La statua di Evangelista Torricelli

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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La statua di Evangelista Torricelli

di Miro Gamberini



In occasione del 250 anniversario della nascita di Evangelista Torricelli (1608 – 1647) il comune di Faenza, commissionò allo scultore Alessandro Tomba (Faenza 1825 – Firenze 1864) la “messa in opera” di una statua per celebrare l’insigne scienziato faentino. L’idea d’innalzare in un luogo pubblico della città è del 13 dicembre 1852, quando una Deputazione composta dal conte Giuseppe Tampieri, dottore Sebastiano Rossi, Canonico Girolamo Tassinari, Francesco Zambrini, dottore Nicola Brunetti, Giovanni Vitanè e Francesco Zauli Naldi diedero inizio alla raccolta di fondi  per finanziare il monumento. Nel periodo dal 1853 al 1855 vennero raccolti 1522 scudi e 19 bay, poi si ebbe una pausa dovuta al colera nel 1855, ma quando si riprese nuovamente la contribuzione volontaria si incrementò la cifra iniziale di 1518 scudi e 57 bay. Il costo totale della statua approvata dal consiglio comunale in data 29 maggio 1860, presieduta dal sindaco Gaetano Carboni, è di 6731 scudi e 75 bay, comprensiva di trasporto e “innalzamento in luogo deputato idoneo”.


Modello Originale in gesso.
(Museo della Specola Firenze).


Ritratto di Alessandro Tomba,
inciso da Angelo Marabini.

    Il comune nella medesima seduta si accolla la differenza dell’importo. Nel 1855 viene realizzato dallo scultore un modello della statua in gesso, ottenuto il consenso del Municipio a procede nella realizzazione del progetto, Tomba realizza il monumento aumentando di un terzo le misure. Il primitivo esemplare venne nel 1875 donato dalla famiglia dello scultore al Museo della Specola di Firenze (Museo di Storia Naturale). Il progetto originale conservato all’Archivio di Stato di Faenza, prevedeva l’inserimento di due statue allegoriche femminili raffiguranti  la scienza , con un compasso in mano, e la geometria con asta graduata stretta tra le mani.  La statua venne scolpita nello studio di Alessandro Tomba nella Piazza di San Marco nei locali del convento omonimo.  Nel 1861 in occasione dell’expo organizzata a Firenze a dimostrazione dei risultati raggiunti dall’Italia nella produzione economica e sociale, si decise di esporre la statua appena terminata, nella sezione Belle Arti, nei giardini della sede dell’esposizione la stazione Leopolda, prima stazione ferroviaria costruita a Firenze, fuori le mura e vicino a Porta a  Prato. La mostra fu un grande evento espositivo poiché per la prima volta raggruppava prodotti manifatturieri e industriali e opere d’arte di tutto il territorio nazionale, anche quelli provenienti dal Lazio e dal Veneto che ancora non facevano parte della nuova Italia.


Veduta dell'Expo 1861 - il quadrato rosso  evidenzia la statua di Torricelli.
     La mostra fu inaugurata il 15 settembre  dal re Vittorio Emanuele II e durò tre mesi. L’esposizione comprendeva la mostra di Belle Arti, divisa nelle sezioni di pittura, scultura e per la prima volta in Italia la fotografia.  Per l’evento il giornalista Yorick, pseudomino di Piero Coccoluto Ferrigni scrive la guida “Viaggio attraverso l’esposizione italiana del 1861”, ove descrive la mostra per tutti coloro che intendevano visitarla, questa la descrizione della statua: “In mezzo al prato circolare che occupa la maggior parte dello spazio interposto fra l’annesso delle macchine e il sinistro lato dell’antica stazione che forma ora il salone del Palazzo dell’Industria, sorge la statua di Evangelista Torricelli egregio lavoro dello scultore Alessandro Tomba di Firenze. L’inventore del barometro accenna con compiacenza al suo mirabile strumento, che stringe nella sinistra mano, quasi lamentando ch’egli non abbia potuto serbare il suo nome”. La “colossale statua del Torricelli” venne premiata con la Medaglia d’argento, “accompagnata dalle lodi meritate per l’eccellenza e la concretezza del lavoro”. Notevoli furono le difficoltà di trasportare la statua dallo studio dello scultore all’expo, si rese necessario intervenire con otto copie di buoi e l’aiuto di numerosi operai con leve, pali e badili per far compiere alla statua il tragitto stabilito.
Contemporaneamente a Faenza iniziava la discussione in quale luogo la statua doveva essere collocata una volta terminata l’Esposizione.  Prima proposta è la demolizione della chiesa di San Bartolomeo, e per accertare se tale “…progetto possa effettuarsi” viene dal Comune incaricato l’ingegnere Achille Ubaldini.

