La piazza principale di Faenza è resa unica dalla presenza dei
loggiati, simili nelle forme ma molto diversi nella storia che ha
portato alla loro costruzione. Il lato nord ovest vede la presenza del
loggiato “del Comune”, il lato sud est è invece caratterizzato dal
loggiato “del Podestà”. Per ricostruire le origini e i successivi
sviluppi di questi loggiati è necessario tornare alla Faenza medievale:
nel XIV secolo, al piano terra del Palazzo del Podestà, venne costruito
un portico (detto “dei Sartori”) probabilmente realizzato in legno, che
rimase in piedi almeno fino al ‘500; fu questo con molta probabilità il
primo portico affacciato sulla Piazza di Faenza.
Il loggiato del Comune
Per quanto riguarda il Palazzo del Popolo (attuale Municipio), secondo
alcune fonti fu Astorgio I (1345-1405) nel 1394 a costruire il primo
ordine (ovvero la loggia al piano terra), ma questa notizia non è
confermata. Di certo fu un altro Manfredi (Carlo II) a realizzare la
loggia superiore, e ad ornare il manufatto con splendide pitture e
decorazioni dorate. Teniamo a mente che il loggiato realizzato da Carlo
II verso il 1470 comprendeva solo le prime sette campate dal Corso
Mazzini, perché la Piazza era decisamente più piccola e anche perchè
l’attuale Municipio arrivava più o meno all’altezza della scalinata di
ingresso.
Secondo il Valgimigli nel gennaio 1477 Carlo II obbligò i proprietari
delle botteghe a proseguire la loggia inferiore fino alla Via Severoli,
ma con la cacciata del Principe nel novembre 1477 i lavori si
fermarono. Fu quindi Carlo II (più un Signore rinascimentale che un
combattente
come lo erano i suoi predecessori) a immaginare una Piazza
completamente loggiata (o almeno nel lato del suo Palazzo).
Dopo la caduta della signoria manfrediana, furono i governi successivi
a portare avanti questa idea di Piazza loggiata, ed è particolarmente
interessante constatare come il progetto sia stato portato a compimento
nel giro di trecento anni da regimi completamente diversi fra loro e in
epoche con ideali differenti.
I due loggiati di Piazza del Popolo in un disegno di Romolo Liverani,
raffigurati nella loro forma settecentesca.
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Troviamo infatti che i veneziani ripresero i lavori alla loggia
inferiore, costruendo solo tre campate, e che nel 1515 il portico fu
“costruito di nuovo” (forse vi furono eseguiti degli interventi di
manutenzione). Nel 1561 si fecero altri interventi, infatti arrivarono in Piazza
alcune colonne di marmo da Cesena per sostituirle a quelle vecchie,
ormai compromesse dal tempo. Dopo alcuni anni di proposte, nel 1584 venne realizzata la parte
inferiore della loggia, dall’attuale voltone della Molinella circa fino
alla Via Severoli. Il tutto fu coperto con un tetto in coppi. Il 12 ottobre del 1613 (quindi ventinove anni dopo) fu avviata la
costruzione della parte superiore; fu quindi rimosso il coperto in
coppi e costruita la parte superiore allacciandosi a quella esistente
costruita da Carlo II. A differenza della loggia manfrediana, quella
seicentesca non doveva essere decorata con ori e pitture. Questo lavoro
fu voluto dal Cardinal Rivarola, e alla sua memoria oggi rimane una
lapide al piano superiore della loggia. Dopo un importante intervento di manutenzione nel 1772, il loggiato del
Comune fu completamente demolito e ricostruito nel 1859/60 su progetto
di Ignazio Bosi.
Il loggiato del Podestà
Dopo la scomparsa del vecchio portico “dei Sartori” (avvenuto come
detto in principio all’inizio del ‘500, per mancanza di altre citazioni
nei secoli successivi) a fine ottobre 1759 Gian Battista Campidori
cominciò la costruzione del loggiato inferiore, iniziato dalla Torre
dell’Orologio per poi proseguire fino alla chiesa di Santa Croce
(attuale Palazzo Naldi). I lavori proseguirono per quasi due anni, e il
27 ottobre 1761 venne inaugurata l’opera. Realizzato a spese dei proprietari delle botteghe, il loggiato venne
eseguito “alla maniera del loggiato vecchio”, ossia nelle stesse forme
della Loggia del Comune. Mentre terminavano i lavori alla parte inferiore, cominciarono anche le
opere per costruire la loggia superiore, sempre ispirandosi alla già
esistente Loggia del Comune.
I lavori per questa parte partirono
nell’estate del 1761, per poi arrivare all’inaugurazione il 13 ottobre
del 1764. Il loggiato attuale non è quello settecentesco: nel 1872 l’Ing. Achille
Ubaldini rifece completamente l’opera (inaugurata nel 1875),
arricchendola dal punto di vista dei materiali, ma mantenendo sempre lo
stile rinascimentale.
