Crepuscolo ottocentesco del Palio di San Pietro

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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 Storia Moderna



Crepuscolo ottocentesco del palio di S. Pietro

Giuseppe Dalmonte

(Pubblicato sul Quaderno n. 8 del 2011 de La Fiera di S. Rocco di Faenza)


Fino a ieri le indagini di archivio su questa tradizione faentina plurisecolare sono state scarse e poco fruttuose. Lo stesso Primo Solaroli(1) , nel 1970, aveva liquidato l’argomento in modo sommario e sbrigativo ricorrendo all’inesorabile decadenza della manifestazione col passare dei secoli e a una citazione poco convincente tratta dagli Annali di Faenza di Bartolomeo Righi concernente la corsa dei cavalli barberi durante la festa del Beato Nevolone, che nel Seicento e nel Settecento si svolgeva lungo la strada di Porta Ravegnana (attuale Corso Garibaldi); invece nell’Ottocento si trasferisce lungo la strada Emilia (attuale Corso Mazzini) “di là da Porta Imolese fino alla maggior piazza, siccome interviene costantemente ai dì nostri”(2) , alludendo il cronista indirettamente sia alla ripresa ottocentesca della festa del patrono dei calzolai sia alla volontà di una gara equestre sul percorso abituale della più importante festa cittadina, quella di S. Pietro.

Avanzi di barbarie
Alcuni mesi fa, in modo del tutto casuale, mi sono imbattuto in un buon numero di documenti conservati tra le carte ottocentesche dell’Archivio Comunale, riguardanti l’attività degli spettacoli pubblici che in età risorgimentale dovevano rispettare particolari disposizioni e norme, e sottostare al vaglio della censura. Infatti, la Deputazione degli Spettacoli esercitava importanti funzioni di selezione, di controllo e di coordinamento delle manifestazioni che si svolgevano nel Teatro Comunale, nell’arena del Gioco del Pallone di Porta Montanara, sulle vie e sulla pubblica piazza in occasione di feste patronali, di fiere o di altre occasioni ludiche come lo stesso intrattenimento della tombola che gradualmente coronerà ogni manifestazione festiva. Tra questi documenti sono emersi numerosi verbali d’iscrizione alle corse dei barberi(3): con indicazione nominativa del proprietario e della città o del paese di provenienza, la descrizione delle caratteristiche fisiche del cavallo e della sua bardatura, il numero assegnato con sorteggio, e il nome delle persone destinate al fermo dei cavalli. Inoltre vari bandi di corse e di feste: oltre a quella di S. Pietro, quella rinnovata del Beato Nevolone protettore dei calzolai il 27 luglio, quella di S. Elena protettrice delle tessitrici il 18 agosto. Infine sono spuntati alcuni protocolli della Deputazione degli Spettacoli e copie di verbali di alcune sedute del nuovo Consiglio Comunale(4) del 1860.

