sgarbi, pubblica nella rubrica “Scoperte e rivelazioni”, sul settimanale “Sette”, la notizia di aver “riconosciuto l’autentico capolavoro di un pittore che porta a compimento lo spirito raffaellesco”. Tutto è iniziato quando Sgarbi dopo aver letto sulla rivista “Arte-Documento” (n° 29 del 2013), l’articolo di Lorenzo Finocchi Ghersi: “Moretto e Moroni in una Sacra Famiglia con santa Caterina”; in risposta a questa attribuzione scrive l’articolo “La famiglia ritrovata” nel citato periodico del “Corriere della Sera”: “È con straordinaria sorpresa, ma anche con la personale soddisfazione e il compiacimento di verificare gli strumenti critici, che, ho riconosciuto un autentico capolavoro di Girolamo da Treviso il Giovane il quale è stato reso noto “da Lorenzo Finocchi Ghersi, studioso di pittura veneta, generalmente preciso e puntiglioso” nell’articolo pubblicato dal titolo: “Moretto e Moroni in una Sacra Famiglia con santa Caterina”. Finocchi Ghersi – scrive Sgarbi - “vede formule sperimentate dal Moretto, al quale è propenso ad assegnare la paternità del dipinto, anche se con una parziale collaborazione del giovane allievo Moroni". “È invece evidente – continua Sgarbi – che le fonti dirette d'ispirazione del dipinto sono Raffaello e Parmigianino. Di quest'ultimo, in particolare, per il soggetto e per lo sfondo, la mirabile “Sacra famiglia” degli Uffizi, alla quale Girolamo da Treviso ha certamente guardato. Il pittore si mostra il più convinto e normativo interprete del classicismo raffaellesco, eletto a pressoché esclusivo modello, e senza alcuna concessione a stimoli diversi, e comunque periferici, come quelli della pittura bresciana. (continua) |
Girolamo da Treviso il Giovane, Sacra famiglia con Santa Caterina olio su tela (133x99 cm). |
Per la serie: "vestigia storico-artistiche" del Sovrano Militare Ordine di Malta, tre francobolli dedicati all'affresco della Commenda |
GIROLAMO DA TREVISO E IL SUO
AFFRESCO NEI FRANCOBOLLI DELLO SMOM Redazione Il 17 ottobre
1987 il Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM) nella sezione “Vestigie
storico artistiche – cicli pittorici” emette una serie di tre
francobolli dedicati a Girolamo da Treviso, per l’affresco da lui
realizzato su commissione di Fra Sabba da Castiglione, per la Commenda
di Faenza. (continua)
| La serie dei tre francobolli emessi dallo SMOM dedicati a Girolamo da Treviso.
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Viaggio storico nell'ospedale di Faenza, che contiene una chiesa, un museo e numerose opere d'arte |
OSPEDALE CIVILE DI FAENZA
Certo, come da tutti sottolineato, nei giorni della pandemia i pochi
pensieri davvero grati sono andati a medici, infermieri e a tutto il
personale impegnato nel soccorso. La cura e i suoi luoghi sono
argomento di vita e di conforto, che accompagna da sempre la storia
dell'uomo. |
Ospedale per gli Infermi, Faenza, foto Marco Cavina. |
Geniale interprete dell'architettura faentina della fine del XVIII secolo |
GIAMBATTISTA CAMPIDORI (1726 - 1781)
Marcella Vitali Figlio di Raffaele, si formò nell'ambiente faentino lavorando in un primo tempo associato al padre; passato successivamente al lavoro autonomo, diede prova di notevoli qualità e di una certa apertura culturale tanto da far pensare (Golfieri) a suoi probabili viaggi o contatti con l'ambiente bolognese e romano. Oltre all'attività professionale che lo impegnò per progetti e perizie di commissione privata e pubblica, eseguì numerosi lavori di edilizia civile e religiosa, sia di ricostruzione che di costruzione ex-novo, distinguendosi come esponente di spicco nel panorama della fertile attività edilizia del terzo quarto del '700. (continua) |
