Un eroe dei nostri giorni: Capitano Valtiero Bertozzi

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Un eroe dei nostri giorni: Capitano Valtiero Bertozzi

di Luigi Solaroli

Il giorno 23 Agosto del 1991, tutti i giornali nazionali uscirono con la seguente notizia: “…nei pressi di Mondragone, in provincia di Caserta, intorno alle 13.30 del 22 agosto, nella frazione di S. Maria in Fonte, è precipitato un aereo G 222 con quattro militari a bordo, il cap. istruttore Valtiero Bertozzi di Faenza al comando dell’aereo, il co-pilota Mosè Tomasatti e due sottoufficiali, i tecnici di volo Armando Lattaro e Nicola Senatore…”.



                           Capitano Valtiero Bertozzi.




Stemma del Reparto
Sperimentale Volo
           
     Alla prima sommaria perizia ne uscirono i seguenti fatti. Il 22 Agosto del 1991, un aereo G 222 della Divisione aerea studi, ricerche e sperimentazione dell’Aeronautica militare, si sollevò da Pratica di Mare con quattro militari a bordo per un volo d’addestramento dirigendosi a sud verso i monti Aurunci. Dopo aver sorvolato Gaeta, l’aereo iniziò una larga virata per tornare verso Pratica di mare, è a questo punto che qualcosa non funzionò, probabilmente uno dei motori entrò in avaria iniziando a bruciare costringendo l’aereo ad abbassarsi sopra la cittadina di Minturno, piccolo centro in provincia di Latina. Gli abitanti lo videro con un motore in fiamme a pochi metri dai tetti del paese; col fiato sospeso lo seguirono e lo videro precipitare avvitandosi in direzione delle case popolari dell’Ina. Due testimoni della tragedia, Domenico Pimpinella, impiegato comunale e un ragazzo di dodici anni, Enrico Mastontuomo, raccontarono di aver visto l’aereo virare a sinistra e abbassarsi sempre più.

Imagine by Giorgio Ciarlini - G. 222 TCA.
Aeronautica Militare - 14° Stormo 8° Gruppo.
Taken at Cameri AB.
www.giorgiociarini.com
Aereo identico a quello precipitato il 22 agosto 19
91. 





Stemma
dell'Aeronautica Militare


     Uno dei motori, quello di sinistra, emetteva un denso fumo nero.Essendo Bertozzi al comando del velivolo, diede la massima potenza ai propulsori, ma il velivolo si avvitò su se stesso precipitando al suolo. Tuttavia riuscì a portare l’aereo fuori dal centro abitato e per evitare di colpire le villette adiacenti alla strada provinciale che collega la periferia di Santa Maria in Fonte a Minturno, dovette sacrificarsi assieme ai suoi compagni. Il giornale Il Messaggero del 23/8/1991, scrisse che il pilota, vista l’impossibilità di portare l’aereo in quota e prima di precipitare, riuscì a scaricare nella campagna ca. 2200 litri di kerosene.

     Le fiamme, altissime avvolsero subito la carlinga intrappolando gli occupanti in una sfera di fuoco. Questo è ciò che videro i primi soccorritori, due volontari della protezione civile del Servizio emergenza radio che tentarono di spegnere l’incendio: “…quando arrivammo vicino alla carlinga, raccontarono Alessandro Caraccio e Michele Camerota, l’incendio era già molto forte. Vedemmo chiaramente tre corpi nella cabina di pilotaggio e un quarto dietro, nella fusoliera.

Il monumento di Aldo Rontini  che Faenza
ha dedicato  al Capitano Valtiero Bertozzi.

