Sebastiano Montallegri:
un faentino nella Legione Straniera
di Nino Drei
"Sono rientrato nella mia
vecchia patria, gli Stati del Papa ove io godo di una pensione,
ricompensa dei miei lunghi servizi, allorché gli avvenimenti politici e
nuove proscrizioni mi hanno obbligato ad andarmene ed a ritornare in
Francia, asilo dei miseri. Dopo la perdita della mia pensione non mi
resta altra risorsa che la mia spada, ad una età di 45 anni, che mi
lascia ancora il mezzo di rendermi utile". Queste poche righe
del faentino Sebastiano Montallegri, indirizzate nel 1832 al
maresciallo Soult, ministro della guerra di Francia, sono l'unico
scritto che ci rimanga. E, d'altra parte, ciò che sappiamo di lui ce lo
descrive più come portato alla spada ed alle carte, da gioco, che
all'arte oratoria o alla penna.

Giocchino Murat,
ritratto da Joseph Franque, olio su tela.
Rueil - Malmaison, Musée National de chateaux de Malmaison et des bois.
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Sebastiano Montallegri o Croci Montallegri come risulta dall'anagrafe
napoleonica faentina, nasce a Forlì da Giovanni e da Anna Conti,
faentina; tutta la famiglia sembra votata interamente alla causa
giacobina prima ed a quella carbonara poi. Il primogenito Luigi,
anch'egli nato a Forlì, dopo la laurea in medicina milita nelle armate
napoleoniche, segue poi Gioacchino Murat ed è instancabile
propagandista di logge carbonare a Faenza, condannato all'ergastolo nel
processo Rivarola partecipa ai moti del 1831, viene arrestato dagli
austriaci e detenuto a Venezia per emigrare poi in Francia ove milita
nelle file mazziniane; un altro fratello, Atanasio, partecipa pure ai
moti carbonari ed un altro ancora, Francesco, getta la tonaca
benedettina per seguire Napoleone prima e Murat poi.
Sebastiano, che nel 1811 risulta domiciliato a Faenza "da anni"
con tutta la famiglia, risiede nel Rione Nero, contrada Emiliano
Emiliani 311, l'attuale via Giuseppe Maria Emiliani 2, in una casa di
proprietà del fratello maggiore Luigi. La sua data di nascita è
incerta: per l'anagrafe faentina (1) è nato il 21 gennaio 1784, per il
Mambelli (2) il 22 agosto dello stesso anno, per gli stati di servizio
della Legione Straniera (3) il 20 agosto 1796 ed infine, secondo la
traduzione dell'atto di battesimo conservato nel suo fascicolo della
Legione il 20 gennaio 1786 (4).
L'indicazione dell'età data dal
Montallegri stesso nella lettera a Soult, datata dicembre 1832, indica
un anno ancora diverso: il 1787. Comunque sia l' 11 luglio del 1803, a
soli sedici anni secondo il Mambelli (5) (ed in questo caso il suo anno
di nascita sarebbe il 1787 come effettivamente indicato dal Montallegri
stesso), Sebastiano si arruola volontario come semplice soldato nel 2°
Reggimento di Linea dell'esercito cisalpino.
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Meno di due mesi dopo il
faentino, nonostante la giovane età, è nominato caporale, sergente dopo
un anno, aiutante ufficiale nel 1810, sottotenente due mesi più tardi e
capitano nell'ottobre del 1813. Nel 1805 combatte al blocco di Venezia,
nel 1806 e 1807 è nel napoletano dove partecipa all'assedio di Gaeta,
nel 1808 è nelle isole dello Ionio da dove rientra l'anno successivo
nel 1812 partecipa alla campagna di Russia, combatte poi a Lipsia dove
viene ferito al braccio sinistro e decorato con la Corona Ferrea.

L'Ordine della Corona Ferrea, recto e verso.