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Da duecentotrentadue anni la carica di vescovo non veniva assegnato ad un prelato nativo di Faenza |
1742 ANTONIO CANTONI È NOMINATO VESCOVO DI FAENZA Rino Savini Discendente dalla famiglia del conti Cantoni, nacque il 7 agosto 1709; il padre Giovanni Battista, la madre Giuditta del conti Cattoli. Iniziò i suoi studi nel Collegio dei nobili a Bologna, poi in quello Regio Ducale di Parma. Per desiderio della famiglia e per sua vocazione si fece sacerdote e si trasferì a Roma. Papa Benedetto XIV fu colpito dalla sua intelligenza e lo nominò suo cameriere d'onore. Nel 1742, Cantoni entrò nella sua città natale come vescovo. Suo primo compito fu quello di istruire un clero assai retrogrado. Diede quindi alle stampe sapienti informazioni e chiarimenti su leggi e regolamenti. Nel 1748, a completamento di tale opera, tenne un sinodo diocesano. Nel contempo cercò di dare ordine alle cose sacre e dispose: che l’Immagine della Beata Vergine delle Grazie fosse trasferita da San Domenico alla Cattedrale (1760); che le ossa di San Nevolone venissero poste in un'urna di marmo; che si desse corso al processo di beatificazione di Giacomo Filippo Bertoni, frate servita morto in odore di santità. Ne la sua attiva mente si fermò sulle cose della Chiesa. Egli vide la necessità di dare un ordinamento ed un migliore servizio all'assistenza degli infermi, perciò iniziò una lunga e pesante campagna di incontri e prediche per ottenere che i due ospedali, quello di Sant'Antonio Abate e quello di San Nevolone fossero riuniti in uno solo, la dove sorgeva l'antica Rocca. (continua) |
Stemma dell vescovo Antonio Carboni.
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"... egli non solo vedeva con occhio di pittore, ma intuiva con animo di poeta" |
TOMASO DAL POZZO
IL POETA DEL PAESAGGIO Stefano Dirani
Tomaso Francesco nacque a Faenza il 3 novembre 1862 da Luigi e Caterina
Giacometti, in una casa nei pressi di Porta Montanara, in via Domizia
n. 65 (ora C.so Matteotti n. 60). Abitazione che molti anni prima dette
i natali ad un altro illustre artista faentino dall'omonimo nome, il
pittore Tommaso Minardi (1787-1871). Per onorare quest'ultimo, nella
facciata della casa fu collocata una lapide con la seguente epigrafe:
«Qui nacque nel 1787 Tommaso Minardi pittore e principe del disegnato
del secolo XIX morto in Roma nel 1871»; (a tal proposito sarebbe
opportuno, a parer nostro, collocarne un'altra per il Dal Pozzo).
Battezzato nella sua parrocchia «S. Lorenzo» (ora S. Margherita,
parrocchia di S. Agostino) da Don Giuseppe Dal Pozzo, rimase presto
orfano del padre e probabilmente venne inserito per un breve periodo
nel locale orfanotrofio. Aveva undici anni, quando nell'ottobre del
1873 presentò domanda per l'iscrizione al corso della «Scuola di Arti e
Mestieri» diretta dal Prof. Antonio Berti, ma dopo aver frequentato per
un breve periodo il corso '73 '74 lo abbandonò per fare il garzone in
una bottega. Ben presto pentitosi, ritornò sui suoi passi e l'otto
dicembre del 1874 rivolse nuovamente richiesta al direttore della
scuola per l'iscrizione al corso '74 '75 già iniziato promettendo fra
l'altro di rimanere fino alla fine. (continua)
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Tomaso Dal Pozzo.
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Per il monumento faentino sono rintracciabili diretti prototipi berniniani |
EVANGELISTA MASSI, MA CHI ERA COSTUI?