    Il nostro estintore da 10 kg fu inutile, il fuoco, alimentato anche dal carburante dell’aereo, ebbe la meglio.  Secondo i componenti di una squadra antincendio del Corpo forestale, il "G. 222" aveva tentato qualche chilometro prima un atterraggio di fortuna, nei pressi di Cerri Aprano, ma la zona era coperta da fitti pioppeti e il pilota dovette rinunciare alla manovra di emergenza. I cadaveri parzialmente bruciati, rimasero per alcune ore fra i rottami dell’aereo, coperti da un lenzuolo portato pietosamente da una residente poco distante, in attesa che giungesse il magistrato incaricato delle indagini. I tecnici militari giunti sul posto, sentite le descrizioni dei testimoni, ipotizzarono che il pilota Valtiero Bertozzi avesse fatto di tutto per evitare di finire sulle case riuscendo anche a evitare i palazzi popolari che le abitazioni isolate sulla collina. Il G 222 è un aereo di trasporto, lungo 22.70 metri con un’apertura alare di Mt 28.70. Fu progettato e costruito in Italia avendo la proprietà di volare a bassa quota scaricando materiale da un’altezza di 3 metri. Valtiero Bertozzi nacque a Faenza il 6 luglio 1960. La sua passione per il volo si manifestò fin da ragazzo. Racconta l’amico Roberto Cembali che lo conosceva fin da piccolo, che già allora collezionava modelli d’aerei e li costruiva.
  Dopo la scuola dell’obbligo, quest’amore per il volo lo portò a iscriversi all’Istituto Tecnico Aereonautico di Forlì. Conseguito il diploma di maturità, superò le severe prove di selezione e ammesso all’Accademia aeronautica militare di Pozzuoli.  Ottenuto il brevetto di pilota, si dedicò con impegno e dedizione ad attività di alto profilo tecnico e tecnologico, compiendo numerosi voli di trasporto in Italia ed Europa. Fu chiamato a far parte del team di lavoro che valutò l’AMX, l’aereo destinato a sostituire il Fiat G 91 fino a testare il voli del Tornado con esperienza in Canada e Inghilterra per la verifica dei sistemi di guerra elettronica. Ottenne anche la qualifica di pilota collaudatore sperimentale dell’Aeronautica militare italiana. Un sogno raggiunto a prezzo di anni di sacrificio e di duro addestramento. Anche se per anni Bertozzi rimaneva lontano da Faenza, con la città natale aveva sempre mantenuto un saldo legame, nei momenti liberi giungeva in visita alla famiglia composta dai genitori e una sorella oltre ai vecchi amici.
La notizia sui giornale dell'epoca


Il monumento dedicato ai piloti da Minturno.



     Per il valore dimostrato al capitano Valtiero Bertozzi, fu conferito, postumo, il grado di tenente colonnello. Il funerale avvenne nella chiesa di s. Agostino, dove Valtiero era conosciuto e ben voluto, seguito da innumerevoli faentini presi da commozione. Così lo descrive un altro amico Claudio Gorini: “…sempre disponibile e allegro, un grande esempio di vita, un fuoriclasse dell’aria, ma anche in terra, un ottimo carattere…” La bara avvolta nel tricolore, era scortata da un picchetto d’onore composta di sei giovani dell’8° stormo di Cervia. In alta uniforme i Carabinieri e gli agenti della Polizia municipale. Poi la bara fu trasportata nella sua casa in via Stradello Cappuccini, dove gli amici di sempre subentrarono ai militari per accompagnarlo all’ultima dimora. Fin dal giorno del funerale si fece strada fra un gruppo di amici l’idea di progettare qualcosa per ricordarlo e per onorarne la memoria. Nacque così l’associazione <Il Volo infinito>, presieduta dall’infaticabile Claudio Gorini, con lo scopo di dedicare a Valtiero il parco Stacchini, vicino alla casa dove abitava e un monumento. Il giorno 23 Settembre del 2001 il sogno diventò realtà. Faenza nel 2001, gli ha dedicato un monumento di bronzo collocato nel parco Stacchini ora <Parco Valtiero Bertozzi>. L’opera è stata realizzata dall’artista Aldo Rontini. Alla cerimonia d’inaugurazione della scultura, era presente il sottosegretario alla Difesa, Filippo Berselli, il sindaco Claudio Casadio, il presidente del Comitato “Il volo infinito” Claudio Gorini, il presidente della sezione di Faenza dell’Arma Aeronautica, Umberto Mazzavillani e una rappresentanza ufficiale dell’Aeronautica militare.


ROMA - Sono morti per evitare che il loro aereo, in avaria, precipitasse sulle case, provocando una strage. Non hanno avuto neanche la possibilità, una volta superato il centro abitato, di gettarsi col paracadute: l' aereo, un "G. 222" della Divisione aerea studi, ricerche e sperimentazione dell' Aeronautica militare, era ormai troppo basso ed aveva un motore in fiamme. Lo schianto, tremendo, è avvenuto a meno di 200 metri da alcune villette. Le fiamme, altissime, hanno subito avvolto la carlinga: per due ufficiali, il pilota collaudatore Valtiero Bertozzi, il co-pilota Mosè Tomassetti e per due sottoufficiali, i tecnici di volo Armando Lattaro e Nicola Senatore, non c' è stato nulla da fare.

