La Biblioteca Comunale e la scaffalatura lignea del 1784 |
"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici. |
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RESTAURO DI SCAFFALI SETTECENTESCHI di Lorenzo Savelli "Biblioteca Comunale di Faenza. Notiziario", n.° 9 (gennaio 1978) |
Nel
decorso anno 1977 è stato condotto a termine un accurato restauro di
scaffali e banchi settecenteschi in una sala della Bibliotesa Comunale.
Il restauro, per interessamento e sollecitazione della Direttrice dr.
Maria Gioia Tavoni, è stato finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, ed
è stato eseguito, con l'opera di coordinamento del prof. Caprara, dai
restauratori fiorentini della "Ditta Orazio Fossati".
Si è trattato di un completo rafforzamento dei telai lignei e del rifacimento della pedana, dei piani e della base dei banchi, oltre a tutta la ripresa della laccatura a tempera, mantenendo la sua patina antica, onde evitare un aspetto troppo nuovo. Il lavoro ha seguito rigorosi criteri di restauro conservativo, anche se, in qualche parte, sono stati effettuati alcuni rifacimenti, peraltro indispensabili, onde restituire integrità ai mobili per poterli recuperare a una loro completa funzionalità, per la conservazione dei fondi librari della Biblioteca. Durante lo smontaggio è stato scoperto, nel retro di una cimasa decorativa, una scritta che ha consentito di conoscere la data e il nome degli artefici: "QUESTO NOVO ARCHIVIO FU FATTO CON DISEGNO E DIREZIONE DI LUIGI GALLIGNANI PITORE ED ESEGUITO DA FRANCESCO SANGIORGI MAESTRO FALEGNAME, ESSENDONE DEPUTATI ALLA FABRICA GLI ILL.MI SIGNORI IGNAZIO CAP.O BENEDETTI, SIGNOR GIUSEPPE BERTONI L'ANNO 1784". Alla riga sottostante, con altra grafia, furono aggiunte altre notizie: "FU TRASPORTATO IN QUESTA BIBLIOTECA, ALQUANTO RIDOTTO DAI FALEGNAMI DAPPORTO PIETRO E SANTANDREA RIZIERO, L'ANNO 1923, ESSENDO COMMISSARIO DEL COMUNE IL CAV. AMILCARE GIBERTINI E BIBLIOTECARIO PROF. PIERO ZAMA". Gli scaffali furono commissionati dal Comune di Faenza per l'Archivio Notarile, nel quale custodire l'ingente raccolta di atti di ben 256 Notari, che fin dal 1367 avevano rogato in Faenza; atti che erano stati raccolti in oltre quattromila volumi rilegati in pergamena. (Come si legge nel volume di Piero Zama: Indice e Cronologia dei Notai del vecchio archivio notarile faentino (1367-1880), Faenza 1925. Quando nel 1784 il "pitore" Gallignani approntò il disegno, seguì i nuovi moduli dello stile neoclassico, abbandonando i vecchi schemi del barocchetto usuali in Faenza fino a pochi anni prima: immaginò una serie di lesene scanellate con capitelli ionici e cornici appena aggettanti, secondo uno schema che in quegli anni l'Architetto G. Pistocchi andava diffondendo nelle sue architetture in città, in quelpuro stile neoclassico, che, nei decenni seguenti, ebbe un sì largo seguito, inserendosi nelle grandi correnti di rinnovamento architettonico europeo. Non si può nascondere un senso di disagio nel notare l'incongruenza di fronte a tale raffinatezza di disegno, per l'inserimento, in alto, di grossolane e rozze cimase di forma leonina, che risponde più a un gusto scenografico che non alla sobrietà dell'intera realizzazione. A parte questo particolare, questa opera di ebanisteria, allineata con i più avanzati gusti del momento, dimostra, ancora una volta, come il mondo degli artigiani faentini fosse all'avanguardia anche nell'esecuzione di opere minori. L'abile artigiano fu Francesco Sangiorgi, detto Maretto, noto alle cronache e ai documenti dei tempi, come c'informa l'arch. E. Golfieri nel suo recente volume L'arte a Faenza dal neoclassicismo ai nostri giorni. Altro Sangiorgi, che qui può essere interessante ricordare, è Giuseppe (probabilmente figlio di Francesco), falegname anch'esso e architetto; risulta, infatti, che adottò, dopo avere vinto regolare concorso nel 1823, il vecchio locale del Convento dei Servi di Maria, a uso di Scuola Pubblica, Pinacoteca, e Scuola di disegno: locali che sono che sono attualmente adibiti a BViblioteca Comunale (si direbbe oggi un Centro Culturale Polivalente). Ritornando ai nostri scaffali usati per l'Archivio Notarile, furono trasferiti dall'allora sede nella Molinella, alla sede attuale nel 1923 a opera dell'allora bibliotecario prof. Piero Zama, che li salvò da quasi certa distruzione. Tale trasferimento richiese un adattamento restringendone il lato corto; per cui si rese necessario dare un' angolatura alle scalette di accesso ai ballatori superiori, che precedentemente erano rettilinee. La sala in cui sono inseriti gli scafali era stata usata nell'antico Convento dei Servi di Maria come libreria, ed era stata costruita pochi anni dopo il 1688: si ha infatti notizia che in quell'anno venne eseguita una perizia per accertare la solidità dei muri sottostanti onde permettere la sopraelevazione. Con la trasformazione operata da Giuseppe Sangiorgi nel 1823, la sala divenne Pinacoteca, e nella metà dell' 800, quando la Pinacoteca fu trasferita altrove, in aula per la Scuola Pubblica; è storia recente l'uso completo dell'edificio per la Biblioteca Comunale. Nell'occasione ci si augura che possa essere realizzato il giusto intendimento della Direzione; di utilizzare cioè le scansie restaurate per disporvi in chiave museografica i fondi antichi della Biblioteca, al fine di creare un complesso omogeneo e qualificato di contenuti e contenitori. |
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