Lunêri di Smémbar

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Lunêri di Smémbar

Quando arriva dicembre, puntualmente esce l'atteso e tradizionale Lunario che è conosciutissimo in tutta la Romagna; ma forse pochi ne conoscono la storia.Nacque la notte di S. Silvestro del 1844 durante una riunione di artisti che erano riuniti nell'Osteria di Marianàza a Faenza per festeggiare l'anno nuovo, in modo molto modesto, come era costume a quei tempi. Al termine della serata, mancavano i quattrini per pagare l'oste, allora uno della combriccola (l'artista e scenografo Romolo Liverani) si fece portare un foglio di carta e su di esso disegnò un uomo dal vestito a brandelli a cavalcioni di un magro ronzino seguito da altri personaggi anch'essi malmessi: era il Generale degli Smembri che si dirigeva verso la locanda della miseria.
Poi il Liverani, assieme ad un altro artista faentino (Achille Calzi), scrisse sul foglio un «Discorso generale» nel quale faceva profezie e pronostici sulle stagioni e sugli avvenimenti politici.
Finito il lavoro, i due artisti consegnarono il foglio all'oste esclamando: «Prendi, sarà la tua fortuna». Ed è stata davvero un'impresa fortunata la pubblicazione di questo Lunario; iniziatosi nel 1845 col nome di Lunario Faentino e proseguito poi dal 1847 col nome attuale di Lunêri di Smémbar, ora il popolarissimo Lunario stampa decine di migliaia di copie distribuite in tutta la Romagna.
Non c'era casa romagnola che non esponesse questo Lunario attaccato alla porta della cucina o della stalla (ora è di moda la tavernetta) e in moltissime famiglie ci sono tuttora decine di Lunari sovrapposti l'uno sull'altro. Nel 1941 l'«Unione Sindacale per i lavoratori dell'agricoltura» ne acquistò trentacinquemila copie da regalare alle famiglie dei coloni e dei braccianti agricoli.
Ora è richiesto anche da comunità, da ditte, enti, banche, ecc.; ed è in vendita in tutte le edicole di Romagna e anche nelle più prestigiose librerie.Purtroppo i primi numeri sono ormai rarissimi, e i collezionisti che ambiscono ad averli, pagano cifre da capogiro quelle annate ormai introvabili, oppure devono andare nelle biblioteche che li possiedono per farsene fotocopia.
Anche quest'anno il Lunario è uscito in tutte le edicole con la famosa zirudella che dal 1949 viene scritta da Masì Piazza (in passato la zirudella fu scritta da Tartagni Angelo e Vittorio, Claudio Albonetti, Piero Peroni, Don Drudi, Arturo Monti); e siamo sicuri che avrà la fortuna che da oltre 150 anni lo perseguita. Dal 1989, il Lunario, sempre nella sua veste grafica tradizionale, è passato dal bianco e nero al colore e tenerlo appeso nelle case è, oltre che utile, anche molto decorativo. Dal 1978 i disegni sono di Gianna Canuti Piazza (sorella di Masi).
Nella loro semplicità e spontaneità danno vita al testo interpretando l'anima e il pensiero degli Smembri.

Osteria d' Marianàza
(Da un acquarello di Antonio Maria Vassura - 1903-1948).

Romolo Liverani (1809 - 1872)
...il papà del Lunario
a cura di Gianna Canuti Piazza

Per meglio presentare la personalità di Romolo Liverani, bisogna attingere a quella preziosa fonte costituita dal libro «Il Cenacolo Marabini» di Don Antonio Zecchini - F.lli Lega 1952.  Qui l'autore lo presenta come pittore scenografo di chiara fama, poeta estemporaneo, compagno gioviale, dotato di una loquace comicità, cordiale e rumorosa e lo definisce buon bevitore «al cospetto degli uomini e di Dio». Artista nato, lavorava con meravigliosa sollecitudine e, nello stesso tempo, si compiaceva di sentir chiacchierare, dimodochè, non solamente dipingeva con olimpica serenità, ma prendeva parte arguta ai discorsi degli altri. Aveva profondo il senso della amicizia e in lui si ritrovava un non so che di spontaneo, generoso e leale che lo rendeva simpatico a tutti. Romolo Liverani fu innanzitutto un pittore romantico dotato di fervida fantasia ed un acuto osservatore dell'ambiente provinciale che riprodusse con ricchissima tavolozza. La sua vera gloria fu la pittura di paesaggio che egli, innamorato della natura, rendeva con maestria; quei paesaggi mantenevano una inconfondibile fisionomia, erano sapienti nelle tonalità dei colori, pregevoli per i piani e gli sfondi, felici nelle prospettive e pieni di rilievo e animazione. In Romagna, nelle Marche e nell'Umbria vi sono decorazioni in ville, in chiese e soprattutto in teatri di prim'ordine che testimoniano la sua feconda abilità nella realizzazione di sipari e scene di una notevole originalità e perfezione. Nel 1840 dipinse le scene del nostro teatro comunale ma, pur essendo avvezzo a correre col pennello in vaste superfici, egli seppe anche lasciare una traccia della sua originalità in piccoli quadri e vivaci vignette. Purtroppo tanti suoi disegni sono andati perduti. Egli predilesse il disegno a penna che era per lui la forma piu spontanea di espressione e attinse all'arte classica, alla storia, ai miti e alle leggende. Ogni suo disegno rappresentava un lavoro d'arte perfetto in cui l'anima dell'artista si era espressa con naturale slancio. Nonostante la sua grande operosità e la concorde ammirazione, il Liverani morì nella più squallida miseria. Nella prima loggia a destra del nostro camposanto in un tondo ceramico del Marabini distrutto nell'ultima guerra, potevamo vedere l'effige del Liverani, col suo caratteristico cappello a larghe tese calcato in testa e la sua faccia gioviale e rubizza, con la seguente iscrizione: «L'arte e la patria - piangono una perduta gloria - nel celebre scenografo - Romolo Liverani - che visse umile e placido - fra le vicende di sleal fortuna - e solo retto da cristiana fede - guardò lieto la morte».



A destra Romolo Liverani, a sinistra Lunard Mathieu de la Drôme, primo Astrologo del Lunario dal 1868.

1845 - La prima vignetta del Lunario di Romolo Liverani.

Il lunario edizione - 2016
 

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