Proprio da quest’ultimo documento, avente per oggetto: “Seduta Consigliare sul mantenere o no la corsa dei cavalli barberi per la Fiera di S. Pietro (11 maggio, 6 e 14 giugno 1860)”(5) , riusciamo a scoprire il mutato spirito del tempo(6) , l’atteggiamento che la nuova classe dirigente liberale faentina manifesta ed esprime sull’antica e consueta corsa dei cavalli che caratterizzava le ore del tardo pomeriggio della festa principale cittadina. Partecipa alla Seduta Consigliare il Sindaco, Gaetano Carboni, con l’intera Giunta(7)  composta dal conte Vincenzo Ginnasi, dal conte Achille Laderchi, dal dottor Filippo Bucci e da Domenico Frontali; oltre agli assessori supplenti: il conte Girolamo Tampieri e Giovanni Zauli. Fra gli altri membri del Consiglio Comunale partecipano mediamente alle tre sedute una ventina di Consiglieri sui quaranta eletti, esponenti delle famiglie cittadine più cospicue per sostanze e per cultura, come il conte Giacomo Zucchini, il conte Benvenuto Pasolini, il conte Francesco Zauli Naldi, l’avvocato Gustavo Betti, il farmacista Angelo Ubaldini, Costantino Galli architetto, il dottor Giovanni Toschi notaio, Giulio Guidi ingegnere, i medici: Giuseppe Pistocchi, Leopoldo Maluccelli, Brunetti ed Elio Bertoni, per non dimenticare il letterato Antonio Morri e Pietro Conti, gestore della più importante azienda tipolitografica e del celebre cenacolo dei seguaci di Dionigi Strocchi. Fin dalla prima seduta il consigliere dottor Nicola Brunetti afferma apertamente che “le corse dei barberi sono un avanzo di barbarie, che dovrebbero abolirsi”(8) . Perciò propone la cancellazione del fondo comunale destinato a queste gare, ma il Sindaco Carboni replica che nel fondo previsto sono comprese spese per altri spettacoli, non all’ordine del giorno, quindi nella seduta odierna non si può trattare dell’abolizione delle corse, bensì del fondo previsto, che il Consiglio può a sua discrezione: aumentare, diminuire o annullare del tutto. Altri consiglieri riprendono il giudizio negativo sulle tradizionali corse equestri già espresso dal Brunetti, alcuni propongono, per evitare incidenti e disgrazie agli spettatori, di installare lungo il corso uno steccato, oppure pali con canapi per trattenere la folla, qualcuno invece propone di sostituire alle corse dei cavalli sciolti o dei barberi, le gare con i sedioli, già in uso da alcuni decenni in altre città italiane, come Padova e Bologna. Il dottor Andrea Fenati afferma che “il Consiglio di Faenza pel primo dia l’esempio di far sparire quest’avanzo dei secoli barbari”(9)  e le sostituisca con un altro spettacolo o intrattenimento innocuo, oppure volendole conservare cerchi di evitare le disgrazie mettendo in sicurezza le corse. Altri Consiglieri prendono la parola per sostenere invece che simili divertimenti recano grandi vantaggi alla città perché richiamano un grande concorso di pubblico. La seduta termina con l’approvazione all’unanimità della conservazione del “fondo assegnato per le corse”, rimandando a un’altra seduta la discussione sull’abolizione delle corse e l’introduzione di misure di sicurezza per prevenire le disgrazie.


La corsa dei berberi durante il Carnevale Romano.

Alla ripresa della seduta consigliare del 6 giugno il dottor Fenati propone la tesi dell’abolizione della corsa dei cavalli barberi sostituendola con un altro intrattenimento o divertimento che non presenti inconvenienti o pericoli. Tuttavia l’avv. Gustavo Betti precisa che “la tenuità della spesa posta in preventivo non è sufficiente per sostituire un qualsiasi altro divertimento”. Invece l’assessore dottor Giovanni Toschi sostiene che bisogna conservare tali corse, che “si fanno in tutti i paesi civili” perché “queste sono un mezzo per richiamare concorso di persone, e quindi di vantaggio alla città”, cercando di prevenire le disgrazie con interventi opportuni. Perciò l’assessore Toschi ribadisce che “il divertimento delle corse dei cavalli sia mantenuto in Faenza” e sollecita la Deputazione dei Pubblici Spettacoli a prevenire ogni inconveniente anche con l’intervento della forza militare. Di fronte all’osservazione di Giovanni Zauli che in molti paesi, per contenere il pubblico, si adottano le funi, Toschi obietta che “per la moltitudine della gente e per la strettezza della strada” sia le funi di contenimento che le palizzate risulterebbero meno convenienti della presenza della truppa. Il Consigliere Pietro Conti propone invece di “tirare delle funi assicurate a pali da Porta Imolese alla Piazza”. Prima di formulare una mozione da sottoporre all’assemblea, l’avv. Betti suggerisce di richiedere a un perito la spesa presunta del “riparo delle funi” lungo il percorso, tale proposta è approvata a maggioranza e indirizzata all’Ingegner Comunale per il preventivo di spesa.

