Evangelista Massi, ma chi era costui?

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EVANGELISTA MASSI, MA CHI ERA COSTUI?

M. Bergamini

    Nell'ultimo pilastro a destra della navata centrale del Duomo di Faenza è inserito il monumento funebre a Evangelista Massi, uomo d'armi morto a Faenza l'11 maggio 1664. II complesso marmoreo è conosciuto da tutti i faentini come “la Jacmĕna". Ma chi è il personaggio raffigurato nel monumento?
Nel 2013 Giuliano Bettoli  pubblicava sul settimanale “Il Piccolo” un articola dal titolo: “Buon Natale!... cun la  Jacmĕna”, nel quale grazie a una notizia passatagli da Marco Mazzotti rendeva noto: “...che il cognome a cui è dedicato il  monumento funebre è Evangelista Massi e non Masi, come sempre si era creduto”.

Evangelista Massi.
Dal libro: “Faenza la Basilica Cattedrale”,(1) riportiamo la descrizione di Pietro Lenzini del: Monumento a Evangelista Masi [Massi] o «della Morte» :  “II complesso marmoreo detto anche «della Morte», consta di tre parti sovrapposte: in basso una figura scheletrica alata reggente un drappo in marmo nero di Como, al centro il medaglione con l'effigie del defunto e infine lo stemma araldico dei Masi. Elemento caratteristico è l’immagine scheletrica in giallo di Siena che agita il drappo con incisa l’epigrafe dorata. L'opera, produzione di artefici romani, è concordemente assegnata dalla storiografia locale alla bottega berniniana (Strocchi, 1838; Montanari, 1882; Rivalta, 1933; Golfieri, 1979). Origine di tale tipologia in cui si uniscono funzione celebrativa e memento mori va cercata in alcune opere ideate dallo stesso Bernini. Il tema della Morte identificata col Tempo che sta a significare l'inesorabile scorrere dell'esistenza o la contrapposizione di vita e morte, connota in chiave malinconica le grandi rappresentazioni dei monumenti  papali di Urbano VIII e Alessandro VII in San Pietro. Ma per il monumento faentino sono rintracciabili diretti prototipi berniniani e per la componente iconologica e per il disporsi degli elementi emblematici; nell'ordine cronologico: la tomba di monsignor Alessandro Valtrini in San Lorenzo in Damaso (1639), la memoria di Ippolito Merenda a San Giacomo della Lungara (1640) oltre a quella di suor Maria Raggi in Santa Maria sopra Minerva (1643).

“La Jacmĕna"
L'evocazione mortuaria congiunta al tono declamatorio della Fama che suggella i meriti del defunto, s'inquadrano in un contesto di solenne teatralità. Dalla tomba Valtrini e dalla memoria Merenda sono desunti la figura scheletrica alata e il panneggiamento; nella prima quest'ultimo in stucco scuro fa da sipario al volo di scheletro araldico, reggente il medaglione con l'effigie, nella seconda il drappo con l'iscrizione è sorretto e agitato dalla Morte. Per il carattere effimero di addobbo in movimento, appeso al pilastro, il riferimento è allo spettacolare monumento di suor Raggi in Santa Maria sopra Minerva dove tra l'altro compare il medaglione col ritratto della Serva di Dio, sorretto da due angioletti. Ma mentre la raffigurazione della Morte nei sopracitati esempi berniniani assume significato ironico, quasi di sfida al tempo, come nel gioco tragicomico della memoria Merenda con lo scheletro che stringe coi denti i lembi del drappo, il monumento faentino rivela, invece, una impronta fortemente realistica e macabra: annuncio angoscioso della fine a cui concorre, nella resa, lo splendore tutto funereo dei marmi policromi”.

Di Evangelista Massi conoscevamo quanto aveva scritto Camillo Rivalta (2): “...nativo di Caldarola, provincia di Macerata e discendente da nobile famiglia, uomo d'armi al servizio prima della repubblica di Genova, poi nell'esercito di S. M. Cattolica nel 1643 per combattere gli Svedesi e i Sassoni alleati, combattente nella battaglia di Lutzen, dove peri il valoroso Re Gustavo Adolfo Wasa, fu dalla Santa Sede, alla quale servì da ultimo, creato governatore di Romagna e comandante generate delle Milizie quivi stanziate. Coprendo tale carica morì in Faenza l’11 maggio 1664. L'erede, Flaminio Morulo, gli innalzò questo mausoleo”.

Nel 1992 Roberto Massi pubblica la monografia sul suo antenato Evangelista Massi (3). Scrive Roberto,  “...è il riassunto di alcune ricerche sulla famiglia Massi che non hanno ambizioni di esaltare glorie e meriti ma solo di stimolare e guidare altri che vorranno perfezionarle...". Dal sopra citato saggio riportiamo le pagine riguardanti la carriera militare di Evangelista Massi "uomo d'armi". Si sono aggiunte alcune fotografia, per rendere il testo più agevole.
 

Note
1) A cura di Antonio Savioli, Faenza la Basilica cattedrale, Firenze 1998.
2) Camillo Rivalta, Il Duomo di Faenza, Faenza 1933.
3) Roberto Massi, Evangelista Massi 1609-1664 – Governatore delle Romagne – Castellano di Ferrara, Macerata (?) 1992.





Monumento funebre di Evangelista Massi nel Duomo di Faenza.




In alto: due vedute del castello di Vestignano.

In basso: il palazzo Massi a Caldarola (Mc) e il pannello informativo.








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