Il Baratto di Modigliana
di Luigi Rivola
La storia del baratto di Modigliana è ormai dimenticata dai più, ma
sarà sempre — a dispetto di chi l’ha trattata e la tratta come una
vicenda di poco conto — un capitolo molto importante nella storia della
cittadina romagnola, al pari della grande battaglia del 204 a.C. fra i
Galli e il console romano Appio Claudio, al pari delle gesta dei conti
Guidi e della fondazione della storica Accademia degli Incamminati. Il
«baratto» risale al 1773, quando a Modigliana, in casa dei conti Borghi
di Faenza, si ritrovarono per caso due donne: una francese, che col
marito era ospite dei nobili faentini, e una italiana, che in quella
casa lavorava come sguattera. Entrambe le donne erano incinte e
prossime al parto. Nella stessa notte (la vigilia del Venerdì Santo del
1773), alla francese nacque un maschio e all’italiana una femmina, che
fu chiamata Maria Stella. Nel volgere di pochi mesi dopo questo evento,
il padre di Maria Stella, Lorenzo Chiappini, migliorò notevolmente, e
misteriosamente, le condizioni economiche della sua famiglia, e nel
1777 si trasferì a Firenze, essendo stato nominato capo di una
compagnia di arcieri dal Granduca Leopoldo.
Il castello di Glynnifon
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Maria Stella fu educata a Firenze e frequentò scuole di danza e di
canto. A tredici anni il padre la promise in sposa a un cinquantenne
lord inglese che se ne era invaghito; il matrimonio fu celebrato e poco
dopo la coppia partì per l’Inghilterra, per stabilirsi nel superbo
castello di Glynllivon, dove Lord Newborough, lo sposo, presentò la
moglie all’aristocrazia gallese col titolo di Marchesina di Modigliana.
Da questo matrimonio nacquero due figli maschi, nel 1802 e nel 1803, ma
nell’ottobre del 1807 Lord Newborough passò a miglior vita e Maria
Stella si ritrovò vedova, giovane e ricchissima. Obbligata ad un primo
matrimonio con la forza, tre anni dopo la morte del marito si sposò
nuovamente, ma per amore, con un barone russo, Edoardo Ungern
Sternberg, di nove anni più giovane di lei, che la portò con sé a San
Pietroburgo, avendo dovuto Maria Stella abbandonare i figli perché così
aveva stabilito Lord Newborough in caso di seconde nozze della vedova.
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In Russia, Maria Stella fu ammessa alla corte dello Zar, viaggiò a
lungo e nel 1811 partorì un terzo figlio. Dieci anni più tardi fu
richiamata in Italia per visitare il padre molto malato. Giunse a
Firenze e vi si trattenne perché Lorenzo Chiappini era ormai prossimo a
morire. Un giorno le fu detto che il padre le voleva parlare: Maria
Stella lo raggiunse e il moribondo riuscì in sua presenza a pronunciare
solo la parola «baratto». In seguito non le fu più possibile parlargli
per il divieto postole dai fratelli. Lorenzo Chiappini morì il 21
dicembre 1821 e Maria Stella si trattenne prima a Firenze, poi si
trasferì a Siena, dove ricevette una lettera scrittale dal padre prima
di morire. Scriveva il padre:
La lettera di Lorenzo Chiappini
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«Miledi (!) Giunsi finalmente al
termine dei miei giorni senza aver svelato ad alcuno un segreto che
riguarda me e la Vostra Persona direttamente. Il segreto è l’appresso.
Il giorno della Vostra nascita da persona che non posso nominare e che
già è passata all’altra vita, a me nacque un figlio maschio; fui
richiesto a fare uno scambio e, mediante le mie finanze di quei tempi
accedei alle molteplici richieste con vantaggio; ed allora fu che vi
adottai per mia figlia in quella guisa che mio figlio fu adottato
dall’altra parte. Vedo che il cielo ha supplito alle mie mancanze con
porvi in uno stato di miglior condizione del Vostro Padre, sebbene Esso
pure fosse per rango quasi simile, ed è ciò che mi fa chiudere con
qualche quiete il termine di una vita; serva a voi questa operazione
per non farmi colpevole totalmente, domandandovi perdono di questa mia
mancanza. Vi prego – se vi piace – di tenere in voi questa cosa, per
non fare parlare il mondo di un affare che non vi è più rimedio. Non vi
sarà consegnata questa mia che dopo la mia morte. Lorenzo Chiappini».