La seduta consigliare del 14 giugno si apre con la lettura analitica della perizia affidata all’ingegnere comunale Ignazio Bosi, circa la spesa occorrente “per apporre lungo il corso di Porta Imolese una cordonata per ogni lato con canapo nella circostanza delle corse dei cavalli sciolti” per una lunghezza complessiva di metri 812, intervallati da n.164 pali di quercia, fissati a terra da n. 164 bocchette di macigno e n. 164 spranghe di ferro per reggere i 1650 metri complessivi di canapo, per una spesa totale di lire 2.156, 98, 4. Il consigliere Pietro Conti obietta che la perizia richiederebbe una riduzione considerevole soprattutto sul prezzo del canapo, che costituisce circa la metà della somma e si trova in commercio a un prezzo sensibilmente inferiore. Il dottor Fenati interviene per concedere che si svolgano pure le corse ma secondo “l’uso toscano, cioè senza tormenti, volgarmente dette perette, studiandosi di avere migliori cavalli” e aumentando la presenza dei soldati. Alla fine della sua perorazione formula la seguente mozione: “che sia mantenuto lo spettacolo delle corse … che i cavalli corrano senza tormenti a togliere ogni aspetto di rudezza al gioco, e che faccia ala per la via fitta linea di militari a togliere gli eventuali pericoli”. Tuttavia la proposta Fenati, che cercava di mitigare gli aspetti di rudezza e di barbarie di tali gare, è bocciata dal Consiglio con 17 voti contrari e solo 5 favorevoli; viene approvata invece a maggioranza, con 13 voti favorevoli e 9 contrari, la proposta dell’assessore Toschi che recita semplicemente: “sia conservato il divertimento delle corse dei cavalli nei modi consueti, usando ad urtare inconvenienti il riparo della truppa”.

Le ultime corse dei cavalli barberi.
A distanza di venti giorni dalla conclusione del dibattito pubblico sulla conservazione delle corse tradizionali dei cavalli, la Giunta Municipale di Faenza e il Sindaco Carboni, dopo aver ottenuto le necessarie autorizzazioni dal sig. Intendente del Circondario, pubblicano il bando della Corsa dei Cavalli sciolti, detta di S. Pietro, seguendo l’antico formulario dei bandi ottocenteschi, limitandosi solo ad aggiornare la data e le somme dei premi, ora in lire italiane anziché in scudi romani.

AVVISO (10)
Nella domenica prossima 8 corrente avrà luogo in questa Città sull’imbrunire del giorno una Corsa di Cavalli sciolti, col premio di L. 106, 40 al primo che giungerà alla meta, e di L. 26, 60 al secondo franchi da spese.
S’invitano quindi tutti i Proprietari di cavalli barberi di voler concorrere a detta Corsa, sicuri che saranno ben accolti, e riceveranno assistenza e protezione.
Alle ore 11 antimeridiane dello stesso giorno si riceveranno nella solita Residenza della Deputazione dei Pubblici Spettacoli, posta in questo Comunale Palazzo, le denunzie dei cavalli che si vogliono esporre alla Corsa, ed ivi mediante estrazione a sorte verrà assegnato il rispettivo numero.
Sarà in facoltà della Direzione di escludere quei cavalli, che dai Proprietari venissero presentati dopo chiuso il registro, o di assegnar loro l’ultimo numero.
Faenza, dal Palazzo Civico lì 4 luglio 1860

Nel 1861 la Corsa dei cavalli sciolti per la festa di S. Pietro si svolgerà, come di consueto, “sull’imbrunire”, ma più propriamente la domenica 30 giugno. Per l’occasione il Sindaco Gaetano Carboni invita nelle sale del Palazzo Comunale del nuovo Regno d’Italia “alle ore 6 pomeridiane per assistere alla consueta corsa di cavalli sciolti ed intrattenersi in compagnia delle autorità riunite”(11)  i signori Consiglieri Comunali con le loro famiglie, il Comandante Militare di Faenza, il Colonnello Siano e tutti i signori ufficiali con le rispettive famiglie.