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Il 12 luglio del 1814, come tutti i reduci delle armate
napoleoniche che l'Austria non può lasciare "disoccupati", entra nel 2°
Reggimento Oltrepadano di linea, ma nell'aprile del 1815, con altri
tredici ufficiali faentini fra i quali Pier Damiano Armandi e
Sebastiano Baccarini, segue Gioaccchino Murat contribuendo, a seguito
dell'invito delle autorità comunali faentine, all'istruzione ed
all'inquadramento delle reclute chiamate alle armi col bando del 3
aprile. Tramontata l'avventura murattiana Montallegri passa, il 5
giugno, al servizio della Francia col grado di capitano nell' 8°
Reggimento Straniero per essere poi congedato il 19 settembre quando
questo corpo viene sciolto. Nonostante questi precedenti la Commissione
Pontificia per esaminare i titoli ed i gradi degli ufficiali reduci
dalle armate napoleoniche che conclude i suoi lavori il 9 settembre del
1816 riconosce anche a Sebastiano Montallegri il diritto alla pensione.
Nel 1817 una ricevuta manoscritta del colonnello Sercognani si
riferisce con tutta probabilità a lui, pur indicandolo erroneamente
come Giacinto (6): "Faenza, 1°
giugno 1817. Dichiaro io sottoscritto d'aver ricevuto dal Sig. Dot.re
Luigi Crocce Montallegri la somma di cinque scudi romani; e questo per
conto di suo fratello Giacinto a conto di un debito di quest'ultimo di
maggior conto. Dico scudi cinque. Sercognani T.te Col". (7) Questo breve manoscritto del Sercognani, in sé di scarsa importanza,
potrebbe però confermare la necessità di denaro che affligge Sebastiano
a causa della sua passione per il gioco d'azzardo, passione che emerge
anche, come vedremo, dalle carte di polizia. Dopo
il 1817 per qualche anno si perdono le sue tracce, mentre sono invece
molte quelle lasciate dal fratello Luigi che cerca di costituire a
Faenza le più svariate logge carbonare (8).
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Secondo gli storici Vannucci (9) e Mambelli (10) nel
1821-23 Sebastiano Montallegri combatterebbe in Spagna nelle fila dei
costituzionalisti, ma di questa sua nuova campagna non solo non
esistono conferme né nelle pubblicazioni della Legione Straniera che
pure sono estremamente precise, né nella sempre documentatissima
"Rivista Militare" (11). È certo comunque che nel 1821, a seguito
delle delazioni di Camillo e Giacomo Laderchi, il Montallegri viene
colpito da misure politiche ed esiliato. Durante il suo esilio un
rapporto di polizia al Cardinal Legato di Ravenna, rapporto che non
cita alcuna sua partecipazione alla guerra civile spagnola, lo descrive
in maniera non certo lusinghiera: "Possidente,
ed ex ufficiale Italiano. Esiliato. Si crede relegato a Ferrara.
Soggetto dedito al giuoco, irrequieto, e sempre associato coi pretesi
Settarj. Si unì all' Armata Napoletana benché appartenente ai reggimenti
Oltrepadani al soldo dell' Austria. Sull' attuale di lui contegno si
possono richiamare le informazioni della Direzione di Ferrara."
(12). Ma il suo esilio a Ferrara non dura a lungo poiché il cardinal
Rivarola intende arrivare al famoso processo che da lui prende nome con
il maggior numero possibile di imputati detenuti; vengono così
arrestati a Ferrara, oltre ad altri inquisiti, sia Sebastiano che il
fratello Luigi. Fra i 513 condannati del 1825 "Sebastiano Montallegri del fu Giovanni di Faenza Ufficiale reduce in pensione", colpevole di cospirazione, riporta una condanna a quindici anni, ridotta, come tutte, di un quarto. Relegato a Ferrara viene liberate dalla prigionia dalla
rivoluzione del 1831 dalla quale è posto al comando della Guardia
Nazionale di Cesena durante la campagna dell’Umbria. Nel marzo il
generale Sercognani, riferendo sull'azione da lui compiuta ad Amelia
cita il Montallegri, capo battaglione di Faenza, che alla testa di un
distaccamento di romagnoli ha rimontato la riva sinistra del Tevere
fino a Todi ed ha raggiunto la stessa riva fino a Perugina (13). Il 18
dello stesso mese Montallegri comanda l'ala sinistra dello schieramento
della Vanguardia che, giunta
sino ad occupare la forte posizione di Arrone, sul fiume Nera, domina
la strada di Rieti dalla salita delle Marmore. Il 24 marzo, con un
documento indirizzato al generale Sercognani, l'ala più intransigente
dei suoi ufficiali reagisce coraggiosamente all'invito alla resa
proclamato dal Governo:

La Croce della Legion d'Onore, recto e verso.
