Nella Cattedrale di Faenza alterato lo storico assetto del
presbiterio
Il direttivo di Italia Nostra, Consiglio Regionale Emilia
Romagna
L'adeguamento liturgico del presbiterio della Cattedrale di
Faenza aggiunge un ulteriore deludente capitolo alla controversa questione
della tutela dei beni culturali di interesse religioso in rapporto alle
esigenze di culto, già affrontata e discussa da Italia Nostra nel convegno di
Modena del 17 maggio 2012. Lasciando ad altri il commento sui costi, che si immaginano
onerosi (prezioso l'onice iraniano!) e sull'opportunità di affrontarli nelle
contingenze attuali, a noi preme sottolineare la criticità dell'inserimento dei
tre nuovi elementi fissi. Altare, ambone, cattedra vescovile costituiscono un
invadente ingombro visivo che altera la percezione consolidata nel tempo dello
spazio presbiteriale e mortifica la presenza fino ad ora dominante del
prospetto settecentesco dell'altare progettato da Giuseppe Pistocchi. La ricercata scelta pseudo-minimalista degli arredi
costituisce per altro una nota dissonante per materiali e colori rispetto alla
raffinata calda policromia marmorea dell'altare settecentesco che, già privato
della sua funzione con la nuova liturgia, appare ormai irrimediabilmente
ridotto a inerte fondale scenografico. L'aver evitato manomissioni
all'integrità fisica dell'esistente non ci pare accorgimento sufficiente a
giustificare il carattere dell'operazione che in ogni caso si configura come
l'alterazione di un assetto storico consolidato. Ma quello che più sconcerta in questi nuovi arredi liturgici
(così denominati dalla Curia medesima) è il più totale disinteresse che
mostrano per il contesto. Sembra siano stati concepiti, e collocati, da chi non
aveva acquisito nessuna preventiva conoscenza dello stato dei luoghi: e,
irriverentemente, non avesse nessun interesse verso la sacralità del luogo.
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Il nuovo presbiterio della Cattedrale di Faenza. (Foto Raffaele Tassinari).
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Il nuovo presbiterio della Cattedrale di Faenza. (Foto Raffaele Tassinari).
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Solo così si può spiegare come la Cattedra vescovile sia stata
collocata a pochi centimetri dall'altare settecentesco, in posizione assiale,
con lo schienale, alto quasi quanto l'altare storico, che ne blocca ogni
visibilità e persino del tabernacolo. E come le due sedute laterali, identiche
e prive solo di schienale e braccioli, reiterino e rimarchino con la loro
collocazione, se mai ce ne fosse qualche dubbio, questo disinteresse. La delicata questione degli adeguamenti liturgici conferma
come il compito della tutela non sempre sia esercitato sul fondamento di
irrinunciabili principi, ma sia spesso piegato alle opzioni dettate da pretese
esigenze funzionali, fatte prevalere infine sulle ragioni della salvaguardia. E
l'approvazione degli organi della tutela si riduce al lasciapassare, passaggio
conclusivo di un iter del tutto carente, come nel caso della Cattedrale di
Faenza, di quell'approfondimento culturale che avrebbe dovuto indurre la
committenza al doveroso rispetto degli assetti storici e perciò a soluzioni del
minimo impatto (invece bandite nella ambizione di lasciare ai posteri il segno
di una concettual-mente insostenibile competizione con l'antico).
Bologna – Faenza, 2 aprile 2014
Il direttivo di Italia Nostra, Consiglio Regionale Emilia
Romagna
Il nuovo presbiterio della Cattedrale di Faenza. (Foto Raffaele Tassinari).
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