Il giornale più venduto a Faenza nel 1883: L'IMPARZIALE
di Nino Drei
"L'Imparziale"
nasce a Faenza il 30 gennaio del 1840 e cessa le pubblicazioni il 31
marzo del 1847 dopo essere stato sospeso per due volte negli ultimi due
anni. Si definisce "foglio periodico di scienze, lettere, arti e
varietà nel centra della Romagna" che "si pubblica nei giorni 10, 20,
30 di ciascun mese"; il costo dell'abbonamento annuo, per lo Stato
(Pontificio) è di scudi 1 e 50 (circa 52.000 lire attuali). Quando
pero, dopo una breve sospensione dal 31 dicembre 1843 al 15 maggio
1844, riprende le pubblicazioni "si pubblica di otto pagine ogni 15 di
o di quattro ogni settimana ".
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Fino al giugno 1840 viene stampato dalla
tipografia Pietro Conti all'Apollo, poi da Montanari e Marabini ed
infine da Vincenzo Marabini e Figlio. Direttore-proprietario de
"L'Imparziale" è il faentino Vincenzo Rossi (1803-1870), letterato
formatosi alla scuola del classicismo romagnolo che ha nell'altro
faentino Dionigi Strocchi il suo nume tutelare, ma non del tutto chiuso
alle nuove influenze romantiche. Al suo fianco si pone, come
"coestensore", nel gennaio del 1842,l'abate don Giuseppe Maccolini. Nonostante
il giornale di dichiari apolitico non sempre i suoi lettori sembrano
rispettare tale scelta poiché l'avviso "Si pregano i cortesi Signori
che vorranno favorirci di Articoli a non toccare in questi direttamente
o indirettamente la linea politica " viene più volte pubblicato.
Certamente sia Vincenzo Rossi che i suoi collaboratori hanno idee
politiche ben precise; non sono certo liberali spinti o mazziniani, ma
sono comunque, quantomeno, riformatori anche se hanno scelto come linea
editoriale quella di contribuire alla difesa della lingua italiana e
del culto dei nostri classici per preparare il terreno di maturazione
di una coscienza nazionale in momenti nei quali l'oscurantismo del
pontefice Gregorio XVI tocca il culmine.
L'abate Maccolini poi è
"liberale" senza misteri, tanto da essere costretto a svolgere la
propria collaborazione a "L'Imparziale" dalla vicina Repubblica di San
Marino ove si è rifugiato dopo i moti del '31. Nel 1846 compare come
"coestensore" Augusto Bertoni, anch'egli letterato e liberale che
combatterà poi nel '48 a Vicenza col Battaglione Pasi e nel '49 alla
difesa della Repubblica Romana per finire poi i suoi giorni suicida
nelle carceri pontificie nel '53. Certamente "L'Imparziale" è pieno di
versi celebrativi che inneggiano a Gregorio XVI, al cardinal Legato
Amat, al Vescovo Folicaldi, a matrimoni ed a morti; è insomma lo
specchio di quella Faenza che Giosué Carducci descriverà nel 1862 come
città nella quale "... Si fan sonetti o altro per ogni matrimonio per
ogni monacazione e per messe nuove e per guarigioni, e si stampano, e
si attaccano ai muri per le strade. E ognuno ne dice il suo giudizio
sul serio. Qualche volta, dieci o dodici anni fa, nascevan divisioni e
guerre..." |
L'Imparziale.
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Ma,
accanto a questo diluvio di poesia, non mancano gli articoli di
divulgazione scientifica, in particolare di scienze applicate e di
medicina (Gregorio XVI considerava il progresso scientifico e persino
le vaccinazioni come opera del demonio), ne mancano ampie divulgazioni
dei progressi compiuti dall'agricoltura o una costante campagna di
stampa a favore della costituzione anche in Faenza di una Cassa di
Risparmio considerata come motore indispensabile per smuovere un
sistema economico stagnante. Importanti poi per descriverci la vita dei
nostri avi sono le cronache. Accurate e minuziose cronache teatrali,
non solo faentine, ma anche delle città vicine. Cronache dei
divertimenti che rallegravano i nostri avi, dagli spettacoli
pirotecnici al gioco del pallone, cronache dei disastri recati dal
maltempo o dei lavori che si compiono per costruire o migliorare vie di
comunicazione nella provincia o verso gli stati vicini. Non manca poi,
come in ogni moderno quotidiano o rivista, una rubrica di enigmistica.
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