Disegni di Romolo Liverani con i ruderi del ponte sul fiume Lamone...

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
Home
 Storia Moderna


Disegni di Romolo Liverani con i ruderi del ponte
 sul fiume Lamone dopo la piena del 1842


 Marcella Vitali

Introduzione

Negli anni ’80, Anna Rosa Gentilini, che tutti ricordiamo con affetto e rimpianto, mi chiese il favore di accompagnarla a vedere tre album di Romolo e Tancredi Liverani in vendita presso una libreria antiquaria. Si trattava di disegni molto interessanti, alcuni di notevole qualità, che avrebbero potuto arricchire ulteriormente il già notevole fondo di disegni di Romolo Liverani nella Biblioteca Comunale di Faenza (M.VITALI, I disegni di Romolo Liverani, in La Biblioteca Comunale di Faenza. La fabbrica e i fondi, a cura di Anna Rosa Gentilini, Studio 88, Faenza 1999,pp. 159-168). Gli album, successivamente acquisiti grazie al finanziamento della Banca del Monte e Cassa di Risparmio di Faenza, entrarono in Biblioteca nel dicembre 1985, poi indicati con i nn. 10bis, 11 e 12 del Fondo Liverani. Il n. 10bis in particolare, è un album slegato costituito da 30 fogli con 51 disegni a matita, a penna, a penna acquarellata di formato diverso, che comprende vedute di Faenza e dintorni, con date comprese tra il 1843 e il 1866; si distinguono per particolare sensibilità grafica e scioltezza del ductus i disegni a matita (nn.5-14) che documentano la rovina del ponte delle torri a seguito della piena del Lamone nel 1842 e che si pubblicano oggi in questa sede.

I disegni

Dopo 60 ore di pioggia ininterrotta, il 14 settembre 1842 una spaventosa inondazione fece crollare buona parte dell’antico ponte delle torri, risparmiando solo la prima arcata con la torre a guardia della città. Il ricorrere frequente dell’immagine del ponte in diversi dipinti e targhe devozionali faentine lo fa ritenere il simbolo della città, oggi diremmo il ‘logo’; è lecito quindi immaginare l’impressione destata in città dal venir meno del proprio simbolo identitario. Un primo ponte a tre arcate sul fiume Lamone lungo l’asse della via Emilia era stato costruito già in età romana, successivamente nell’ultimo periodo comunale era stato ricostruito almeno per la parte relativa alle arcate conservando però i basamenti del precedente, quindi i piloni e le testate. Sul ponte, lungo 72 metri e largo 5,30, forse nell’età di Francesco Manfredi, tra il 1313 e il 1320, erano state erette le due torri merlate (base m. 5 x 7, h. 27m.) che avevano conferito il caratteristico aspetto medievale, una poggiante sul secondo pilone verso il Borgo, l’altra di testata con funzione di porta di ingresso alla città, su cui nell’ottobre 1837 fu murata la targa in terracotta con l’immagine della B.V. delle Grazie, come sulle altre porte della città.



Romolo Liverani, Il ponte delle torri
Album 10 bis, tav. 3, Inv. 219568,
disegno a penna acquarellato in seppia, cm. 26,2x35,3.
Scritta: “Il Ponte di Faenza Prima che cadesse per
la Piena del 1842 alli 14 di settembre alle ore 10 3/4 della Mattina”.
A seguito dell’inondazione era rimasta in essere la torre verso città oltre alla prima arcata, poi successivamente demolite nel timore della loro instabilità in caso di una eventuale ricostruzione.In sostituzione del ponte delle torri fu costruito a monte un ponte di legno e solo dopo 22 anni nel1865 un ponte di ferro. Romolo Liverani aveva ripetutamente rappresentato il ponte delle torri in diverse decorazioni murali e dipinti a tempera oltre che in svariate vedute (le più celebri quelle dell’Album conservato in Pinacoteca Comunale e diverse negli album della Biblioteca), una di queste divulgata anche dalla traduzione in incisione da Achille Calzi senior. Lo aveva ripreso da diversi punti di vista: la torre all’imbocco del ponte dalla piazzetta dell’Anconetano, dal Borgo verso città, dalle mura di Sant’Ippolito, dalla zona del Borgo all’altezza di porta Torretta. Probabilmente diverse vedute furono eseguite anche dopo il crollo elaborando appunti precedenti, tuttavia Romolo seppe cogliere anche l’aspetto pittoresco del ponte in rovina dopo l’inondazione con quella innegabile e personalissima resa grafica, che ben traduce la curiosità per il soggetto, il luogo e la situazione particolare. La serie dei dieci disegni a matita parrebbe quasi una sorta di reportage fotografico dettato dal desiderio di fissare sulla carta e nella memoria l’immagine di un brano di vita vissuta ma anche di una storia della città. Solo in un caso, il disegno di apertura della serie, utilizzando la torre superstite e i ruderi del ponte verso il borgo come quinta, la veduta si spalanca verso l’ampio orizzonte di un paesaggio denso del folto della vegetazione fino alle prime colline, quasi un omaggio ai paesaggi del venerato maestro Pietro Piani. Tra i dettagli descritti il nuovo ponte di legno per l’attraversamento del fiume, la densa vegetazione che circondava forse la villa Bellaria di Pietro Piani, in posizione leggermente sopraelevata pare intravedere una costruzione, forse villa Il Prato dei Laderchi.
Analoga scioltezza del segno si riscontra quando Romolo utilizza il tratteggio fitto della matita per indicare le zone d’ombra, diradandosi poi per gli effetti di luce, nell’indagine accurata dei ruderi, dell’edilizia minore in prossimità della riva del fiume sul lato del Borgo Durbecco come nella veduta frontale verso città lasciando riconoscere precisi dettagli quali il campanile dei Servi e anche il Borgo con la citazione della prospettiva settecentesca che introduceva al ponte delle torri. I magistrali effetti luministici, soprattutto lo scivolare delle ombre sulle pittoresche rovine lasciano intuire una partecipazione personale ed emotiva quasi il rimpianto per la scomparsa di un simbolo di storia della città, vissuta come un dramma di età romantica, la dimensione del quotidiano e familiare elevata a spettacolo dalla abitudine al mestiere di uomo di teatro.Semmai il filo conduttore in questa serie di disegni è il personale linguaggio espressivo di Romolo in grado di esprimersi con scioltezza e disinvoltura anche con la sola matita che viene fissata consegni più duri e arrovellati nei particolari oppure lasciata scorrere con velocità o nella semplicità perfino ingenua di certi tratteggi, utilizzata ai fini sia descrittivi che luministici non dovendo ricorrere al consueto mezzo efficace dell’acquerello. Ed è infine la semplice matita a raccontare il consumato mestiere di Romolo Liverani e l’eccezionalità della formazione nell’ambiente faentino e presso la Scuola di Disegno, in grado di elevare il disegno a forma mentis per quelle generazioni di artisti e artigiani specializzati che contraddistinsero Faenza fino ai primi del ’900.




Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza dopo la caduta visti
dalle mura di S. Ippolito.

 Album 10 bis, tav. 5, inv. 219570, disegno a matita, cm. 41,5x54,8.
Scritta: Il Ponte Rotto visto dalle Mura dalla Parte di S, Ippolito.


Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza dopo
 la caduta visti dal centro del fiume.

 Album 10 bis, tav. 6, inv. 219571, disegno a matita, cm. 41,5x54,8.
 Scritta: Faenza Ponte visto din mezzo al Fiume guardando al ingiù.


Romolo Liverani Ruderi del ponte e veduta di Faenza
 visti dal Borgo Durbecco.

Album 10 bis, tav. 7, inv. 219572, disegno a matita, cm. 41,4x54,7.
Scritta: Il Ponte visto dalla Parte del Borgo Durbecco.

 Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza dopo la caduta visti
 dal centro del fiume verso la collina.

Album 10 bis, tav. 8, inv. 219573, disegno a matita, cm. 41,4x54,7.
Scritta: Il Ponte visto dal ingiù al insù.


Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza dopo la caduta
 visti dal centro del fiume verso S. Ippolito.

Album 10 bis, tav. 9, inv. 219574, disegno a matita, cm. 41,4x54,5.
Scritta: Il Ponte visto dal insù al ingiù.

Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza dopo la caduta
visti dalla porta della città.
Album 10 bis, tav. 10, inv. 219575, disegno a matita, cm. 41,4x54,8.
Scritta: Il Ponte visto dalla Porta della città.


Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza e veduta
della città dal Borgo Durbecco.
Album 10 bis, tav. 11, inv. 219576, disegno a matita, cm. 41,5x54,8.
Scritta: Il Ponte.


Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza visti dalla
 prima torre del ponte.
Album 10 bis, tav. 12, inv. 219577, disegno a matita, cm. 41,2x54,8.
Scritta: Il Ponte.


Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza visti
dal Borgo Durbecco con veduta di Faenza.
Album 10 bis, tav. 13, inv. 219578, disegno a matita, cm. 40,6x54,4.
Scritta: Il Ponte.
Romolo Liverani Ruderi del ponte di Faenza visti
dal rivalino del fiume.
Album 10 bis, tav. 14, inv. 219579, disegno a matita, cm. 41,4x54,7.
Scritta: Il Ponte.



Le vedute fanno parte dell’album 10bis del Fondo Romolo Liverani della Biblioteca Comunale Faenza.
Un sincero ringraziamento alla dott. Daniela Simonini,
Direttrice della Biblioteca per l’autorizzazione alla pubblicazione e alla dott. Silvia Fanti per la collaborazione; per la scansione dei disegni e la soluzione di problemi tecnici un grazie a Federica Giacomini, Mattia Calderoni, Maria Carla Taroni, e Antonio Claudio Riccitelli.



Sezione di Faenza Presidente Marcella Vitali
Vice Presidente Valeria Righini
Consiglio Direttivo Anna Bassi Baldini, Goffredo Casadio, Bianco Ghini, Vincenzo Lega, Alfredo Liverani, Anna Lucca, Luisa Renzi Donati


Pagina correlata nel sito: La memorabile alluvione del 1842, articolo tratto dal giornale "L'Imparziale" del 20 settembre 1842

Home
 Storia Moderna