La Battaglia di Vicenza del 20 maggio 1848
di Paola Casta - Giorgio Cicognani
Alla
Battaglia di Vicenza partecipò, a sostegno dell'esercito piemontese, anche un
battaglione con circa 700 volontari Faentini guidati da Raffaele Pasi, che partì
da Faenza il 27 marzo. Per l'equipaggiamento, chi aveva i mezzi provvide per sè,
mentre per gli altri concorsero i cittadini abbienti e le donne del popolo che
offrirono i loro orecchini. Fra i volontari vi erano: Girolamo Strocchi, il
conte Tampieri, i fratelli Gaetano ed Emanuele Carboni, il conte Francesco
Zauli Naldi, il conte Achille Laderchi, i fratelli Vincenzo e Leonida Caldesi,
Augusto Bertoni. II 20 maggio 1848 il
presidio alla difesa della città di Vicenza era composto dal Battaglione Civico
di Faenza, dal Battaglione Civico di Lugo, dal Battaglione Alto Reno con due
pezzi di artiglieria, dal Battaglione Civico di Ravenna, da due Battaglioni
della III Legione Romana e dal Battaglione Universitario (arrivato alle cinque
del mattino del 20 maggio): si trattava in tutto di cinquemila uomini, oltre alla
Guardia Civica, comandati dal Colonnello Domenico Belluzzi, ex soldato
napoleonico. |
Achille Calzi. Battaglia di Vicenza.
Olio su tela, sec XIX prima metà.
Museo del Risorgimento e dell'età Contemporanea di Faenza.
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L'esercito austriaco tentò di avvicinarsi una
prima volta, ma il violento fuoco lo impedì, e dopo sei ore di combattimento
dovette ritirarsi, inseguito dalla III Legione Romana. II Maresciallo Radetzki
ordinò però al Maresciallo Thurn di ritornare a Vicenza e di impadronirsene.
Infatti la sera del 23 maggio un corpo austriaco di 18.000 uomini si accampava
non lontano da Vicenza, il cui presidio era stato rinforzato dalla colonna
Antonini e dalle truppe del Generale Durando. II comandante austriaco attaccò
cosi una seconda volta ma, malgrado la veemenza dell'attacco, fu così tenace la
difesa che in nessun punto l'offensiva riuscì; quindi il Maresciallo Thurn,
verso le nove del mattino, diede l'ordine di ritirata. Ma Radetzki non volle
lasciare intentata una terza prova per impadronirsi di Vicenza e assunse egli
stesso il comando della colonna: dopo varie marce per trarre in inganno il
nemico, divise le sue forze in tre colonne e il giorno 8 giugno si avvicinò alla
città. Dopo i violenti combattimenti del 9 giugno i difensori della città
dovettero però arrendersi: Durando annunciò la resa con un proclama alla
popolazione e alle truppe, mentre sulla torre del Palazzo Comunale la bandiera
rossa fu sostituita dalla bandiera bianca. |
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A sinistra il Generale Raffaele Pasi, a destra il Generale Giovanni Durando.
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A Vicenza gli Austriaci ebbero 822
uomini fra morti, feriti e dispersi; le perdite dei difensori furono invece di
1958 unità. I volontari faentini fecero ritorno nella loro città il 22 giugno,
accolti con entusiasmo dai loro concittadini per il coraggio dimostrato sul
campo di battaglia. Con Regio Decreto del 19 ottobre 1886 fu conferita la
medaglia d'oro al valor militare alla bandiera del Comune di Vicenza «per la
strenua difesa fatta dai cittadini contro l'irruenza nemica del maggio e giugno
1848».
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(Fotografia tratta dal Catalogo del Patrimonio culturale dell'Emilia-Romagna_IBC)
Fucile con baionetta detto a luminello (o a capsula),
introdotto intorno al 1830 in sostituzione del fucile a pietra focaia
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Il fucile a luminello
Nella sala del Museo del Risorgimento e dell' Età Contemporanea di
Faenza dedicata ai patrioti faentini si può ammirare un fucile di epoca
risorgimentale detto “a luminello” (o “a capsula”). Questo modello fu
introdotto intorno al 1830 per sostituire il più rudimentale – e
scomodo da maneggiare – a pietra focaia. Il soldato doveva versare la
polvere da sparo nella canna, pressarla, inserire la pallottola e
premere il grilletto; mediamente si riuscivano a sparare tre colpi al
minuto. E’ possibile notare che la canna è di grosso calibro (12 mm).
All’epoca, infatti, per far partire il colpo, veniva utilizzata la
“polvere nera”, che lasciava molto residuo e in un’arma di piccolo
calibro avrebbe ostruito la canna. Per questo motivo la velocità del
proiettile era ridotta e aveva una gittata di soli 300 metri. Il fucile
esposto è stato utilizzato durante la Prima Guerra d’Indipendenza e fu
realizzato dagli armaioli Bordoni - Melli, come si può leggere
nell'incisione sopra il grilletto.
Samuele Gentilini
Studente indirizzo Classico Liceo Torricelli-Ballardini di Faenza.
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Ultima disperata difesa di Vicenza.
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Vicenza è conquistata dalle truppe austriache,
esodo delle truppe volontarie e di una parte della popolazione.
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