M. Bergamini
Nell'ultimo
pilastro a destra della navata centrale del Duomo di Faenza è inserito
il monumento funebre a Evangelista Massi, uomo d'armi morto a Faenza l'11maggio
1664. II complesso marmoreo è conosciuto da tutti i faentini come
“la Jacmĕna". Ma chi è il personaggio raffigurato nel monumento?Nel 2013 Giuliano Bettoli pubblicava sul settimanale “Il Piccolo” un articola dal titolo: “Buon Natale!... cun la Jacmĕna”, nel quale grazie a una notizia passatagli da Marco Mazzotti rendeva noto: “...che il cognome a cui è dedicato il monumento funebre è Evangelista Massi e non Masi, come sempre si era creduto”. Dal libro: “Faenza la Basilica Cattedrale” (1), Riportiamo la descrizione di Pietro Lenzini del: Monumento a Evangelista Masi [Massi] o «della Morte» (continua) |
Faenza, Basilica Cattedrale, particolare del
Monumento funebre di Evangelista Massi. |
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LE NOVITÀ SULLA STORIA DI FAENZA IN LIBRERIA |
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Storia di una rocca e del suo territorio | |
LA TORRE DI ORIOLO
Stefano Saviotti A
trent’anni di distanza dalla pubblicazione del volume Oriolo - la
storia “minore” di una comunità rurale e della sua torre, molte cose
sono cambiate in quell’angolo di campagna. La Torre è stata restaurata
ed è ora divenuta un’attrazione turistica, molti eventi vengono
organizzati a Oriolo nel corso dell’anno, sono sorti agriturismi e
cantine e i vigneti ormai dominano il paesaggio… È quindi giunto il
momento di pensare a una nuova pubblicazione, raccontando non solo gli
ultimi sviluppi ma anche le nuove scoperte che aggiungono tasselli alla
lunga storia del luogo. Ho quindi voluto riscrivere completamente il
vecchio libro, rivedendo le fonti e arricchendolo con gli avvenimenti
da me vissuti in prima persona nelle vesti di appassionato sostenitore
(e pure custode volontario) della Torre. Ho ampliato la ricerca anche
alle chiese di S. Mamante e S. Biagio in Collina e agli altri edifici
di interesse testimoniale della zona, rivedendo pure l’apparato
iconografico e inserendo numerose planimetrie esplicative. Mi auguro
che questo volumetto possa soddisfare le curiosità degli appassionati
di storia locale e dei turisti che vengono a visitare la Torre.
Leggi la presentazione del libro di Sandro Bassi |
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ELENCO DEI CASTELLANI, VICARI, ENFITEUTI E PROPRIETARI DELLA TORRE DI ORIOLO DAL 1474 AD OGGI Stefano Saviotti L’elenco dei castellani, vicari, enfiteuti e proprietari avrebbe dovuto essere inserito nel mio nuovo volume sulla Torre di Oriolo, ma per motivi legati all’impaginazione ho dovuto (a malincuore) rinunciarvi. Sono quindi grato al sito Historiafaentina.it per avermi permesso di offrire agli appassionati di storia di Faenza questo piccolo contributo aggiuntivo che va ad arricchire e completare l’opera appena data alle stampe. (continua) |
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Le monache di Faenza dedicarono particolare cura ad edificare ed ad ornare belle e ampie chiese in città |
NOTE STORICHE SULLE CHIESE DEI MONASTERI FEMMINILI
DELLA CITTÀ DI FAENZA DURANTE L'ETÀ MEDIOEVALE E MODERNA (SECOLI XIII - XVIII) Ruggero Benericetti
Fin dall'Alto Medioevo esistevano a Faenza, appena fuori delle mura
della città, alcuni monasteri regolari benedettini. Il più antico
nacque presso la basilica di Santa Maria Foris Portam, ad Occidente
dell'abitato. Contemporaneamente o poco dopo ne apparve un secondo,
quello dei Santi Ippolito e Lorenzo, ad Oriente, quasi all'opposto del
primo. I fondatori di questi due cenobi sono forse da ravvisare nei
vescovi locali. Entrambi i monasteri vennero riformati verso la meta
del secolo XII da monaci di osservanza romualdina e precisamente dagli
Avellaniti quello di Santa Maria e dai Camaldolesi quello di
Sant'Ippolito.
