Anche Lawrence d'Arabia soggiornò a Faenza |
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"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici. |
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Anche Lawrence d’Arabia soggiornò a Faenza
di Giuliano Bettoli Sembra impossibile, eppure i faentini non hanno mai saputo che a Faenza, la loro città, in poco più di due anni - dal 1917 al 1919 -, per poche ore o per molti giorni, soggiornarono più di mezzo milione di militari inglesi, esattamente 597.443. E, sempre i faentini, non hanno mai saputo che a Faenza, nella loro città, di ritorno dall’Egitto soggiornò, per prendersi un po’ di meritato riposo dopo le sue spericolate avventure in Medio Oriente, anche il celeberrimo Lawrence d’Arabia. L’hanno raccontato di recente due bravi ricercatori faentini: Enzo Casadio e Massimo Valli. Torniamo con la mente a quegli anni. E’ in atto la Prima Guerra Mondiale. Per il comando supremo alleato si rivela essenziale, per il trasporto delle loro truppe, la linea ferroviaria che parte da Cherbourg, porto francese della Normandia, attraversa Francia e Italia e raggiunge Taranto. Quaranta ore di viaggio. Occorrono almeno due campi di sosta lungo il percorso. E Faenza viene scelta come l’unico campo in Italia per i militari in transito. Il 21 maggio 1917 il Tenente Colonnello Kenneth R. Campbell firma un accordo con l’ingegner Enrico Camangi, sindaco di Faenza.
In due zone alla periferia di Faenza, attorno alla “Piazza d’Armi”, sorgono per incanto due nuove città in miniatura. Una per gli ufficiali, un’altra, molto più grande, per i sottufficiali e la truppa. Gli inglesi, pur usando semplici baracche di legno, riescono a riprodurre, in miniatura, quasi dei veri villaggi della loro terra lontana. Le strade portano i nomi di località inglesi. Lungo la Regent Street vi sono lo spaccio militare, il circolo ricreativo, la grande baracca adibita a cucina e mensa, il “Caffè Royale”, negozi e bar, la chiesa chiamata St. Martin in the Fields, vi è il teatro, sì, il Vaudeville Theatre, vi è l’infermeria, vi sono i campi di gioco, specialmente di tennis, di basket, di cricket e di calcio. Si organizzano incontri di pugilato.
Anche questo i faentini l’hanno saputo solo adesso: se il tennis e il basket a Faenza si sono poi così diffusi, lo si deve proprio ai militari inglesi che “importarono” questi due sport nella nostra città. Sorge ancora un altro campo per i militari e i lavoratori indigeni, specialmente indiani e africani. Sorgono alcuni ospedali. Non solo. Nel giugno del 1918 il comando delle truppe inglesi chiede e ottiene dal Comune di Faenza un lotto di terra nel Cimitero dell’Osservanza che possa contenere almeno 200 tombe.Le previsioni del comando inglese si rivelano, per fortuna, alquanto pessimistiche. Difatti negli oltre due anni di attività dei campi i decessi sono solo 54. Le lapidi bianche, attorno alla grande croce bianca, con la grande spada inserita, sono sotto i nostri occhi ancora oggi. Poi la guerra finisce, grazie a Dio, le truppe partono, i campi si smantellano. Non resta nulla del campo inglese. No, restano quelle 54 lapidi bianche.
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