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Il Palazzo del Podestà senza il loggiato superiore, 1930.
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L’ultimo importante intervento riguardante questo loggiato risale al
1930, quando per problemi di staticità fu smontata tutta la parte
superiore. Per l’occasione si aprì un forte dibattito fra chi voleva
che il
loggiato superiore non fosse più ricostruito (per favorire la visione
dei finestroni del Podestà) e chi invece voleva rivedere le colonne
montate al loro posto (per mantenere l’unità visiva della Piazza). Un
dibattito che finì anche sui giornali nazionali, tanto che il Duce in
persona intervenì per ricostruire il loggiato com’era prima. La loggia
ha subito anche dei danni di guerra: il 17 novembre 1944 la
Torre dell’Orologio venne abbattuta dai tedeschi in ritirata; il crollo
comportò anche il crollo della prima campata superiore della Loggia.
Nel 1946 era in programma la ricostruzione degli edifici adiacenti la
Torre (e anche della campata di loggia crollata), ma alla fine degli
anni ’40 il progetto di ricostruzione della Torre comportò l’isolamento
del monumento, e la Loggia del Podestà venne così mozzata di una
campata.
Particolare del loggiato del Palazzo Comunale.
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Particolare del loggiato del Palazzo del Podestà.
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Differenze fra i due loggiati oggi
A un occhio
frettoloso e poco attento i due loggiati possono apparire identici, ma
non è così. Il loggiato del Comune (ricostruito nel 1860) venne rifatto
con uno
stile molto più classicheggiante rispetto all’originale voluto da Carlo
II; venne mantenuto l’ordine tuscanico al piano terra e quello corinzio
al piano superiore, ma alcuni dettagli (come la doppia colonna in
corrispondenza dei voltoni o il “dado”, ovvero quell’elemento sopra il
capitello della parte superiore della loggia) vennero rimossi per
rendere più solenne la nuova opera. Questi due dettagli sono invece
riscontrabili nella Loggia del Podestà, che al momento della sua
ricostruzione (nel 1872) fu rifatta nello stile della precedente, che a
sua volta si rifaceva a quella voluta da Carlo II. Alcune differenze si
riscontrano anche nei materiali, soprattutto per
quanto riguarda il rivestimento sopra gli archi degli ordini inferiori:
il loggiato comunale è caratterizzato da laterizi a vista, mentre
quello del podestà è rivestito in pietra.
Queste sono le notizie principali riguardanti le logge della Piazza,
iniziate da Carlo II nel ‘400 e concluse nel ‘700; un progetto che ha
attraversato i secoli e che fortunatamente è giunto fino a noi.
Bibliografia:
Antonio Medri, Un Panorama di Faenza del ‘700, Faenza 1928.
Andrea Dari, Il Palazzo del Podestà di Faenza, Faenza 2006.
Dal libro a cura di Carlo Moschini:
"Lapidi e iscrizioni del Comune di Faenza"
le pagine in cui vengono descritte le lapidi in ricordo dei lavori effettuati al colonnato del Palazzo Comunale
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Lapide in memoria dei lavori fatti da Carlo II
Loggiato superiore, nella parete di fronte all VI colonna (partendo da Corso Mazzini) Lapide rettangolare in pietra serena, rotta in tre pezzi. |
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Carlo
II, figlio primogenito di Astorgio II Manfredi, divenne signore di
Faenza alla morte del padre nel 1468. Continuò ad abbellire la città e
il palazzo di famiglia, già sede del Capitano del Popolo, facendo
costruire, circa il 1470 la loggia superiore del palazzo da Corso
Mazzini fino al Voltone della Molinella. Il soffitto della loggia era
affrescato con scene che rappresentavano imprese militari della
famiglia Manfredi. Tali scene erano incorniciate da decorazioni
dorate. Completò le mura della città e cercò di raddrizzare e allargare
le vie principali. Il fratello Federico, vescovo di Faenza, diede
inizio alla costruzione del nuovo Duomo. Ma il popolo, stanco di tasse
e balzelli, si ribellò e, cacciati Carlo e Federico della città nel
1477, acclamò signore di Faenza il loro fratello Galeotto.
Zama, I Manfredi, p. 231.
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Piazza del Popolo - Palazzo Comunale
Lapide in memoria dei lavori fatti dal Cardinale Domenico Rivarola
Loggiato superiore di fronte alla XIX colonna.
Lapide in marmo con fregi scolpiti ai lati. |
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Il
portico iniziato da Carlo II Manfredi nel 1470 fu completato dal
cardinale legato Domenico Rivarola, lo stesso ricordato nella lapide
della Fontana Pubblica. Il Pecile, ricordato nell'epigrafe, era un
portico dell'Agorà di Atene, la Stoà Poikile, che serviva al passeggio
degli abitanti della città, all'amministrazione della giustizia e alle
conversazioni dei filosofi. Diede il nome agli "stoici" seguaci di
Zenone.
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