In quello stesso secolo XII, che coincide con importanti trasformazioni
della società e che vede nascere il Comune cittadino, sorse, ad Oriente
della città, una casa appartenente all'ordine cavalleresco dei
Giovanniti, con una chiesa dedicata a Santa Maria Maddalena ed un
ospedale intitolato al Santo Sepolcro. Vide la luce in quello stesso
secolo anche il priorato vallombrosano di Sant'Apollinare dell’Arco, a
sud della città.
In quei secoli non esistevano ancora a Faenza fondazioni monastiche
femminili, che pure sono attestate nella vicina Ravenna fin dal secolo
IX. (continua)
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La partecipazione corale dei giovani faentini alla Prima Guerra d'Indipendenza italiana |
LA BELLA E ANIMOSA GIOVENTÙ FAENTINA
DEL BATTAGLIONE PASI A VICENZA NEL 1848 Giuseppe Dalmonte Nella nuova pubblicazione del prof. Giuseppe Dalmonte, "La bella e animosa gioventù faentina del battaglione Pasi a Vicenza nel 1848",
si racconta in modo efficace e ben documentato, anche con immagini
inedite, la marcia o il viaggio dei giovani volontari, guidati dal
conte Raffaele Pasi, da Faenza a Vicenza passando per Bologna, ai
territori ferraresi e padovani, in un clima di grande esaltazione
patriottica che si respirava in quei mesi nelle principali città
italiane, tra sventolii tricolori, suoni di fanfare ed entusiasmi per
Pio IX, il papa liberale e benevolo.
Tra i baldi giovani faentini, inquadrati nelle compagnie della Guardia Civica che sfilano a Bologna davanti al comandante in capo delle truppe pontificie, generale Giovanni Durando, ci sono esponenti di tutti i ceti sociali faentini: dai rampolli borghesi e aristocratici, ai commercianti e artigiani fino ai manovali. I fratelli Caldesi, il giovane Leonida e Vincenzo “Leon di Romagna” che imporrà la resa di Comacchio; il cugino Lodovico, futuro botanico e benefattore, che nelle sue lettere alla madre ci svela particolari curiosi e interessanti nelle varie tappe del viaggio. Il farmacista e primo sindaco di Faenza Gaetano Carboni partecipa all’impresa come cassiere del battaglione. Girolamo, figlio del più illustre letterato Dionigi Strocchi, comanda la compagnia dei fucilieri e ha arruolato nella stessa il cesenate Federico Comandini trapiantato a Faenza per motivi professionali e sentimentali, che svolge funzioni di cronista dell’impresa patriottica. (continua)
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Delitti di sangue, massacri e serial killer nella storia della città |
FAENZA
"La cava degli assassini" Gabriele Albonetti - Carlo Raggi - Mattia Randi
C'è stato un tempo non lontano in cui le città della Romagna, e più di
tutte Faenza, rappresentavano la più grande preoccupazione per le
Autorità nazionali per la diffusa delinquenza e per l'efferatezza dei
delitti che vi venivano compiuti. Ne discutevano in Parlamento e i
Governi ammassavano poliziotti e carabinieri, a volte anche l'esercito.
Era la seconda metà dell'800, nei decenni di transizione fra Stato
Pontificio e Unità d'Italia, c'erano il brigantaggio, gli
accoltellatori, le rese dei conti con la saracca e l'archibugio: era
facile che si riproponesse nell'opinione pubblica nazionale lo
stereotipo antico dei romagnoli violenti, faziosi, settari, perfidi e
traditori; ma sul finire del secolo Olindo Guerrini, in un celebre
sonetto, si ribellava all'idea che queste terre fossero considerate "la
cava degli assassini". Era un giudizio esagerato, segnato anche dal
bisogno delle classi dirigenti della Destra Storica di associare le
lotte di mazziniani, garibaldini, anarchici e socialisti, tutti molto
radicati in Romagna, alle azioni dei criminali comuni. Tuttavia è
innegabile che una lunga scia di sangue attraversi la storia di questa
come di altre città di Romagna: dall'eliminazione di Avidio Nigrino nel
118 d.C. per mano dei sicari di Adriano, all'assassinio di Galeotto
Manfredi da parte della giovane moglie, dalla strage delle "frutta del
mal orto" a "La Castellina", all'uccisione del conte Filippo Ferniani,
dall'uomo squartato davanti al cimitero di Granarolo, al "Brenta", vero
e proprio "serial killer" novecentesco. Passioni, gelosie, vendette,
cupidigia, ambizione e a volte follia: questi sono gli eterni
ingredienti del delitto. Di questo e di altro racconta questo libro.
