La facciata di Casa Guidi

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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La facciata di Casa Guidi
di Roberto Marocci

Traendo precise notizie dal libro “Faenza Architetture Neoclassiche” di Lorenzo Savelli ( Offset Ragazzini & C.,1997, pag.66 ), sappiamo che fin dalla metà del Settecento la famiglia Guidi possedeva un vecchio edificio ubicato in Via Bondiolo n° 533, ora n° 26. Con l’esercizio della professione di avvocati, i Guidi si erano progressivamente arricchiti e, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, dall’asta dei beni degli Ordini Religiosi, entrarono in possesso di parecchi terreni agricoli dai quali riuscirono a ricavare rendite considerevoli. Nel 1814 Pasquale Guidi pensò di rimaneggiare la facciata della propria abitazione adeguandola al gusto corrente ed incaricò dei lavori il Capomastro Pietro Benvenuti. Il disegno del nuovo prospetto portò la firma del Benvenuti ma si evince con chiarezza che dietro a quel progetto si celava l’Architetto faentino Pietro Tomba, allora Presidente della Deputazione d’Ornato e, quindi, impossibilitato a porre la propria firma, trovandosi in palese stato di Conflitto di Interesse.


L'affaccio di Casa Guidi su via Bondiolo. (Foto Marco Cavina)

L’aspetto della facciata, a seguito dei lavori di ristrutturazione, risultò rigorosamente informato da quel “Purismo Architettonico” tombiano che aveva avuto la primogenitura in Casa Piani – Pasi, Corso Mazzini 89. Non mancano le analogie fra le facciate dei due edifici benché, rispetto a Casa Piani – Pasi, in Casa Guidi si accentuino ulteriormente  economie e semplificazioni,  sia architettoniche che decorative, in coerenza, appunto, con quel “Purismo” tombiano che già si era affermato discostandosi dai “Neoclassicismi” ideologici dell’Antolini e del suo “nemico” Pistocchi e che avevano costituito la cifra di quel recente passato. Dalla facciata di Casa Guidi sono banditi trionfi, trofei, lesene, capitelli, metope e modanature complesse. Ogni elemento è interpretato con stesura edulcorata, quasi con semplicità. L’immobile è disposto su tre piani, con il piano nobile, ovviamente, al centro. A caratterizzare il prospetto di Casa Guidi è una trama di finto bugnato liscio che si estende a tutta la superficie, interrompendosi soltanto per lasciare spazio alle due fasce che demarcano i piani superiori. Sopra al portone d’ingresso e ad ogni finestra del piano terra e del piano nobile, il bugnato si dispone a raggera, volendo in tal modo sottolineare ed ornare, con grafia appena accennata, le aperture della facciata.

Il piano terra basa su di uno zoccolo in mattoni a vista, scandito da cinque aperture con grate che danno luce all’interrato; il grande portone d’ingresso con arco a tutto sesto e cinque finestre, difese da semplicissime inferriate, scandiscono e completano il piano. Una fascia marcapiano, appena evidenziata da modestissime modanature, sottende il piano nobile dal quale si affacciano sei finestre, sopra le cui sommità sono ricavate altrettante ancone a lunetta, arricchite internamente da archi bacellati che ne assecondano l’andamento e centrate da teste plasticate in terracotta, raffiguranti precise Divinità desunte dalla mitologia classica romana. Questi artistici manufatti costituiscono l’unico saliente momento decorativo di tutto l’edificio.






A sinistra, il portone d'ingresso
scontornato  da finta bugnatura.
Al centro, lo zoccolo in mattoni a vista
limati e le relative luci dell'interrato.
A destra una finestra del piano terra
sovrastata da una finta bugnatura radiata
.
(Foto Marco Cavina).



Le plastiche furono opera di Giovan Battista Ballanti Graziani che, guarda caso, aveva il laboratorio statuario proprio nella casa accanto, al n° 28. Le sei Divinità collocate nelle ancone e la loro simbologia vanno direttamente messe in relazione con l’attività agraria della famiglia Guidi e, al proposito, il Ballanti Graziani fu davvero geniale nel riuscire ad esprimere plasticamente, quindi da offrire alla vista, quella congiunzione ideale tra il fantastico dell’allegoria e la materialità del lavoro rurale.




      Apollo = Sole = Giorno
    Venere = Primavera
     Cerere = Estate



    Bacco = Autunno      Saturno = Inverno     Diana  = Luna = Notte

Da sinistra a destra si distinguono nell’ordine: Apollo, col capo circoscritto da una ghiera radiata, = Sole = Giorno; Venere, vistosamente acconciata con foglie e fiori, = Primavera; Cerere, protettrice dei raccolti, ornata da spighe, = Estate; Bacco, gioiosamente contornato da pampini e grappoli d’uva, = Autunno; Saturno, cupo, austero e, si presume, canuto vecchio protetto in capo da un mantello, = Inverno; Diana, con arco, freccia e spicchio lunare, suoi classici attributi iconografici, = Luna = Notte. A questo punto vale la pena citare Ovidio che nelle Metamorfosi, all’interno dell’episodio di Fetonte (Libro II, vv. 26-30), così scrive: “.....la novella Primavera cinta da una corona di fiori e la nuda Estate portando serti di spighe e l’Autunno imbrattato dall’uva pigiata e il gelido Inverno, irti i suoi bianchi capelli…..”. Le sei figure sono quindi la rappresentazione antropomorfizzata di Giorno e Notte, poste all'estremità, che, congiungendosi nei Solstizi e negli Equinozi, danno origine alle Quattro Stagioni, le quattro plastiche centrali.
E’ così che con Giorno, Notte, Primavera, Estate, Autunno ed Inverno, elementi che scandiscono i cicli della Natura, quindi la vita dei campi, si compie il racconto figurato, pensato ed interpretato magistralmente dal Ballanti Graziani ma anche direttamente riferibile alle attività della famiglia committente.




A sinistra, una finestra dell'ultimo piano.
È evidente l'economia decorativa "purista".
Al centro, la cassonatura e le mensole della trabeazione.
A destra, il parapetto in ferro.
(Foto Marco Cavina).



L’estrema economia decorativa del “Purismo” tombiano trova la più evidente concretizzazione nel paramento del secondo ed ultimo piano, introdotto da una bassa fascia demarcata da ridottissime modanature limitari e scandito da sei finestre del tutto prive di qualsiasi ornamento o riquadratura di contorno ma soltanto dotate di semplice battente per l’infisso; internamente alle finestre risiede l’unica concessione decorativa: una ringhiera protettiva in ferro, a disegni geometrici e con al centro un fiore ottenuto a sbalzo.

La facciata di Casa Guidi si conclude nella parte sommitale con una trabeazione a cassonatura, scandita da mensole di sostegno a foglie d’acanto ritorte, del tutto simile a quella della già citata Casa Piani – Pasi.


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