I primi soccorritori, due volontari della protezione civile del Servizio emergenza radio, hanno tentato di spegnere l' incendio con un estintore, ma il fuoco, alimentato anche dal carburante dell' aereo, era ormai troppo forte. La sciagura, che non mancherà di riaprire le polemiche sui voli militari presso i centri abitati, è avvenuta poco dopo le 14. L' aereo era decollato alle 13.33 dall' aeroporto di Pratica di Mare. Ai due piloti e al tecnico di bordo s' era unito, all' ultimo momento e per caso, anche l' altro tecnico, Nicola Senatore. Il velivolo aveva preso quota, dirigendosi a sud verso i monti Aurunci. Dopo aver sorvolato Gaeta, il "G. 222" aveva iniziato una larga virata per tornare verso Pratica di mare. Ed è a questo punto che qualcosa non ha funzionato; probabilmente, uno dei motori è entrato in avaria, iniziando a bruciare. Due testimoni della tragedia, Domenico Pimpinella, impiegato comunale ed un ragazzo di 12 anni, Enrico Mastontuomo, hanno raccontato di aver visto l' aereo virare a sinistra e abbassarsi sempre più. Uno dei motori, quello di sinistra, emetteva un denso fumo nero. Il "G. 222", a volo radente, ha sfiorato tre abitazioni. Il pilota ha dato la massima potenza ai propulsori, ma il velivolo s' è avvitato su se stesso precipitando al suolo. "Quando siamo arrivati vicino alla carlinga - raccontano Alessandro Caraccio e Michele Camerota - l' incendio era già molto forte. Abbiamo visto chiaramente tre corpi nella cabina di pilotaggio e un quarto dietro, nella fusoliera. Il nostro estintore è stato inutile, non abbiamo potuto fare niente per salvarli"". L' aereo, nello schianto, s' è spezzato in due tronconi; la cabina e parte della carlinga sono rimasti sul luogo dell' impatto, la parte centrale e la coda sono invece schizzate ad un centinaio di metri di distanza. Secondo i componenti di una squadra antincendio del Corpo forestale, il "G. 222" aveva tentato qualche chilometro prima un atterraggio di fortuna, nei pressi di Cerri Aprano, ma la zona è coperta da fitti pioppeti e il pilota ha dovuto rinunciare alla manovra d' emergenza. L' unica possibilità di portare a terra l' aereo, con danni limitati, è stata vanificata, forse, dal cedimento ulteriore dei propulsori. Il pilota, quindi, per evitare di colpire le villette adiacenti alla strada provinciale che collega la periferia di Santa Maria Infante a Minturno, ha dovuto sacrificarsi assieme ai suoi compagni. Sul posto della sciagura, nel pomeriggio s' è recato il capo di stato maggiore dell' Aeronautica militare, il generale Stelio Nardini. E la Seconda legione aerea ha nominato una commissione tecnica per stabilire le cause dell' incidente. La magistratura di Latina, a sua volta, ha aperto un' inchiesta sulla tragedia. I resti del velivolo sono presidiati da uomini della "Vigilanza aeronautica" e da carabinieri; oggi, probabilmente, saranno portati in un hangar di Pratica di Mare. C' è un fitto mistero, però, sulle caratteristiche del volo che stava compiendo il "G. 222". La spiegazione, ufficiosa, è che si trattava di una normale fase addestrativa per i piloti. Ma è probabile che, in realtà, si stava collaudando qualche particolare apparecchiatura. Vale la pena di ricordare che il "G. 222", un biturboelica costruito dalla "Aeritalia" (oggi "Alenia") su specifiche militari, è un velivolo da trasporto a medio raggio con alti requisiti di manovrabilità e capacità di decollare ed atterrare in brevi spazi. Può volare a bassissime quote (fino a 5 metri) per il lancio di carichi fino a cinque tonnellate ed è impiegato anche nella lotta contro gli incendi e per interventi di Protezione civile in Italia e all' estero. Recentemente, tale tipo di velivolo è stato utilizzato per il rimpatrio forzato dei profughi albanesi. Quel che è certo, comunque, è che il "G.222" può volare, in condizioni di sicurezza, anche con un solo motore in funzione. E questo rende ancora più misteriosa la causa della tragedia. La sciagura di Minturno ha riaperto una durissima polemica sui voli militari nei pressi di centri abitati. Meno di un mese fa, nella stessa zona (Sabaudia), un altro velivolo di Pratica di Mare, un "Mb 326", era precipitato sulla riva dopo aver sfiorato decine di bagnanti. I due piloti, proprio per evitare di falciare chi si trovava sulla spiaggia, si erano gettati col paracadute all' ultimo momento. E, ieri, molti ricordavano la strage in una scuola di Bologna (6 dicembre ' 90, 12 morti), colpita in pieno da un altro velivolo militare.





Commemorazione per gli aviatori scomparsi il 22 agosto 1991 nei cieli di Santa Maria Infante (LT)






5 settembre 2015.

Marina di Minturno commemorazione per i
militari dell'Arma Azzurra tragicamente scomparsi  nell'incidente in volo avvenuto 24 anni fa nei cieli di Santa Maria Infante.






23 settembre 2001.
Inaugurazione monumento a Faenza





Faenza, 23 settembre 2001.
Inaugurazione del monumento di
Aldo Rontini  che Faenza
ha dedicato  al Capitano Valtiero Bertozzi.
(Foto Raffaele Tassinari)








A lato,
i famigliari del pilota scomparso,
il sindaco di Faenza, Claudio Casadio,
e monsignor Roberto Brunato.
(Foto Raffaele Tassinari)

 
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