La Chiesa della Commenda

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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La Chiesa della Commenda


di Antonio Archi - Maria Teresa Piccinini
da: "Faenza come era", Fratelli Lega Editori, Faenza 1973


Se, terminato il nostro cenno alle chiese e ai conventi che sorsero ed ebbero vita fuori delle mura cittadine dell'epoca manfrediana, ci spostiamo al Borgo che attualmente si chiama Durbecco, incontriamo quel singolare complesso che porta anche oggi il nome di Commenda e ugualmente — almeno nel volgo — quello di Magione. Un accenno vi abbiamo già fatto, a proposito di quello che potremmo chiamare il periodo romanico della storia architettonica di Faenza. E la nostra conclusione è stata, almeno come reliquie d'architettura, del tutto negativa. Se è vero che fin dall'inizio del sec. XII sorse sulla area dell'attuale chiesa un Hospitium S.cti Sepulcri che attendeva alle cure dei pellegrini di transito, e altrettanto vero, secondo Golfieri, che le parti più antiche che oggi con fatica possono scorgersi non risalgono oltre gli inizi dello stesso secolo, ma sopraffatti dalle aggiunte e dalle modifiche successive. E’ importante per la storia dell'edificio un documento dell’Archivio Azzurrini del 1301, che collega per la prima volta la Commenda all'Ordine di S. Giovanni Gerosolimitano, il che ci autorizza a supporre che già fin d'allora quello che doveva diventare l'Ordine di Malta avesse preso stanza colà; il Marchetti a tale proposito asserisce che detto Ordine sarebbe subentrato a quello soppresso dei Templari nelle proprietà che quest'ultimo aveva in Faenza. Vi è però una piccola contraddizione tra le date: infatti il documento Azzurrini sopra citato è del 1301, mentre il Marchetti scrive che i Templari furono espulsi da Faenza nel 1313. Non ci è possibile prendere posizione su tale discordanza. La chiesa quale noi oggi la vediamo subì profondi e radicali rimaneggiamenti, dei quali mettiamo subito in evidenza il portico leggermente ogivale che la fiancheggia lungo la vecchia via Emilia, e l'abbassamento del vano interno che si ebbe, secondo Golfieri, agli inizi del Quattrocento. Poi vi fu, tra di noi, la presenza di fra Sabba da Castiglione, la cui figura d'umanista e di mecenate è troppo nota, perché noi dobbiamo insistervi sopra. I suoi stessi Ricordi, la monografia che gli dedicò il Pasolini Zanelli e altri studi più recenti ne hanno ampiamente messo in luce la nobile figura che segna davvero una tappa nella storia della cultura faentina. Nella nostra città egli venne come successore del card. Giulio de' Medici, il futuro Clemente VII, al quale era legato di viva amicizia; e a Faenza mori nel 1544, trovandovi sepoltura nella tomba da lui stesso apparecchiata, contornata dalle figure dipintevi dal Menzocchi. L'affresco di Girolamo da Treviso nell'abside, e il chiostro attiguo alla chiesa stessa, col fregio in cotto che tramanda il nome del committente, il ricordo della sua biblioteca e della scuola di lettere che egli volle unirvi, le opere d'arte di cui seppe circondarsi, tra cui il busto di S. Giovannino allora attribuito a Donatello, sono ancora oggi testimonianza d'umanità nobilmente spesa. Già pochi anni dopo la fine di fra Sabba, un successore di lui, il commendatore fra Giulio Bravo, nel 1585 procedeva ad altri rimaneggiamenti, sia pure di non grande rilievo. La chiesa della Commenda, infatti, rimase in possesso dell'Ordine fino a tutto il sec. XVIII: ce ne fanno fede, tra l’altro, gl'importanti documenti reperiti di recente dal maestro Ino Savini nella Royal Library di Malta. Si tratta di elenchi di beni in possesso dell'Ordine, rispettivamente datati il primo del 1621, e i successivi del 1778 e del 1789, in occasione di visite priorali, che con termine attuale potremmo chiamare di controllo, eseguite da alte autorita dell'Ordine medesimo. II Savini ha pubblicato, nel 1967, un ampio riassunto della terza delle tre visite, dal quale risulta un patrimonio immobiliare ancora cospicuo, consistente in poderi e appezzamenti di terrene nel forese, e, in città, in alcuni edifici, tra i quali la chiesa di S. Sigismondo che già ci è nota. Vi e pure un elenco abbastanza ampio di arredi e suppellettili diverse; ma siamo alla data fatidica dell'inizio della Rivoluzione francese, che cambiò il corso della storia e il volto dell'Europa.




La chiesa della Commenda  del Borgo (La Masò) in una xilografia di Antonio M. Vassura (1903 - 1948).



La Commenda in una litografia di Giuseppe Ugonia, 1940 c.a.


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