Il PARCO DELLA COMMENDA A GIULIANO
Mario Gurioli
Questa fotografia
fu scattata da Raffaele Tassinari il 23 marzo del 2012 in un’occasione
del tutto particolare di cui Giuliano scrisse in un articolo per il
Piccolo del 6 aprile 2012. Sono passati sette anni e di acqua sotto ai
ponti di Faenza, e non solo, ne è passata di quella poca, specie con la
grossa fiumana delle settimane scorse; ci starei a scommettere l’osso
del collo che i più di voi, anche se abbonati a il Piccolo da sempre,
se lo sono scordato il perché di quella foto, ma se ci avete uno
squizzo di pazienza ve la do io una mano a togliervi al tlarâgn dai
cantoni della memoria. È una delle tante che Tassinari scattò
durante la cerimonia, fortemente voluta da Giuliano, per rendere
finalmente ufficiale l’ormai consolidata pace fra la gente del suo
Borgo e quella che sta di là dal fiume. Faentini e borghigiani, per saecula saeculorum, sono stati (nel nostro
dialetto vuol dire ‘instizì che più di così proprio non si può’) e
delle botte se ne sono date, mo dite pur che se ne sono date!
Nonostante i tentativi fatti in varie epoche da chi li governava,
compresi i famosi matrimôni de stradõ, non si era mai arrivati a un
trattato di pace definitivo. Giuliano ci riuscì superando le tante
difficoltà diplomatiche e burocratico-logistiche che si incontrano per
arrivare alla stesura e firma di ogni trattato di pace che si rispetti.

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No, su di sopra, in quel “salone” o piuttosto camerone dove
nei secoli si sono alternati uomini, piccioni, e dove Giuliano, prima
che la Berton si stabilisse ai Filodrammatici, aveva perfino ipotizzato
di farci la sede della compagnia che se ne andava raminga ora qua ora
là. Aveva poi dovuto arzinziê alla sua idea perché l’unica possibilità
di accesso a quel vano è
costituita dalle finestre. Un inconveniente non da poco, che per
l’occasione fu superato grazie all’efficienza dello staff di amici che
davano una mano a Giuliano per la buona riuscita dell’evento,
coordinati da Andrea Bertoni che sovraintendeva a tutta la parte
tecnica della cerimonia.
Dante
Ranzi, della famiglia dei Cavéna di San Biagio, nonché presidente del
comitato San Lazzaro, procurò una piattaforma elevatrice, messa a
disposizione dalla ditta Fantinelli; con quella Giuliano,
autonominatosi
‘borgomastro del Borgo’, e con tanto di fascia tricolore (con i colori
a rovescio) e il suo (si fa per dire) collega Giovanni Malpezzi,
sindaco della città di là dal fiume, ebbero accesso al piano alto della
porta. Lì i due, il rappresentante del Borgo e quello di Faenza, si
strinsero la mano, firmarono e controfirmarono una dichiarazione di
pace perpetua; il borgomastro poi consegnò al collega una copia
dell’antica chiave della Porta delle Chiavi, magistralmente realizzata
nell’officina della ferramenta
borghigiana Tanesini. Nella foto la grossa chiave spicca sul rosso del
cuscino e Giuliano, visibilmente soddisfatto, la mostra al popolo del
Borgo prima dell’inizio della cerimonia. Rimessi i piedi in terra,
sindaco, borgomastro e il loro seguito, trovarono un rinfresco
preparato da Rosa Zama, la Rosa parruchìra, quindi la pace appena fatta
fu suggellata con un bel brindisi!
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Dopo avervi rinfrescata la memoria con la cronistoria
di quanto successe il 23 marzo 2012, passo a parlarvi, e voi state bene
in scvèla, di un’altra cerimonia che si terrà in Borgo sabato prossimo
e a cui siete tutti caldamente invitati. Il primo di giugno alle ore
16, infatti, e’ nòstar sendic, Giovanni Malpezzi, intitolerà l’ormai ex
parco della Commenda al suo collega borgomastro, Giuliano Bettoli,
scomparso il 3 di giugno di due anni fa. Siete tutti invitati, ripeto,
a questo evento, voluto dall’Amministrazione faentina e pienamente
condiviso dal Rione Borgo Durbecco, dagli amici
della Commenda e dalla Filodrammatica Berton per ricordare e’ nòstar
Giuliano che di cose per la sua città e per la Romagna intera ne ha
fatte veramente tante, e tutte sul serio, comprese quelle da ridere.
Mario Gurioli
Tratto da Il Piccolo n. 20 del 31/05/2019
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