Sembrano racconti gialli e noir, ma sono storie vere.
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Canonico
Domenico Montevecchi. |
Un percorso che parte dalla Fiera di Faenza del XVI secolo |
DALLA SETTIMANA FAENTINA AD ABITARE OGGI (1931-1996)
Miro Gamberini - Vittorio Maggi |
Rarità editoriali |
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Cesare Battisti a Faenza Il
Presidente della Sezione faentina della «Dante» l’amico prof.
Bruno Nediani a cui rivolgo un ringraziamento per le molte virtù che or
ora mi ha attribuito (sulle quali bisogna fare una buona tara),
unitamente al Consiglio direttivo della stessa Sezione, mi ha pregato
di accettare I'incarico di commemorare Cesare Battisti in questo
centenario della sua nascita ricordando il patriota, il deputato, il
profugo e infine l'interventista, il volontario - ufficiale degli
Alpini - ed il martire. E di parlarne specialmente rispetto alla nostra
città. Il Presidente ed il Consiglio della «Dante» hanno ubbidito, con
ciò, a quegli ideali, a quei sentimenti che la stessa associazione
propugna in Italia e difende all'estero. E si può aggiungere che ha
seguito anche una sua stessa tradizione, perché nel novembre del 1914
Battisti venne a Faenza appunto su invito della «Dante», e parlò sotto
gli auspici di questa Sezione. (continua)
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I libri che non potete non avere
Qui di seguito un elenco, il più vasto possibile, di testi riguardanti
la storia di Faenza editi a partire dal 1840. Si tratta di opere
generali concordemente ritenute valide, in alcuni casi
con parti inevitabilmente superate da successivi
aggiornamenti ma in ogni caso ancora interessanti da un punto di vista
documentario. (continua)
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Articoli
del sito più letti
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Pinacoteca Comunale
Faenza.
Marco Palmezzano (1460-1539) San Girolamo - San Ambrogio ? Pinacoteca Comunale
Faenza.
Particolare dell'opera del Maestro della Pala Bertoni. |
Navigando
nel web |
Dailycases
Alcuni articoli pubblicati in Historia Faentina sono stati recentemente pubblicati dalla testata giornalistica Dailycases che si occupa di tematiche che hanno come sfondo sociale i diritti umani, l’arte e la cultura, l’educazione e tutto quello che tocca da vicino gli italiani anche e sopratutto quelli emigrati nel mondo. Essa si propone infatti di costruire un’ideale fil rouge di collegamento tra gli italiani nel mondo utilizzando un’informazione utile a mettere in rete gli oltre 90 milioni di connazionali che vivono fuori dall’Italia. |
Storia di Castel
Bolognese
Il sito da 15 anni in rete, recentemente rinnovato graficamente, è un punto di informazione culturale e storico su Castel Bolognese. Utile per approfondire la storia e la cultura del territorio è raggiungibile all'indirizzo: |
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Solarolo - Storia, Immagini e altro
Sito web che ha come scopo mostrare uno spaccato di Solarolo com'era prima che il fronte gotico, nella seconda guerra mondiale, lo distruggesse quasi per intero. |
Storiaestorie
Il sito vuole essere principalmente uno strumento didattico. Nelle pagine via via pubblicate, una serie di materiali elaborati nel corso della mia esperienza di insegnante. L'obiettivo che mi sono proposto è quello di offrire materiale di studio e di approfondimento, con particolare attenzione alla storia contemporanea. Trovano spazio, inoltre, link e strumenti utili nonchè notizie di attualità. Il sito ha un corrispettivo sul piano della letteratura, in LetteraTureStorie. |
Pinacoteca
Comunale di Faenza - Museo
d' Arte - su
FACEBOOK