A questo punto ha inizio la seconda parte della
storia, che per motivi
di spazio dovremo necessariamente riassumere. Maria Stella dedicò da
quel momento tutta la sua vita e il suo enorme capitale alla ricerca
delle sue origini. Indagò personalmente a Faenza e a Modigliana e
riuscì a ricostruire l’identità dei due francesi ospiti nel 1773 dei
conti Borghi: si sarebbe trattato nientemeno che del duca Luigi
Filippo
d’Orleans e di sua moglie Luigia Maria Adelaide di
Bourbon-Penthièvre,
in Italia sotto le mentite spoglie di «Conti di Joinville». Questa tesi
fu accettata anche dal vescovado di Faenza, presso il quale
Maria Stella aveva intentato una causa per ottenere il riconoscimento
del suo effettivo casato; la sentenza, clamorosa, fu poi parzialmente
annullata, su pressione del Vaticano, con la conferma sì del baratto,
ma operato da genitori ignoti.
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Nel 1830, mentre Maria Stella si
spostava continuamente fra Italia e Francia, scriveva la sua verità su
un diario e dilapidava capitali enormi nel vano tentativo di
raccogliere prove convincenti, Luigi Filippo d’Orleans, figlio
dell’ipotetico «Conte di Joinville» divenuto famoso non tanto per il
baratto, quanto per il soprannome di Egalité, e ghigliottinato verso
l’epilogo della Rivoluzione Francese, fu acclamato re dei francesi col
nome di Luigi Filippo I.
Per Maria Stella era un usurpatore e un popolano di infimo rango, e le
sue rivendicazioni, ormai note a tutti nell’ambiente dell’aristocrazia
italiana, inglese, francese ed ecclesiastica, diventarono estremamente
imbarazzanti e motivo di scherno per i detrattori del re, tanto che il
poeta Giuseppe Giusti in una sua poesia lo chiamò «re
Chiappini». Tra l’altro, a sue spese, Maria Stella fece pubblicare in
italiano e in francese un libro dal titolo «Cambio criminoso di una
bambina del più alto rango con un fanciullo della più vile condizione»;
il libro/accusa venne diffuso nelle librerie francesi, dove tutte le
copie vennero sequestrate per ordine di Luigi Filippo.
Maria Stella morì a Parigi il 28 dicembre 1843, abbandonata da tutti
poiché lei stessa aveva abbandonato i figli e il marito e dilapidato
ogni sua sostanza per inseguire questo irraggiungibile sogno di
giustizia e di nobiltà. Venne sepolta nel cimitero di Montmartre, ma
della sua tomba oggi non v’è più traccia alcuna. Rimane di lei solo una
lapide apposta dai suoi figli inglesi nel castello di Glynllifon, e
rimangono i suoi libri, conservati nelle biblioteche di Faenza e
Modigliana, e gli atti del clamoroso processo di Faenza, che
incautamente sentenziò che il baratto di Modigliana c’era stato.
Maria Stella, Lady Newboroug.
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Perché rispolverare questa storia, ormai sepolta negli archivi? Perché
risvegliare il fantasma inquieto di Maria Stella? Il motivo è una
coincidenza quasi incredibile venuta alla luce grazie ad Internet.
«Navigando» sulla grande rete, mi è venuto in niente una sera di
scrivere su un motore di ricerca il nome «Lorenzo Chiappini». C’era, e
a questo nome erano legati diversi argomenti di cui già ero a
conoscenza, ma la mia curiosità è diventata grande quando ho scoperto,
sul monitor del computer, che in Sudafrica esiste un fondo di
beneficenza che si occupa di finanziare diverse organizzazioni
nazionali, tra cui quello per l’assistenza ai bambini abbandonati, o la
salvaguardia degli animali selvatici. Questo fondo si chiama «The
Lorenzo e Stella Chiappini Trust», ovvero, «Fondazione Lorenzo e Stella
Chiappini». Pazzesco! Non esisteva un indirizzo della fondazione, ma
solo quello di uno degli enti beneficiati. Così ho scritto una e-mail a
questo ente, chiedendo come contattare la Fondazione Lorenzo e Stella
Chiappini. Ho avuto subito risposta. Ho scritto allora, sempre per
posta elettronica, all’indirizzo fornitomi, chiedendo spiegazioni sul
nome della fondazione e spiegandone i motivi; dopo alcuni giorni un
dirigente del fondo, signor Mike Bosazza, di chiarissime origini
italiane, mi ha risposto.