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"Signor Generale, Pervenutoci
nelle mani il proclama del 20 corrente, firmato dal Presidente del
Governo, e dai Ministri dell'Interno e della Guerra, nel quale ci
consiglia di cedere le armi contro forze nemiche che venissero ad
invadere le nostre provincie, noi, Signor Generale, qui dinnanzi a voi
altamente protestiamo che non saremo mai per annuire a questo
consiglio, da che siamo intimamente persuasi, che indegno sia per una
onorata milizia Italiana. Noi
proclamammo la libertà; ed è nostro dovere di sostenerla, e il
giuriamo, colle nostre armi, per essa abbiamo volonterosi incontrati i
pericoli, con uguale intrepidezza incontreremo la morte. Noi aspettammo
fin d'ora, o Signor Generale, i vostri comandi con quella impazienza,
che infiamma dei cuori liberi, e forti, per correre a piantare il
Vessillo Tricolore al di là delle rive del Tevere; e quando ne
sorrideva la più cara speranza di vittoria, e di trionfo, ispirataci
dalla giustizia della nostra causa, dal coraggio della nostra armata, e
da' felici progressi di essa, una esortazione si proclama dal Governo
indegna di lui, che ad un atto vile quasi ci esorta, riprovevole da
tutta l'Europa, quella di cedere le armi contro un nemico esterno, che
ci è dappresso. Sapete, o Sigor Generale, che noi siamo fermamente
risoluti di volgergli intrepidi la faccia, e con fermo braccio
disputargli il terreno, come il sostegno dei nostri diritti e l'onore
italiano ci impongono. No saressimo degni di un tal nome altrimenti
operando. Sacro è l'onor della Nazione, e quando l'onor nostro
individuale e la liberta della Patria ci è più cara della vita istessa. Verrà
contro di noi il nemico, e sia pur potente, lo combatteremo da liberi,
e da forti, e pria di porre egli il piede sul nostro campo, fiagli
d'uopo calpestare i nostri cadaveri. Questo che protestiamo innanzi a
voi, Signor Generale, lo giuriamo in faccia alle nazioni tutte della
terra. "(14) Quasi certamente il Montallegri non è l'autore materiale di
questo documento redatto da qualcuno che, come lui, è evidentemente più
abituato a maneggiare la spada che la penna, ma certamente tra gli
undici ufficiali firmatari c'e "Il Comandante dei diversi difensori
della Romagna, Montallegr Capo Battaglione ".
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Soldati della Legione Straniera durante la campagna d'Algeria (1832).