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La Pinacoteca ha aperto la pagina ufficiale su Facebook constatando come anche questo social media abbia davvero trovato il modo di tenere in collegamento anche le istituzioni museali con il suo pubblico. La possibilità di aprire pagine specifiche come museo d'arte si è aggiunta alle altre agevolazioni social riconosciuti da tutti gli utenti. Nella pagina realizzata è già oggi possibile cliccare nel riquardo della testata "guarda il video" per vedere Federico Zeri che consiglia la visita ad uno dei più importanti capolavori della Pinacoteca: il San Girolamo di Donatello. Inoltre sono già disponibili nella pagina facebook le informazioni relative alle prossime iniziative in programma. Clicca anche tu Mi Piace nella pagina Facebook, resterai in contatto con la Pinacoteca Comunale di Faenza. Se hai delle proposte scrivi una email, sarà gradita. |
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Gruppo pubblico:
Cesena e la Romagna
Foto e notizie storiche sulla Romagna
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Informazioni |
"....fatti
non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza".
(Dante,
Inferno, c. XXVI)
Siamo un gruppo di appassionati e ricercatori amanti delle tradizioni e della cultura locale. Questo portale web ha l'intenzione di proporre la storia, la cultura e le tradizioni faentine, perché conoscendo il passato si può comprendere il presente. Questo sito non rappresenta una testata giornalistica, viene aggiornato senza alcuna periodicità, esclusivamente sulla base della disponibilità di materiale e contributi, e non è pertanto, un prodotto editoriale sottoposto alla disciplina di cui all'Art. 1, comma III della legge 62 del 7 marzo 2001. I vecchi post rimarranno sempre consultabili, sotto ciascuna categoria, prossimo aggiornamento previsto settembre 2019. Contattaci a: info@historiafaentina.it |
Museo
del Risorgimento e dell'Età Contemporanea - Faenza |
Museo del Risorgimento e dell'Età Contemporanea Faenza |
Il Museo del Risorgimento e dell'Età contemporanea inaugura
la nuova sala dedicata a Francesco Carchidio Malavolti: medaglia d'oro
al valore militare, Capitano nello Squadrone cavalleria coloniale
"Penne di Falco", morto a Cassala (Sudan) il 17 luglio 1894. La sua
fama è legata a due eventi. Anzitutto fu il primo italiano che
riconobbe come proprio il figlio illegittimo che aveva avuto da una
donna eritrea durante il servizio militare, facendo di lui un cittadino
italiano. Questi era Michele Carchidio Malavolti, il primo italo-eritreo, nato nel 1891, nominato erede per testamento nel 1893, futuro tenente colonello del Regio Esercito Italiano. Della sua crescita ed educazione, essendo morto nel frattempo il padre, si prese cura la zia paterna, la contessa Pazienza Laderchi Pasolini dall'Onda.
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Al Museo del Risorgimento una sala dedicata al Capitano Francesco Carchidio |
In secondo luogo divenne noto e parte della cultura
popolare italiana della prima metà del XX secolo per essere morto
valoramente nella presa della città sudanese di Cassala, avvenuta con successo il 17 luglio 1894, grazie alla sconfitta dei dervisci del Mahdi, che qui si erano precedentemente opposti agli attacchi britannici. Con la sala dedicata alle Guerre coloniali, l'ultima riferita all'Ottocento, si giunge a complemento del percorso espositivo riferito al "periodo risorgimentale" che termina, convenzionalmente, con la Grande Guerra del 1915-18. (continua) A
sinistra,
scimitarra Abissina,
al centro una vetrina della Sala Carchidio e una sala del Museo del Risorgimento, la galleria di Amore e Psiche, a destra, sciabola Mod. 1880, e pugnale Afar. |
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Comune di Faenza |
Ultimo aggiornamento
effettuato maggio 2021
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Storia Moderna |
Monumenti |
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