Assaltata la diligenza postale Roma-Bologna alla Cosina |
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"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici. |
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Il 31 maggio 1607 “…vicino a Faenza a tre miglia il giovedì mattina tre hore inanzi giorno…” la diligenza partita da Roma il 26 di maggio e diretta a Bologna viene assalita e depredata di tutte le mercanzie trasportate, da una banda di uomini armati in località la Cosina alle ore 2 del mattino. Il Governo Pontificio incarica Andrea Mauro di Spoleto, supremo Magistrato e notaio per gli affari postali, di condurre una investigazione per cercare di risalire agli autori del crimine. Si deve ipotizzarsi che altre diligenze siano state oggetto di assalti in quanto dagli interrogatori si nota come il Magistrato chieda informazioni sulle merci spedita da Roma con le diligenze del 26 maggio1607 del 14 giugno 1608 e del 4 ottobre 1608. Il 17 ottobre 1608 Andrea Mauro inizia gli interrogatori, vengono sentiti per prima tutti coloro che in data antecedente il 26 giugno 1607 hanno consegnato alle Pontificie di Roma pacchi e fagotti, le loro dichiarazioni vengono trascritte dal Magistrato e sottoscritte per conferma da Antonio Vinci Ufficiale Superiore delle Poste in Roma. La diligenza che parte da Roma il sabato 26 giugno 1607 e diretta a Bologna porta nella “valigia chiavata” due fagotti di Pierino e Giuseppe Preralli provenienti da Napoli e contenenti “diversi drappi” colorati. Completano il carico cinque fagotti di seta del peso di 36 libre e del valore di 498 scudi di Napoli di Fulvio Pulci setaiolo in Roma. Il 14 giugno 1608 il forziere della diligenza contiene due fagotti di Alfonso Rinaldini provenienti da Napoli e diretti a Gabriele Mangioli di Bologna, non ne viene specificato il contenuto. Il 4 ottobre 1608 il forziere della diligenza è pieno. Lorenzo Riccardi profumiere in Roma spedisce a Bologna due “malli (involucri) di guanti della concia che montano scudi dieci ” , Antonio Berta consegna un fagotto del peso di 12 libre di seta da consegnare a Francesco Aldrovandi, mentre Giacomino Roncalli affida “tre canne di velluto giallo rigato” acquistate al fondaco di Girolomo Rosellini a Napoli per Carlo Monterenzi di Bologna. La “cassa chiavata” viene completata da Fulvio Pulci il quale dopo aver subito il furto il 31 maggio di 28 libre di seta il 4 ottobre 1608 spedisce “un fagotto in canovaccio” con dentro trenta libre di seta negra indirizzata a Ottaviano Landini, e anche questa viene rubata tra Forlì e Faenza e anche in questa testimonianza dichiara di essere stato informato dal Landini dell’aggressione subito dalla diligenza. ![]() La corriera postale partiva da Roma il sabato mattina raggiungeva Faenza dopo sei giorni e Bologna dopo altri due giorni di viaggio, trasportava passeggeri e mercanzie varie, dal sud venivano inviate sete, velluti, drappi colorati e guanti, il viaggio nel 1608 durava una settimana nel 1835 lo stesso viaggio si porta a termine in quattro giorni. Non ci è dato conoscere se gli autori degli assalti alla diligenza in località Cosina siano mai stati assicurati alla giustizia. Il 25 ottobre 1608 il cardinale legato Caetano, anticipa le decisioni del Magistrato incaricato dell’inchiesta, emanando un ordine ai vari governatori della legazione “Romagnola” di istituire un servizio di scorta composta da due guardie armate le quali dietro un compenso di due scudi mensili assicurino l’integrità alla diligenza che da Roma attraverso Rimini, Cesena, Forlì, Faenza e Imola raggiunge Bologna. ![]() Testimonianze Pierino e Giuseppe Preralli dietro ordinazione di Thomaso Magniano di Bologna consegnano il 16 maggio 1607 alla Posta due fagotti provenienti da Napoli contenenti “diversi drappi” e dichiarano di aver contrassegnato i fagotti con il numero 83 e 84. Antonio Vinci segretario della Posta di Roma conferma e sottoscrive di aver inserito un fagotto nella “valigia chiavata” e spedita il 26 di maggio 1607 e l’altro fagotto di averlo spedito il 2 giugno 1607. La dichiarazione viene rogata il 17 dicembre 1608. Fulvio Pulci, setaiolo in Roma, sottoscrive di aver consegnati il 26 di maggio 1607 alle “Poste del Papa” cinque fagotti di seta da spedire a Bologna di “36 libre di peso di Napoli” del valore di 498 scudi di Napoli. Di essere stato informato dai fratelli Goffredo e Landini Contradeli di Bologna del furto subito alla diligenza il 31 di maggio 1607 e della sottrazione di un loro fagotto contenente libre 20 di seta “cruda” e libre otto di seta colorata del valore di centodieci ducati di Napoli, Antonio Vinci conferma la spedizione al Magistrato. Alfonso Rinaldini mercante in Roma dichiara di aver spedito il 14 giugno 1608 due fagotti ricevuti da Napoli da Leandro Zegliucci e Camillo Sergardie spediti a Bologna a Gabriele Mangiolli. Antonio Berta consegna un fagotto di guanti profumati da consegnare a Bologna a Francesco Aldrovandi per la spedizione del 21 giugno, nella sua deposizione aggiunge di aver spedito il 4 ottobre un fagotto di 12 libre di seta da consegnarsi sempre a Francesco Aldrovandi. Lorenzo Riccardi, profumiere in Roma dichiara di aver spedito a Leandro Bolognini di Bologna il 4 ottobre 1608 “due malli (involucri ?) di guanti della concia che montano scudi dieci ” . Antonio Vinci conferma la spedizione il 17 dicembre 1608 al Magistrato. Giacomino Roncalli spedisce il 4 ottobre 1608 tre canne di velluto giallo rigato acquistati al fondaco di Girolamo Rosellini del costo di otto scudi la canna a Carlo Monterenzi di Bologna, la spedizione viene confermata dall’addetto delle spedizioni Antonio Vinci. Veramente sfortunato Fulvio Pulci dopo aver subito il furto il 31 maggio di 28 libre di seta il 4 ottobre 1608 spedisce “un fagotto in canovaccio” con dentro trenta libre di seta negra indirizzata a Ottaviano Landini, e anche questa viene rubata tra Forlì e Faenza e pure in questa occasione nella sua testimonianza dichiara di essere stato informato dal Landini dell’assalto subito dalla diligenza. |
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