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Crollata ogni speranza Sebastiano Montallegri si imbarca sul trabaccolo
pontificio Isotta comandato dal capitano Lazzarini; con lui, oltre al
fratello Luigi, sono lo Zucchi, il colonnello Olivieri, i faentino
Antonio Liverani, Mamiani ed altri novanta patrioti. La nave, per il
tradimento del comandante, viene fermata in mare da una corvetta
austriaca comandata dal capitano Bandiera padre dei patrioti Attilio ed
Emilio ed i fuggiaschi vengono trasportati a Venezia. Considerate fra i
maggiori responsabili della rivolta il Montallegri è escluso
dall’amnistia pontificia e ripara; temporaneamente in Corsica, ma
rientra quasi subito in Romagna per combattere nuovamente contro le
truppe pontificie del cardinale Albani al Monte di Cesena il 20 gennaio
1832. Dopo la nuova sconfitta esula nuovamente in Francia ove, a
Moulins, fa parte di una commissione governativa per la riforma dei
depositi degli emigrati politici; scrive poi nel dicembre 1832 al
maresciallo Soult la lettera riportata in apertura. Montallegri entra così, il 31 dicembre 1833, col suo grado di capitano,
nella neonata Legione Straniera Francese, allora organizzata su
battaglioni nazionali, ed al comando del 5° battaglione, quello
italiano, è inviato a combattere in Algeria dove la Francia deve
fronteggiare la rivolta araba di Abd el Kader. Nel 1835, dopo una prima
serie di vittorie francesi gli arabi passano nuovamente all'offensiva:
il 26 giugno 10.000 cavalieri arabi attaccano i 2.500 uomini del
generale Trezel al passo Mouley Ismael e due giorni dopo ripetono
l'attacco presso le paludi della Macta. In questa occasione il generale
Trezel cita nel suo rapporto al governatore generale conte D'Erlon
molti legionari e fra di essi il Montallegri proposto per la Croce della Legion d'Onore. Dopo questi combattimenti la Legione viene "ceduta"
provvisoriamente a Maria Cristina di Spagna che, con l'appoggio dei
costituzionali, governa a nome della figlia minore Isabella contro il
fratello del defunto re, Don Carlos. A fianco dei costituzionali, oltre
alla Legione, combattono anche truppe inglesi e portoghesi e, nelle
fila portoghesi i Cacciatori di Oporto sono composti da esuli politici
italiani. La Legione sbarcata a Terragona il 19 agosto 1835 con poco più di 5.000
uomini si riorganizza sopprimendo i battaglioni "nazionali" per
ricostituirli misti senza più tener conto della provenienza nazionale
dei legionari.
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È qui in Spagna, impegnata a combattere per la liberta, che la
Legione, più che in Algeria dove ha combattuto una guerra coloniale,
sente in pieno la propria carica rivoluzionaria; composta in maggior
parte da esuli dagli stati tirannici d'Europa essa sente di combattere
per la liberta dei popoli oppressi. Testimone di questo sentimento è
l'inno che, composto da un giovane sergente maggiore, i legionari
cantano per ordine del generate Bernelle durante tutta la loro
permanenza in Spagna, in marcia come in combattimento:
Nobles proscrits, ennemis des tyrans,
Réfugiés de touts les points du monde;
La liberté vous ouvre d'autres champs,
Où le canon d'un peuple libre gronde.
Sont bruit, par l'orage emporté,
.
Ebranle la vieille Ibérie.
Combattez pour la liberté,
Vous reverrez votre patrie.
Au premier rang, Polonais généreux!
Marchez, l'honneur vous vit toujours fideles:
Pour vous guider, déjà du haut des cieux,
Votre aigle blanc a déployé ses ailes.
La Vierge libre a répété,
En abandonnant Varsovie:
Combattez pour la liberté,
Vous reverrez votre patrie.
Enfants du Rhin, si fiers d'être Français,
En vain les rois ont posé des barrieres;
Rappelez vous qu'en des jours de success
La France libre avait d'autres frontiéres.
L 'arbre du Peuple est replanté,
Guerre à mort à la tyrannie!
Combattez pour la liberté,
Vous reverrez votre patrie.
Italiens opprimés, mais vaillants,
De vos aïeux èvoquez la mémoire;
Vos bords sacrés renferment des volcans,
Et sur leurs flancs dorment des rois sans gloire;
Au jour brillant de leur clarté,
Surgira l'antique Italie.
Combattez pour la liberté,
Vous reverrez votre patrie.