Il monumento all'interno dell'Expo 1861.  (foto F.lli Alinari - Firenze).
     Dal rapporto da lui scritto il 28 novembre 1861 apprendiamo: “Per acquistare un’area abbastanza ampia e di forma regolare è necessario oltre all’atterramento della chiesa, il demolire una frazione di case…l’area che si acquisterebbe (compresa tra le strade di Porta Montanara e il vicolo Scaletta) avrebbe una larghezza di metri 31 e una lunghezza di metri 33 eguale alla larghezza della piazza. Detta piazza potrebbe servire ancora per le ortolane giacché i posti attualmente occupati da quelle in piazza Maggiore [ora piazza del Popolo] sono diciotto e quelle che si potrebbero ricavare dalla nuova piazza sarebbero ventidue  di ugual  superficie”. La seconda idea viene avanzata  il 31 luglio 1862 dall’ingegnere Antonio Zannoni, il quale in una Memoria inviata al sindaco Achille Laderchi “Sul sito ove collocare in Faenza la statua di Evangelista Torricelli”  propone il progetto:
“Si ritiri in addietro la fronte attuale della loggia orientale della piazza maggiore fino all’allineamento della fronte della Cattedrale, collocando Torricelli sul centro della piazza ingrandita fuori dall’asse della via traversale. Saranno soddisfatti i bisogni del paese d’ingrandimento della piazza di ristrutturazione della loggia di collocamento della statua del Torricelli”.  In conclusione, allargando la piazza la statua verrebbe inserita nello spazio creatosi tra la Torre dell’Orologio e il nuovo rettifilo della Loggia. La terza proposta in data 1861 è sempre dell’ingegnere Antonio Zannoni (di ciò è rimasto il disegno che qui vediamo riprodotto) il quale avendo ricevuto dal Comune l’incarico di realizzare la barriera daziale di Porta Ravenna elabora di collocare la statua tra i due edifici di nuova costruzione. Infine l’ultimo il più semplice è quello di collocare la statua nel sacrato di S. Francesco. Terminata l’esposizione nel dicembre  del 1861 il comune chiede al responsabile del trasporto della statua Davide Venturi, marmorino di san Giovanni in Persicelo, se è in grado di effettuare, come da contratto entro il 14 febbraio 1862, la consegna della statua a Faenza.


Progetto dell'ing. Antonio Zannoni per inserire la statua
nella nuova Barriera di Porta Ravegnana.


     La risposta datata 11 febbraio 1862 conferma le difficoltà che si hanno nel comporre il convoglio, scrive il Venturi: “Appena stabilito il contratto si recò il sottoscritto a Firenze, ove intraprese delle pratiche con parecchi carattieri, ma sopraggiunti i ghiacci, e le nevi di conseguenza la strada fu dichiarata dai sudetti carattieri che il trasporto in tale stagione e nelle condizioni attuali delle  montagne non poteva essere eseguita stante le rigide pendenze, e la difficoltà di attaccare molti animali nelle risvolte che fanno le strade dell’Appennino”. Viene contemporaneamente dal Venturi esaminata la possibilità di spedire la statua da Genova a Rimini via mare per giungere a Faenza in treno, ma la risposta degli spedizionieri marittimi non lascia dubbi:  “…le gru che servono alle navi non reggono un peso maggiore di otto tonnellate, e la statua ne pesa più di dodici…”, a fronte di queste difficoltà al Venturi non resta: “Per le dette ragioni il sottoscritto invoca da S. V. Ill.ma una proroga e domanda che nel detto trasporto gli sia concesso tutto marzo e metà dell’aprile prossimo, promettendo però che ove la stagione migliori, si darà ogni cura perché la statua si trovi in Faenza prima della scadenza del marzo stesso”.
      Il 21 aprile dopo aver valicato il Passo della Colla la statua giunge a Faenza, trovando collocazione nel Piazzale di San Bartolomeo. Achille Ubaldini il 3 gennaio 1862 consegna al Comune di Faenza il progetto della base della statua per l’approvazione, il 25 agosto la Giunta assegna a Davide Venturi “…i lavori di costruzione del basamento per l’innalzamento della statua Torricelli”. L’avvocato Pier Luigi Barzellotti scrive il 1 agosto 1862 al sindaco di Faenza Achille Laderchi a nome del suo assistito Alessandro Tomba lamentando che la statua: “…non è stata ancora innalzata sopra una delle piazze principali di codesta città, sia perché l’artista medesimo è stato obbligato e non mai consultato circa il disegno della base”. Proseguendo  nella sua notifica l’avvocato  aggiunge: “…il Sig. Tomba mi ha fatto sapere essere sua fermissima volontà di domandare a codesto Municipio dalla S. V. Ill.ma meritatamente governato una indennità per i danni sofferti e che anche attualmente soffre, perché il non innalzare la statua che costituisce il suo più prezioso lavoro ha tolto a lui molte commissioni di ulteriori lavori che non gli sarebbero mancate quando si fosse veduto ciò che egli poteva nell’arte della scultura”. Il 13 febbraio il Consiglio Comunale incarica  l’ingegnere Ignazio Bosi di: “…recarsi sul Piazzale di San Francesco per determinare il punto dove possa erigersi la statua di Torricelli”. La risposta del 13 marzo è sconcertante, queste le conclusioni: “Quindi la sproporzione di un monumento colossale con la meschinità delle fabbriche che lo circondano sarà in questa piazza più mostruosa che in qualunque altra delle principali”. Infine conclude: “Da ultimo si crede per rispettare che dovrebbesi tener calcolo ancora della spesa occorrente per trasportare la Statua dalla Piazzetta di San Bartolomeo, alla Piazza di San Francesco per un viaggio di seicento metri, che non sarà certamente minore di quattro cento lire considerando che simile trasporto non può eseguirsi che col mezzo degli argani e dei ruzzoli a forza d’ uomini, spesa che d’altronde potrebbe nella massima parte essere risparmiata, collocando la statua in un punto vicino al luogo ov’è depositata in giornata”.
Senza curarsi dei consigli dell’ ingegnere Ignazio Bosi il 18 marzo 1863 viene deciso di mettere la statua nel parco di San Francesco, contemporaneamente il Comune con seduta comunale delibera quale iscrizione porre alla base del monumento. Tra quelle presentate viene scelta quella di Gian Marcello Valgimigli:

A
EVANGELISTA TORRICELLI
LA PATRIA
MDCCCLXIV




Biglietto d'ingresso per l'inaugurazione del monumento.
          







Il monumento finalmente posto nella sua collocazione definitiva in una foto del 1925 circa.

Foto della statua realizzata
da Luigi Angiolini nel 1864.

     Nel 1864 finalmente si comincia a parlare di come organizzare la festa per l’inaugurazione del monumento. In primis si vuole sfruttare il nuovo mezzo di comunicazione: la fotografia. Viene interpellato per “eseguire in Fotografia la statua del Torricelli”  Leonida Caldesi il cui studio di Londra al n° 13 Pall Mall East Westminster, , annovera tra i propri clienti la Regina Vittoria e la Royal Family, e tra i personaggi illustri Garibaldi, Mazzini e Napoleone III. Una lettera spedita da Bologna e datata 9 marzo 1864, comunica al sindaco di essere dispiaciuto di non potersi “trattenere più lungamente in Italia, ho dato le istruzioni necessarie al mio zio Luigi Angiolini fotografo in Bologna... di fare la foto in mia vece”, acconsentendo però di firmare l’immagine col proprio nome: Foto Caldesi, e di far pubblicare la fotografia  nella rivista “Illustrazione di Londra” per ricordare “…che anche la nostra città ha avuto degli uomini che fecero onore al Genio Italiano”. Della fotografia sviluppata su carta all’albumina e montata su cartoncino ne verranno stampate cento esemplari da regalare alle autorità invitate, al prezzo di lire due la copia. La domenica del 16 ottobre alle ore 11 e trenta la Piazza di San Francesco è addobbata con striscioni colorati e bandiere, le tribune installate per l’inaugurazione, sono piene di cittadini e autorità, la banda musicale intrattiene una folla festante con composizioni melodiche composte per l’occasione.
Nella circostanza solenne dello scoprimento della statua furono pubblicate, secondo il costume dell’epoca, varie poesie, tra le più lette quella di Giovanni Vitanè (un canto di 15 ottave) che riassume concretamente la fatica di vedere l’opera realizzata:
“Alfin ti veggo, o marmo desiato”.

      L’oratore della cerimonia il prof. Federico Bosi inaugura il monumento con un discorso più politico che storico. Una tombola con un monte premio di 5000 lire in unica estrazione segnerà la fine della inaugurazione. Dopo 256 anni Faenza onora un suo geniale cittadino.
Alessandro Tomba morto nella notte del 15 aprile del 1864 non vide realizzato il suo desiderio di vedere la statua esposta in una piazza di Faenza.

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