Nel 1862, fin dal 23 giugno la Direzione delle Strade Ferrate Romane, attraverso il Capo del Movimento Gorini da Rimini, si premura di interpellare il Sindaco Laderchi(12)  per organizzare il servizio straordinario dei treni da e per Faenza in occasione dei divertimenti straordinari della Fiera di S. Pietro di Faenza, che prevedono un “gran concorso di persone”. Nella lettera di risposta il Sindaco menziona la festa di S. Pietro, la tombola, lo spettacolo teatrale dell’Opera, il ballo, ma non indica la corsa dei barberi. Dimenticanza o pudore?
“La Festa di S. Pietro in Faenza si riduce alla sola Tombola che si estrae alle ore 6 pomeridiane nella Piazza Maggiore ed allo spettacolo dell’Opera e Ballo in questo Civico Teatro che ha principio alle ore 8 ½ e termina all’un’ora del suss. giorno. Il concorso alla Tombola è numerosissimo in confronto agli altri luoghi, stante il grido ovunque acquistatosi e un richiamo maggiore cercasi di ottenere in contemplazione di uno spettacolo che ha celebrità esimie, si crederebbe opportuno e assai comode tre corse straordinarie che si diramassero con due treni da Faenza, l’uno per Rimini e l’altro per Bologna”(13) .
La pioggia sopraggiunta nel giorno di S. Pietro, proprio sull’ora in cui si doveva estrarre la Tombola, costrinse le autorità a rinviare alla successiva domenica 6 luglio sia l’estrazione che la consueta Corsa dei Cavalli sciolti, come prontamente fu annunziato alla popolazione tramite vari manifesti affissi in Faenza e nelle altre città romagnole.
Lo stesso Sindaco Laderchi il 2 luglio scrive alla Deputazione degli Spettacoli “… domenica prossima 6 corrente giorno, destinato per la estrazione della Tombola che compete aver luogo il giorno di S. Pietro, in causa della pioggia, vi sarà la non fatta Corsa dei cavalli sciolti, siccome rilevo è affidato l’incarico di dirigere questo pubblico trattenimento, così per tempo sono prevenuto per quelle disposizioni che saranno necessarie, procurando di regolamentare la sciolta dei Cavalli barberi, onde dare tempo alla Deputazione di condursi alla Piazza ad assistere alla estrazione della Tombola”(14) .
Con quest’ultima corsa, rinviata per la pioggia, sembra calare definitivamente il sipario su una tradizione di corse equestri che, da tempo immemorabile si svolgevano a Faenza, descritte negli Statuti Manfrediani del XV secolo, ricordate da Tommaso Garzoni ne La Piazza Universale di tutte le professioni e mestieri del mondo(15) , come uno dei palii più rinomati delle città italiane del tardo Rinascimento, che ha continuato a replicarsi con continuità quasi ininterrotta per più secoli fino al compimento dell’unificazione nazionale(16) .



A sinistra bando del Palio di San Pietro del 1687, a destra bando per la Corsa dei cavalli berberi in occasione della festa di San Pietro del 1811.

