Pietro Melandri e le sue Natività

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Pietro Melandri e le sue Natività

di Stefano Dirani

L'ARTE DI PIETRO MELANDRI

Nel primo centenario della nascita mi è sembrato opportune, anzi doveroso, ricordare questo grande Maestro della ceramica del nostro secolo.
Ed è in occasione dell'imminente solennità del Natale, momento più suggestivo e sentito del Cristianesimo che ripropongo ai suoi più attenti estimatori e al pubblico interessato, qualche sua opera sacra inerente la natività che nella luminescenza e nella delicata figurazione dell'artista trova una delle sue più valide rappresentazioni.
L'abilità di Pietro Melandri si riscontra immediatamente nella spontaneità plastica e nell'immediatezza pittorica, nel gusto del colore e nell'equilibrio dei toni, nella tecnica sempre più raffinata e nella varietà dei motivi. Fu l'ansia di sperimentare, il desiderio di scoprire sempre qualcosa di nuovo che gli diedero la forza di lottare nei momenti più difficili permettendogli di ideare nuovi indirizzi decorativi, forieri di ulteriori sviluppi per la ceramica d'arte. Consapevole che per essere veramente all'avanguardia era necessario rinnovarsi dimenticando tutto ciò che potesse riecheggiare forme e stili tradizionali, si indirizzò verso una produzione insolita, utilizzando nuovi smalti e vernici onde ottenere quegli stupendi effetti di iridescenze che hanno caratterizzato la sua attività artistica. Il suo stile personale e la sua abilità gli permisero di ottenere notevoli successi a mostre e concorsi dove presentò i suoi pregevolissimi elaborati, prodigi d'arte, come alle Biennali di Monza del 1923 e del 1925 e all'Esposizione d'Arte Decorativa di Parigi dello stesso anno. Col trascorrere del tempo egli riuscì a raggiungere un' espressione sempre più raffinata sia in campo plastico sia patinando a riflesso o a lustro metallico sia dedicandosi alle grandi opere architettoniche, senza però tralasciare gli oggetti di arredamento. Ceramista affermato, ma sempre attento ad ogni evoluzione espressiva, riuscì, grazie alla sua attitudine e al suo costante impegno, a divenire un vero artista.



Pietro Melandri nei suoi ultimi anni.

        

A fianco firma di Pietro Melandri.

Sotto a sinistra: Natività anni
Sotto a destra  : Natività anni  




Pietro Melandri, piastrella ad altorilievo in ceramica
a lustro raffigurante Natività con stella cometa.



Pietro Melandri, piastrella ad altorilievo in ceramica

policroma,  Natività.








BIOGRAFIA

Nasce a Faenza il 24 luglio 1885 e, dopo aver frequentato le locali scuole elementari, fino al 1905 lavora come apprendista nella Fabbrica di Maioliche d'Arte dei F.lli Virginio (1864-1913) e Venturino (1866-1907) Minardi in c.so A. Baccarini (1826-1890), frequentando contemporaneamente i corsi serali della Scuola d'Arte e Mestieri diretta dal Prof. Antonio Berti (1830-1912). Nel 1906 si reca nel salernitano dove, a causa delle difficoltà incontrate, deve accontentarsi di eseguire decorazioni murali, finché non viene chiamato per il servizio di leva a Torino. Congedato, viene attratto, come tanti altri giovani, dal fervido ambiente culturale di Milano. Lì, dal 1908, frequenta i corsi serali di Brera e per poter vivere lavora come decoratore murale e scenografo. II soggiorno milanese terminerà col richiamo alle armi nel 1916, e dopo un lungo periodo di prigionia ritornerà a Faenza negli ultimi mesi del 1918. La conclusione del conflitto lascia numerosi problemi irrisolti, non ultimo quello dell'occupazione dei giovani reduci. Alcuni di loro provenienti dalla ex Fabbrica Minardi decidono di formare una società con a capo Paolo Zoli (1884-1960), Almerigo Masotti (1891-1971), e Dino Fabbri. Il laboratorio viene subito sistemato nella casa del padre dello Zoli (Carlo) situata in Borgo e anche al Melandri viene proposta l'associazione. Egli non aderisce ma porta il proprio valido contributo come dipendente. Il consorzio però ha una breve vita e, alla sua estinzione, nuovamente Zoli propone a Melandri la costituzione di un'altra società che nasce nel 1919, la «Zoli & Melandri». In un primo momento Francesco Nonni (1885-1976) ha un ruolo molto importante nella nuova fabbrica, dove modella ed inventa nuovi disegni con decori e forme moderne; nascerà così il connubio Nonni-Melandri, che purtroppo non avrà lunga durata in quanto Melandri, nei primissimi mesi del 1920, scioglie anche la nuova società.
L'improvvisa morte del Prof. Achille Calzi (1873-1919) rende disponibile un laboratorio ceramico attrezzato sito in via Roma Nuova (ora via G.B. Borsieri). Agevolato dalla nuova sede il nostro artista inizia l'attività in proprio avvalendosi della collaborazione di Nonni che non durerà però più di un anno. In questo periodo si dedica preferibilmente alla decorazione eseguendo pezzi di gran pregio tecnico ed artistico, sempre orientato verso un decoro tradizionale di buona qualità ma dimostrandosi aperto alle nuove tendenze. L'abbandono della Fabbrica dei F.lli Minardi e Soci da pane degli ultimi titolari Francesco Castellini (1890-1956) e Luigi Masini (1887-1957) e l'incontro col ricco industriale ravennate Umberto Focaccia avvenuto nell'agosto del 1922 porta alla creazione di una nuova società la «Focaccia & Melandri» che ha inizio alla fine dello stesso anno. Nel 1930 avviene il grande incontro con l'Arch. Gio Ponti (1891-1979) che suggella una collaborazione artistica foriera di veri capolavori d'arte. Per Melandri questi sono anni di conferimenti, onorificenze e premiazioni a carattere internazionale, finché Focaccia nel 1931 è costretto da difficoltà finanziarie a sciogliere il legame con Melandri e a vendere l'opificio, stabilendo con il nuovo acquirente di assegnare una parte della proprietà (con ingresso da via F. Salvolini «1809-1838») al Melandri. In questo nuovo ambiente, più intimo, il ceramista riprese a dipingere a olio e ad esprimersi più liberamente, ripresentandosi nuovamente alle maggiori manifestazioni artistiche. Rinnova i successi alla Triennale di Milano del 1933, nel 1937 alla Esp. Universale a Parigi, e nel 1938 ed infine 1939 vince il prestigioso Premio Faenza. Nel periodo bellico sospende momentaneamente la produzione, riprendendo l'attività nel 1946 con tendenze sempre più avanzate che porta avanti per trent'anni con elevata capacita ed intelligenza.
Scompare il 25 ottobre 1976.

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