Il Ponte di Rio Pideura

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Il Ponte di Rio Pideura

M. Gamberini -  V. Maggi – S. Saviotti


Il 16 novembre 1889, il Comune di Faenza delibera di sistemare alcune strade “che maggiormente sono utili per l’agricoltura e per le quali i proprietari interessati offrono le più grandi facilitazioni”. Tra le varie proposte, quella più rispondente alle caratteristiche richieste è la sistemazione della strada denominata “del Monte dei Coralli” in quanto, come afferma l’ingegnere capo del Comune di Faenza Giuseppe Tramontani all’assemblea comunale tenuta il 1° dicembre 1890, gli abitanti la zona dei Monti Coralli hanno dato “……le più ampie facilitazioni obbligandosi a dare gratuitamente il terreno e a pagare quei proprietari che non avendovi diretto interesse si opponessero alla cessione gratuita”. La strada da sistemare, prosegue Tramontani nella sua relazione, comprende le località di Pergola e Pideura e l’attraversamento del “grosso Rio della Pideura e raggiunge il confine di Brisighella superiormente alla Casa colonica detta delle Merline dopo di aver percorso una lunghezza di m. l. 2561”. La vecchia strada attraversava il "grosso Rio della Pideura" tramite un ponte in legno costruito intorno al 1831, che durante il periodo invernale era impraticabile per la ripidezza e fangosità delle rampe d’accesso. Per eliminare questi inconvenienti, l’Ing. Tramontani propone di abbandonare il vecchio ponte, tante volte distrutto dalle acque e ormai in uno stato di abbandono, proponendo al Consiglio Comunale una soluzione innovativa e rivoluzionaria per quei tempi. In sostanza, egli propone di accorciare la strada di 337 metri “e costruire un ponte a due arcate sovrapposte onde togliere i punti di pendenza più pericolosi” per una spesa stimata di 51.000 lire. Per abbreviare i tempi, la costruzione viene concessa il 24 aprile 1891, tramite trattativa privata, alla Società Cooperativa fra Muratori ed Arti Affini di Faenza che si  offre di compiere il lavoro per la somma di 28.493,83 lire. I lavori iniziano subito, infatti il 4 maggio la società appaltatrice dei lavori informa il Comune che non riesce a trovare i pali di rovere da mettere a sostegno delle fondamenta dei due piloni, e chiede di poterli sostituire con pali in pioppo abbassando di conseguenza l’importo del capitolato. Il Comune risponde immediatamente affermando “che non può modificare le condizioni del progetto e del capitolato già approvati dal Consiglio, del Genio Civile governativo e dall’autorità tutoria”.
Il 1° ottobre la Società Cooperativa chiede una proroga di quaranta giorni nella consegna dei lavori, a causa della mancanza di acqua per le malte dovuta alla siccità del torrente; non esistendo all’epoca le autobotti per far venire acqua da altri luoghi, la richiesta viene accolta. La situazione cambia drasticamente il 19 ottobre, quando violenti temporali fanno franare il terrapieno “verso l’ala destra a valle del ponte producendo qualche avaria all’ala stessa”. Il 22 dello stesso mese l’Ingegner Tramontani visita il cantiere, verificando che gli operai nel complesso hanno rispettato il progetto, rilevando però una negligenza nel corretto compattamento della terra posta dietro i muri di sostegno. La soluzione proposta, ed attuata, è quella di “accorciare i muri di risvolta, rinforzare le testate delle ali con buoni piloni a torretta fatti con muri eseguiti con somma diligenza…”. La perizia termina con un auspicio: “Il Ponte però che ha un complesso di controforze incalcolabili nulla ha sofferto, e spero che nulla mai soffrirà”. In effetti, per 122 anni il ponte non ha più patito alcun problema, a dimostrazione di quanta perizia avessero tecnici e maestranze dell’Ottocento, anche senza poter disporre dei materiali e mezzi odierni. Il ponte di Rio Pideura, forse l'unico dell'intero territorio faentino, si salva durante l'ultimo conflitto mondiale, perché dimenticato dalla fanteria tedesca della 305° Divisione in frettolosa ritirata oltre il Senio. Il 10 marzo 2013, dopo quasi due mesi di abbondanti piogge, cede la spalletta di fronte a quella interessata dal crollo del 1891. Per ovviare all’interruzione della strada, che aveva praticamente isolato alcune famiglie, il Comune ha interpellato il gruppo di volontari Genieri Pontieri della Lombardia, Piemonte, Veneto e Toscana i quali coadiuvati dalla ditta Sfera hanno montato a tempo di record durante il periodo delle feste Pasquali un ponte Bailey in ferro (messo a disposizione dall’Amministrazione Provinciale di Ravenna) sovrapposto al vecchio. Ammirevole l’impegno e la professionalità del gruppo, che ha lavorato senza interruzione nonostante il perdurare del maltempo. Grazie a loro, il problema è stato risolto e la strada è tornata ad essere percorribile; tuttavia, fin da ora bisognerà provvedere a trovare i fondi per restaurare il ponte ottocentesco, che è ancora in gran parte integro e funzionale, oltre che una struttura di particolare interesse storico ed architettonico. La presenza del ponte Bailey, anche se provvisoria, è inoltre un’ottima occasione per vedere dal vivo un tipo di strutture che ci riporta ai tempi della Seconda Guerra Mondiale.   



Il Ponte dopo il crollo del 10 marzo 2013


Montaggio del Ponte Bailey



Montaggio del Ponte Bailey


6 aprile 2013 il sindaco Giovanni Malpezzi inaugurazione il ponte Bailey.

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