Nella Guida Storica di Faenza il diligente cronista Antonio Montanari ci offre in anteprima una sintetica informazione che ci illumina sull’evoluzione delle gare ippiche faentine. “Il Campo di Marte fatto nel 1864, serve anche per le corse de’sedioli. Esso è lungo m. 280, largo m. 180 e perciò la sua area è di circa Ha 5, pari a tornature 21”(17) .
Qualche decennio più avanti, nel 1908, in occasione delle manifestazioni torricelliane indette per celebrare il terzo centenario della nascita dell’illustre scienziato, un anonimo cronista de “Il Piccolo” scrive sul n. 36 del 6 settembre sulle Corse svoltesi il sabato antecedente 29 agosto un articolo entusiastico e intriso di orgoglio cittadino per il successo della manifestazione:
“Il movimento svoltosi sabato scorso nelle ore pomeridiane mentre il nostro giornale incominciava ad andare in macchina, passerà alla storia. Nulla mai si era visto di simile. La nostra piccola Faenza sembrava divenuta una Milano. In mezzo all’enorme folla che si aggirava per le vie della nostra città e a cominciare dalle ore 13 dirigevasi come una fiumana sempre crescente verso Porta Imolese e Piazza d’Armi. Non solo incrociavansi i dialetti delle diverse città d’Italia, ma udivansi lingue straniere dacché perfino dalla Francia, dall’Austria e dalla Svizzera eransi dati convegno a Faenza diversi amatori di cavalli per assistere alla corsa del Campionato Europeo, ammirare Siliko, l’acclamato più grande trottatore delle piste europee, che correva per la prima volta in Italia. E Siliko non smentì l’imponente, forse mai vista attesa delle sue migliaia di ammiratori, e perdendo nella prima corsa quasi ad accrescere la frenesia dei suoi, battè trionfalmente nelle successive tutti i competitori. Un applauso entusiastico accolse la vittoria, ed oltre le migliaia di lire guadagnate, non mancarono all’illustre trottatore abbracci e baci, di cui esso serberà certo imperitura memoria.(18)”
Nella stessa occasione il settimanale rivale, per colore politico, “Il Lamone”, senza dilungarsi sul resoconto minuzioso delle corse equestri descritte dal settimanale cattolico, si limiterà a pubblicare la lettera di Pasquale Valvassura al Sindaco di Faenza, a nome della Società del Risveglio Cittadino(19) :
“Il grande avvenimento di sabato 29 agosto ha impressionato tutto il mondo sportivo, e le splendide corse al trotto effettuatesi nella nostra città saranno ricordate con orgoglio nella storia di Faenza. Questa Società ha quindi decretato che nell’Ippodromo Faentino venga sempre disputato il Campionato Europeo e aumentato possibilmente il premio. Il sottoscritto ha bisogno quindi dell’appoggio di tutti e specialmente del Municipio per mandare ad effetto il suo divisamento. Fa quindi preghiera alla S. V. Ill.ma perché venga stanziata in bilancio ogni anno la somma di lire cinquemila, salvo di restituire al Comune la somma di lire tremila se gli incassi bastassero a sopperire le spese. Il sottoscritto ha anche in vista il progetto per una fiera di cavalli nel mercato bovino nella settimana in cui avrebbe luogo la Riunione di Corse. Alla Città ne verrebbe un vantaggio grandissimo, quindi calcolo molto sul di Lei autorevole appoggio onde ottenere la richiesta somma. Tutte le città d’Italia concorrono per somme molto maggiori per le Riunioni di Corse e Fiere, e sperasi quindi che Faenza non vorrà restare al di sotto delle città consorelle. Il sottoscritto s’impegna poi, come sempre, di mettere in opera tutta la sua attività onde venga coronata da splendido successo la sua idea.(20)”

I Berbar Mudìran (21)
(Sonetto di anonimo poeta faentino di un secolo fa, al tempo dei primi Giri d’Italia)
I’ha abulì al cors di berbar, parché i dseva
Ch’l’era un quèll senza sens, senza rason,
E che l’era una còsa ch’l’an i vleva,
Parché cal béstci al fèva cumpassìon;
Difàti par fèi corrar, ij metteva
In s’la schìna dal pàli piìni d’spruncòn,
E in te saltè, e in te corrar uj avneva
E sang zò par la panza e pr’ì gallon!
E adèss?? Adèss invezi di caval
I fa corrar i stcìen dal zintner d’méja,
Ch’i sangona, ch’is stcianta, e i va e mazzèll.
E pr’unòr de prugrèss, e par tnì so
E gran… Sport, us pàrmett una pazzèja,
E us arvena la pòvra zuventò!

I barberi moderni
Hanno abolito le corse dei barberi, perché dicevano / che erano cose senza senso e irrazionali, / Era una cosa da cancellare, / perché quelle povere bestie facevano compassione;
Infatti, per spronarle a correre, gli ponevano / sulla schiena delle palle con aghi e tormenti, / tanto che nel correre e saltare, gli procuravano / ferite sanguinolente lungo la pancia e le cosce!
E adesso cosa succede? Ora invece dei cavalli / fanno correre degli esseri umani per centinaia di miglia, / tanto che arrivano al traguardo sanguinanti, stravolti e sfiniti.
Ciò avviene in nome del progresso e per esaltare / il grande Sport, ma si commette una grande pazzia, / perché in questo modo si rovina la povera gioventù odierna!