«La storia che mi ha raccontato è
davvero affascinante e mi incuriosisce. Cercherò di dare alcune
informazioni. La fondazione Lorenzo e Stella Chiappini è stata creata
da Stella – Lady Bailey, terza moglie di Sir Abe Baileij. Sir Abe era
un importante magnate delle miniere, e io sono convinto che Stella
fosse molto più giovane di lui. Certamente gli sopravvisse per molti
anni. Stella Chiappini e suo fratello Lorenzo venivano da una famiglia
molto in vista di Città del Capo, ed ella era molto interessata non
solo ai problemi sociali, ma anche alle arti, specialmente al balletto.
Non avendo avuto figli, durante la sua esistenza diede vita alla
fondazione e la finanziò con un generoso lascito alla sua morte. So che
esistono ancora parenti dei Chiappini e un suo nipote acquisito, che
potrebbe darci una mano a chiarire il mistero». |
Una rivelazione davvero sorprendente: una Stella Chiappini ricchissima
in Sudafrica, sposa a un nobile molto più anziano di lei e di origine
inglese, appassionata tra l’altro di danza. Le coincidenze sono
semplicemente e innegabilmente impressionanti. Ed aveva anche un
fratello di nome Lorenzo…
La terza parte della storia di Maria Stella è appena iniziata.
La storia del Baratto di Modigliana nei giornale dell'epoca
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Nella
"Gazzetta di Firenze" del 12 marzo 1825, il giornalista sostiene la
tesi dello scambio dei due bambini, di parere contrario lo scritto del
"Fuggilozio" del 6 ottobre 1855, in cui vengono evidenziati alcuni
contrasti sostenendo che: "Il racconto di Maria Stella, baronessa di
Sternberg, si distrugge colla propria inerosimiglianza, senz'altro
soccorso che quello delle incoerenze che presenta..." Nel "Bollettino della bibblioteca Manfrediana" (n° 41-42) Domenico Savini nell'articolo "The unknown Lady" Maria Stella, romagnola, giglio di Francia di sangiie reale? scrive:
"Da tutto quanto si scrisse al riguardo la verità non riesce con
certezza a farsi strada. Solo cercando nei documenti originali
dell'epoca qualcosa emerge e qualche luce rischiara questo oscuro
episodio. A questo proposito stiamo studiando il voluminoso
incartamento che riguarda il processo intentato nel 1825 dall'avvocato
Tommnso Chiappini, che chiameremo fratello di Maria Stella.
Il "soidisant " fratello di Lady Newborough, che viveva a Firenze,
indignato per il modo di agire di quest'ultima, si rivolse all'autorità
del Granduca di Toscana per far dichiarare false tutte le asserzioni
della nobildonna. L'incartamento, che da solo riempie quasi un volume
intero, è attualmente conservato a Firenze all' Archivio di Stato,
Segnatura: Archivio della Ruota Criminale, Serie: Processi 1814-1838.
Da tale valanga di documenti emergerebbe la falsità delle dichiarazioni
di Maria Stella. Ma è tale la mole di lavoro e così in contraddizione
con la sentenza della Curia Arcivescovile di Ravenna del 1824 la quale
riconobbe le pretese di Lady Newborough, che la matassa sembrerebbe
imbrogliarsi sempre di più".
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La storia di "Maria Stella ovvero cambio criminoso di una bambina del
più alto rango con un fanciullo della più vile condizione" rivive oggi
nella ristampa anastatica della vecchia edizione del 1883, ormai
introvabile. Il libro, venne pubblicato a spese di Maria Stella Chiappini, il
diario come scrive nella postfazione Enzo Staffa ebbe "...un successo
in tutta Europa ma il Re "Borghese" Luigi Flippo Iº
d'Orléans (il barattato) ne fece ritirare le copie dal mercato. È
riedito in Francia nel 1838-1871-1895-1900-1912-1913-1950; in Belgio
nel 1845; in Gran Bretagna nel 1907-1979. Ne vengono tratti 2 romanzi
in gallese, nel 2010 e nel 2011. Ristampa anastatica nel 2010 del libro
in inglese del 1853; in U.S.A., nel 1887, il New York Times solleva
dubbi sulle origini del Re Borghese; edizione del diario nel 1914; in
Italia nel 1833-35-1900 - Commedia in 3 atti del 1925.
Rita Charbonnier nel 2009 per i tipi di Piemme - Milano - scrive il
romanzo "La strana giornata di Alexandre Dumas" in cui cita sia Dumas
padre (scrivano del Re Borghese) sia Maria Stella".
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