Du Sud au Nord, bravant tous les climats,
O légion! Tu portes ta bannière,
Quand l'univers connaîtra tes soldats,
Tu dots enfin cesser d'être étrangere;
Tes fils auront droit de cité
Sur une terre rajeunie;
Tous les peuples en liberté
Leur offriront une patrie. |

Soldato del Battaglione Cacciatori del Portogallo (1837).
(Acquarello di Arthur Ribeiro).

Soldato della Legione Straniera durante la campagna d'Algeria (1833-35).
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Ufficiale del Battaglione
Cacciatori del Portogallo (1848). (Acquarello di Arthur Ribeiro).

Granatiere della Legione Straniera
durante la campagna di Spagna (1835-39).
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Nell'anno successivo la "Divisione Ausiliaria Francese",
come è stata chiamata la Legione in Spagna, cessa di essere utilizzata
in operazioni marginali e si riunisce sotto il comando del generale
Bernelle, articolata in sei battaglioni; il 5° e al comando del
capitano Sebastiano Montallegri nominato capo battaglione a titolo
spagnolo il 28 agosto. II 24 maggio 1837, nella infausta battaglia di
Huesca, il capitano Sebastiano Montallegri cade alla testa del suo
battaglione senza proferire una parola. II suo ritratto viene scolpito
dalla penna di Von Rosen (15): "Era un soldato molto valoroso, ma
talmente taciturno e chiuso che era impossibile ai soldati affezionarsi
a lui. Egli era il silenzio personificato; non si udiva quasi mai una
parola da lui, poiché egli lasciava anche abitualmente il comando del
suo battaglione all'aiutante maggiore. La sua morte fu come la sua
vita: cadde da cavallo a Huesca, al centra d'un quadrato, colpito da
una pallottola in pieno petto, senza dire una parola, e rimase morto
sul luogo ove cadde." L'avventura di questo faentino coraggioso,
"Italiano oppresso, ma valoroso" come recita l'inno della Legione, che
ha combattuto in tutta Europa sognando sempre la libertà per il suo
paese, scontroso con tutti, si chiude in Spagna combattendo, ma solo
formalmente, sotto una bandiera non sua. Assieme a lui, nella stessa
guerra per la libertà spagnola molti altri esuli italiani sono caduti o
cadranno; altri che combattono nella stessa guerra, come Manfredo
Fanti, Giovanni Durando, Enrico Cialdini, Ignazio Ribotty di Moliere,
più fortunati, riusciranno a vedere avverato il verso della Legione
“Surgira l'antique Italie”.
NOTE 1) Archivio di Stato Ravenna, Sezione Faenza. 2) Antonio Mambelli: I Romagnoli nelle Armate Napoleoniche, Forli 1969 3) Paul Azan: La Legion Etrangere en Espagne 1835-1839, Parigi s.d. 4) P. Azan, cit. 5) A. Mambelli, cit. 6) I fratelli Montallegri si chiamano, in ordine di nascita, Francesco, Luigi, Atanasio, Sebastiano, Giovanni e Teresa. 7) Piero Zama: La marcia su Roma del 1831. II generale Sercognani. Faenza 1976. 8) A. Messeri e A. Calzi: Faenza nella storia e nell'arte, Tipografia Sociale Faentina 1909. 9) Atto Vannucci: I Martiri della libertà italiana dal 1794 al 1848. Volume 2°. Milano 1878.
10) A. Mambelli. cit.
11) Marziano Brignoli: Italia Spagna, rapporti militari. Rivista Militare, maggio/giugno 1988.
12) Elenco Nominativo degl'Individui, che nel 1821 furono colpiti dalle
misure politiche, che per Sovrana determinazione ebbero luogo in questa
provincia. A. S. Ravenna.
13) L Pasztor e P. Pirri: L'Archivio dei Governi Provvisori di Bologna e delle Provincie Unite del 1831. Città del Vaticano 1956.
14) P. Zama, cit.
15) G. Von Rosen: Bilder aus Spanien.
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