14 anni alla Bastiglia: però!
di Giuliano Bettoli
Delle avventure di due faentini - Antonio e Andrea Azzurrini - ci
racconta tutto il nostro Miro Gamberini in un simpatico volumetto di 38
pagine, intitolato Due faentini nel “Servizio segreto” del Re Sole,
uscito nelle librerie che sarà un mese. Ve ne faccio il riassunto:
merita. State poi da sentire. Dunque, siamo a Faenza a cavallo del
1700: duecento anni fa. Anzi, un po’ più indietro.Gli Azzurrini -
badate bene - erano un’antica famiglia faentina, e con
del chè. Tra di loro c’era stato anche quel Bernardino Azzurrini
(1542-1620), al quale Faenza ha dedicato una strada: sì, via Azzurrini.
Perché? Ma perché lui fu, oltre che un notaio, soprattutto un cronista
e uno storico che ci ha lasciato dei libri molto importanti. Dunque
veniamo prima ad Antonio Azzurrini. Nato nel 1658, nel 1683 viene
nominato “Comandante della Rocca di
Faenza”. Sembra un titolo pomposo, ma la nostra Rocca, in quel momento,
è un posto semiabbandonato. Quindi, quello, è solo un titolo
onorifico. Antonio va a Roma e si mette al servizio, come diplomatico,
del
cardinal De Bouillon che, presso il Papa, rappresenta il Re di Francia.
In quel momento in Europa c’è una delle solite guerre. Stavolta c’è la
“Guerra di Successione Spagnola”. E il cardinale manda il nostro
Azzurrini (padre) a sondare gli umori delle corti di Parigi e di
Londra. E lui, Antonio, in questi delicato compito, si porta dietro,
come “apprendista diplomatico”, anche il figlio Andrea. Sì, Andrea Azzurrini. Allora: Antonio è il padre e Andrea è il figlio. Chiaro?
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Andrea Azzurini
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La Bastiglia
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Quando l’ha avuto sto
figlio? Ve lo dico subito. Lui, Antonio, aveva sposato una certa
Caterina Claudy, ohi, una nobile
di Osimo. E da lei non aveva avuto figli. Ma sto boia di Antonio
quattro anni dopo, nel 1689, un figlio, invece, lo aveva avuto da
un’altra donna di Roma, ragazza: Orsola Orsini. Gli Orsini di Roma: una
famiglia grossa, e di quel poco! Ma la moglie “buona”, la Caterina, è
davvero buona, perché, sia pure
parecchi anni dopo, riconosce Andrea come suo figlio legittimo. Tutto
in regola, quindi. Dunque, i due Azzurrini, padre e figlio, si fermano
a Parigi e lì
incontrano Colbert, che è il Ministro di Luigi XIV: sì, del
famoso “Re Sole”. E Colbert ai due faentini gli propone di entrare al
servizio della Francia come agenti segreti. I due accettano, vanno a
Londra, sondano la situazione politica inglese,
tornano a Parigi e riferiscono a Colbert. Poi, mentre il padre torna in
Italia, il figlio si trasferisce a Utrecht, in Olanda, dov’è in corso
la conferenza di pace: la famosa “Pace di Utrecht”. A Utrecht, Andrea
Azzurrini, sempre a scopo spionistico, frequenta gli
ambienti dei diplomatici europei riuniti lì, come gli ha ordinato
Colbert. Ma, dopo un po’, i suoi padroni, Il Re e Colbert, sospettano
che lui
faccia il doppio gioco. Lo richiamano a Parigi e, appena arrivato -
tràchete! - Andrea viene imprigionato nella Bastiglia! È il 26
agosto del 1712. Non solo. Il padre, Antonio, che è a
Roma, be’, con una scusa viene inviato nell’isola d’Elba a visionare
una fortezza. E quand’è lì - tràchete! - arrestano anche lui, senza un
perché e lo chiudono nella fortezza di Lérins, un’isola davanti a
Cannes. Così, padre e figlio, adesso “sono dentro” tutti e due!
Passano gli anni. Il padre, dopo 10 anni di prigione, riesce a evadere, ritorna in Italia
e - naturale - comincia darsi d’attorno per liberare anche il figlio.
Intanto, il 10 aprile 1724, viene eletto consigliere comunale di
Faenza, con 48 palle bianche e solo 1 nera. Era stimato, si vede, e parecchio.
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A forza di darci, finalmente il 21 agosto 1726, il nostro Andrea, che
in quel momento ha 37 anni (14 in prigione!) viene liberato. Cosa fa?
A Parigi conosce una certa Nanon, che poi era la moglie di un suo ex
compagno di prigione. I due si incamminano per venire a Faenza, ma si
fermano a Firenze. Ma Andrea pianta la Nanon lì, come donna di servizio
degli Antinori e lui, solo, torna a Faenza. Tra i due c’è una fitta
corrispondenza di lettere d’amore: è nella nostra Biblioteca. Lei a un
certo punto gli dice che è incinta, ma lui proprio non ne vuole sapere. Adesso, però, Andrea Azzurrini è nella sua città.
Be’, non si mette a dir su con i nobili faentini sul periodo da lui
trascorso in prigione? Possiamo ben immaginarci tutti i vituperi che
gli dicono. Tra l’altro lo accusano di portare un titolo falso: quello
di San Lazzaro di Gerusalemme! E hanno ragione: è proprio falso. Anche
per tutto questo, nel 1728, Andrea decide di tornare a Firenze
dalla sua (ex) Nanon, ma mentre passa l’Appennino, sul confine, lo
fermano le guardie del Granduca di Toscana. Lo tastano: gli trovano
indosso 15 zecchini, 1 filippo e 8 doppie di Spagna: tutti falsi! Come
falsario, si becca 3 anni di prigione, che farà nel carcere di
Portoferraio. Sti Azzurrini: proprio degli abbonati alla prigione!
Nel 1729 muore il padre, Antonio. Nel luglio del 1730 il
figlio Andrea viene liberato e torna a Faenza. Ma, vecchio vizio,
attacca una relazione, stavolta con una nobile
faentina, Maria Naldi Cacciaguerra. Ma mal gliene incoglie. Perché?
Perché gli avanza solo un mese di vita. Ma io il finale, giallo-tragico
non ve lo dico.
Lo volete sapere, vero? Allora comprate mo il volumetto di Miro Gamberini.
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Sopra, lettera datata 13 maggio 1712 nella quale Jean-Baptiste Colbert assicura che Andrea e Antonio Azzurini
sono"...sotto la protezione Reale e che tutti gli Ambasciatori devono con scrupolo esaudire il loro bon offices in
quanto fanno l'interesse reale". (Bibl. Comunale Faenza, Archivio Zauli-Naldi, Busta 232 A4).
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