I Maori nella Battaglia di Faenza
di Enzo Casadio e Massimo Valli
Il nuovo piano degli alleati per continuare l’avanzata era
molto semplice. All’alba del 15 dicembre i neozelandesi dovevano iniziare l’avanzata
verso Celle, avendo come obiettivo il ponte sul Senio lungo la via Emilia. Alla
loro sinistra la 10ª Indiana doveva avanzare oltre Pergola e Pideura. Al loro
fianco i polacchi dovevano avanzare verso il Senio nella zona tra Riolo e
Castel Bolognese. Contemporaneamente a valle di Faenza la 56ª Divisione doveva
ancora una volta simulare un attraversamento del Lamone nei pressi di Ronco. II
comando alleato voleva puntare anche molto sul fattore sorpresa. Fino alle 23
del giorno 14, i reparti non dovevano dare segni di preparazione dell'attacco,
poi si doveva iniziare a sparare con tutte le artiglierie disponibili per
scompaginare le postazioni tedesche e rendere più agevole l'avanzata della
fanteria. La zona di partenza per i neozelandesi era situata nei pressi delle
Bocche dei Canali, una zona conosciuta in codice con nomi diversi a seconda dei
reparti: gli inglesi la conoscevano come Charing Cross, oppure Princess Cross,
oppure Harry, i Maori la chiamavano Ruatoria.

Direttrici d'attacco delle compagnie del Battaglione Maori tra il 14 ed il 15 dicembre 1944. (Da: Cody, Maori Battalion, 1956).
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Casa Poiana, uno degli obiettivi dell'attacco dei Maori.

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| Casa
della Cura in una immagine della fine degli anni '30. La casa fu
raggiunta dai Maori della Compagnia C nella notte fra il 14 ed il 15
dicembre.
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Nei
settore della divisione neozelandese erano disponibili 256 cannoni, ai
quali si aggiungevano i 180 della 10ª indiana. Nel caso che i tedeschi
non avessero abbandonato Faenza, venne costituita una task force
composta dai Gurkha della 43ª Brigata e da alcuni battaglioni
neozelandesi con l'appoggio di un reggimento di artiglieria e di
reparti del genio, che avevano il compito di liberare la città. Alle 23
del giorno 14 dicembre, come previsto nei piani, iniziò un intenso
fuoco di artiglieria e mortai verso le linee tedesche a Celle; anche le
mitragliatrici iniziarono a battere le posizioni. Da parte loro i
tedeschi rispondevano con colpi di mortaio e salve di razzi nebelverfer.
II compito del 28° Battaglione Maori era di avanzare in un'area a
triangolo che aveva come vertice le Bocche dei Canali, come lato destro
la ferrovia per Brisighella e come lato sinistro la via Ospitalacci.
Dall'alto della torre della Villa San Prospero il comandante del
battaglione aveva avuto modo di studiare il terreno sul quale i suoi
uomini dovevano avanzare.
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La Casa Bianca, oggi.
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Faenza, 1944 dicembre. Soldati del 28° Battaglione Maori si preparano a raggiungere la prima linea.
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Soldato Maori in azione.
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I Maori procedevano lentamente sui campi, allo scoperto,
avendo come riparo i fossi e gli alberi che sostenevano i filari. II terreno
molle non permetteva l'avanzata dei carri armati. All'1.30 di mattina del
giorno 15 la compagnia C arrivò a poche decine di metri da Casa Poiana, una
pattuglia si avvicinò a Casa della Cura, ma vi trovò due carri armati ed alcuni
soldati. Non disponendo di armi anticarro venne richiesto l'intervento
dell'artiglieria, che però non colpi gli obiettivi. Alle prime luci dell'alba
altri due carri tedeschi raggiunsero Casa della Cura ed iniziarono a sparare
contro i Maori che, non potendo sostenere il contrattacco, chiesero nuovamente l'appoggio
dell'artiglieria e il lancio di alcune bombe fumogene, per potersi ritirare con
i feriti fino a casa Ospitalacci, lasciando sul terreno alcuni caduti. La
compagnia A avanzò verso Casa La Morte che riuscì a prendere dopo essere
passata attraverso un campo minato.

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Un militare neozelandese osserva un carro armato tedesco Mark IV distrutto nei pressi di Casa Bianca.
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Alcuni ufficiali Maori osservano la zona dei combattimenti.
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La compagnia D avanzò verso Villa Palermo e successivamente
un plotone raggiunse Casa Bianca alle 2.30. Ci fu un aspro combattimento nel
quale morirono diversi soldati tedeschi ed una quindicina furono fatti
prigionieri. All'arrivo di alcuni mezzi corazzati tedeschi, i Maori, che non
disponevano di armi anticarro, furono costretti ad abbandonare Casa Bianca e a
ritirarsi con i loro feriti verso Villa Palermo, strisciando lungo i fossi e
sotto il tiro dei carri armati. Per non farsi sopraffare dai prigionieri, che
erano in numero superiore a loro, li uccisero sparandogli nell'aia della casa. L'attacco
del 28° battaglione non aveva dunque avuto il successo sperato, in quanta i
Maori erano stati costretti ad abbandonare le posizioni per l'intervento dei
carri armati tedeschi. Venne quindi preparato un attacco per il giorno
successive diretto verso casa Bianca e Casa Gavalletta per poi raggiungere la
via Emilia. Dalle loro posizioni i Maori vedevano transitare sulla via le
colonne tedesche provenienti da Faenza, che era ancora occupata. Vi furono
degli sporadici combattimenti con piccoli gruppi di tedeschi che proteggevano
la ritirata. Nella notte tra il 16 ed il 17 dicembre i Maori raggiunsero la via
Emilia. Nei combattimenti dal 14 al 16 dicembre il battaglione ebbe 22 morti,
65 feriti e due dispersi.
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Distintivo del 28° Battaglione Maori.
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