  Note
 
 1) P. Solaroli, Niballo il palio di Faenza, Faenza, Lega, 1970, pp. 66-67.
 2) B. Righi, Annali della città di Faenza, Faenza, Montanari e Marabini, 1841, vol. 3, p. 291
 3) G. Dalmonte, Gli antenati illustri del Niballo Palio di Faenza, Faenza, Stefano Casanova Editore, 2009, pp. 69-70
 4) Dal 12 giugno 1859 il governo pontificio era decaduto e il tricolore era stato issato sugli edifici pubblici.
 5) Archivio di stato di Ravenna, sezione di Faenza, ACM, Carteggio, b. 485, 1860.
 6) Cfr. La testimonianza di G. Pasolini-Zanelli: “La povera bestia, guernita di palle di piombo a punte di ferro e di altri arnesi di tortura che dovessero eccitarla ad andare, trafelata, sanguinante, doveva percorrere l’intero Corso, in mezzo ad una folla stipata che la stimolava con urli, fischi e battiture. E tristo al mal arrivato ronzino che restava ultimo! La gente talora anche con pericolo gli si stringeva intorno, e fino coi bastoni lo straziava”. In  G. Dalmonte, Gli antenati illustri del Niballo Palio di Faenza, op. cit., p. 68
 7) Per le notizie sui membri della Giunta e del Consiglio Comunale di Faenza: A. Drei, I primi quaranta consiglieri comunali di Faenza, in  Sindaci di Faenza dall’Unità a fine Ottocento, Agenda 2006 della “Società di studi storici faentini”.
 8) Archivio di stato di Ravenna, sezione di Faenza, ACM, Carteggio, b. 485, 1860. 
 9) Ivi
10) Archivio di stato di Ravenna, sezione di Faenza, Bandi, 1860.
11) Archivio di stato di Ravenna, sezione di Faenza, ACM, Carteggio, b. 499.
12) Achille Laderchi sindaco dal 28 novembre 1861 al 13 febbraio 1863
13) Archivio di stato di Ravenna, sezione di Faenza,, ACM, Carteggio, b. 512
14) Ivi
15) T. Garzoni nella sua opera enciclopedica, pubblicata nel 1585 e ristampata varie volte in seguito, ricorda Faenza sia per le maioliche sia per i corridori da pallio. Per le prime scrive “oggidì in Italia tutta la gloria pare che tocchi a Faenza in Romagna, che fa le maioliche sì bianche e polite, e a Pesaro nella Marca d’Ancona, che lavora ottimamente intorno a questo mestiero”; per le corse equestri afferma: un cavallo ben disciplinato e veloce “potrà adoperarsi dai corridori al pallio, starà benissimo alle mosse, porterà comodamente, farà la corsa compitamente, ottenerà il pallio a guisa d’un barbaro, come si usa in Fiorenza, in Mantova, in Bologna, in Faenza, e in molti altri luoghi d’Italia, …”.
16) Anche nelle maggiori città italiane si verificò negli stessi anni la decadenza delle corse dei cavalli barberi che si svolgevano in occasione del carnevale o di feste patronali: Firenze, Roma, ecc.
17) A. Montanari, Guida Storica di Faenza, Faenza, Marabini, 1882, p. 262
18) Il Piccolo, 6 settembre 1908. Il Campionato Europeo si svolse a Faenza il 29 agosto 1908.
19) La Società del Risveglio Cittadino organizzò corse al trotto “il 27-29-30 agosto con premi di L. 23.000. Tra queste si svolse il 29 agosto la Grande Corsa del Campionato Europeo con un premio corrispondente di L. 10.000 che richiamò un folto pubblico da ogni parte d’Italia”. Serena Scardovi, L’Esposizione e la città tra Ottocento e Novecento, p.74 in Comune di Faenza, L’Esposizione di Faenza del 1908, Faenza, Stefano Casanova Editore, 2008.
20) Il Lamone, 6 settembre 1908.
21) La Fira D’San Pir del 1911.

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