LA RIVOLTA DEL PANE
di Nino Drei
Già
il 18 aprile [1898] a Faenza si manifesta una certa agitazione per
la disoccupazione di molti braccianti e per un nuovo aumento del pane
che in quel giorno doveva aumentare da 38 a 40 centesimi per la qualità
più comune. II Sotto Prefetto della città interviene presso
l’amministrazione comunale perché non solo si eviti l’aumento, ma anche
perché si trovino con urgenza provvedimenti per venire incontro ai più
bisognosi, ma l'amministrazione rimane sorda alle sue sollecitazioni.
Nella mattina dal 24 una cinquantina di donne si raduna in Piazza
Vittorio Emanuele per protestare contro il prezzo della farina che è
arrivato a 40 centesimi il chilo, ma il pronto intervento di guardie
regie e carabinieri riesce a disperdere in breve tempo l'assembramento
senza che si verifichi nessun incidente.
La mattina successive però le donne che confluiscono alla piazza si
sono triplicate: sono ora circa centocinquanta e molte di loro portano
i figli piccoli in braccio. La protesta è ancora contro gli
insopportabili rincari di pane e farina e ad essa si aggiunge quella
per la mancanza di lavoro. Le autorità di pubblica sicurezza riescono
facilmente a persuaderle a nominare una commissione che, accompagnata
dal tenente dei carabinieri, si reca in Municipio per esporre le loro
richieste, ma qui non trovano né il sindaco, impegnato a Ravenna (1),
ne alcun assessore; solo più tardi la commissione ottiene da qualche
assessore sopraggiunto nel frattempo la promessa che al ritorno del
sindaco si adunerà la giunta e l’invito a ripresentarsi la mattina
successiva per conoscere le decisioni dell’amministrazione comunale.
Nonostante l’esito deludente dell’incontro la manifestazione si
scioglie senza alcun incidente per riprendere però nel pomeriggio
quando le donne ritornano molto più numerose tanto che la forza
pubblica, che sino dalle due ha chiesto al Comandante del presidio di
mettere a disposizione dell’autorità di P. S. 50 uomini di fanteria,
stenta a trattenerle. I primi incidenti nascono poco dopo le cinque da
una ragazzata provocata da una torma di ragazzini che arrivano
schiamazzando da Corso Saffi preceduta da due di essi che hanno
attaccato al collo due latte da petrolio che usano come tamburi; molti
fra i dimostranti si accalcano curiosi intorno ai ragazzini e con loro
carabinieri e guardie regie spaventando cosi i due capipopolo che
gettano gli improvvisati tamburi e si danno alla fuga inseguiti dalla
forza pubblica che ne ferma uno rilasciandolo però immediatamente.

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Due immagini relative alla rivolta del pane del 1898 a Milano
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Nello stesso momento il delegato capo di P.S. Tringalli sollecita
l'intervento della fanteria che non è ancora giunta e,
contemporaneamente, chiede anche l'intervento della cavalleria. Poiché
intanto si è raggiunta l'ora in cui molte attività chiudono una folla
sempre maggiore di curiosi si accalca nella piazza simpatizzando con le
donne e coi disoccupati che si sono anch'essi uniti alla dimostrazione.
Alle sei e mezzo arrivano in piazza 25 uomini di fanteria al comando di
un sergente e Tringalli "pensando che un atto di temerarietà avesse
potuto arrestare l'aumento dei dimostranti e scioglierli e giudicando
pericoloso l'attendere"(2) ordina i prescritti squilli di tromba per
sciogliere la dimostrazione non ottenendo però alcun effetto. Tringalli
ordina allora lo sgombero della piazza ed i 25 fanti percorrono di
corsa la parte libera della piazza fermandosi però di fronte ai
dimostranti che non indietreggiano e che anzi accolgono con
commiserazione i fanti; unici a muoversi sono le torme di ragazzini
presenti che corrono schiamazzando da un punto all’altro suscitando le
risate di tutti. Alle ire del Tringalli la fanteria risponde di essere
impotente a fare di più e, solo a questo punto, arriva il tenente
Pandolfini che ha l'incarico di comandare il picchetto e che dichiara
al sempre più adirato Tringalli ed in modo tale da essere udito dai
dimostranti di essere costretto a ritirare la sua fanteria perché non
può permettere che la folla rida di loro. Solo dopo molte insistenze
Pandolfini accetta di non ritirare la truppa ritirandosi però in
disparte dopo avere dichiarato la sua impotenza a concorrere allo
sgombero della piazza. A nuove sollecitazioni del Tringalli presso la
caserma di San Francesco viene risposto che rinforzi di fanteria
saranno inviati entro venti minuti, molti militari ed ufficiali sono
presenti in piazza fra i curiosi, ma un ordine perentorio del
colonnello comandante del presidio blocca la truppa in caserma. Lo
stesso colonnello, recatosi in piazza ordina, l’immediato rientro in
caserma del picchetto di fanteria, decisione che ritira pochi minuti
dopo, e la sua decisione viene applaudita dai dimostranti. In questa
situazione estremamente fluida nessun amministratore comunale ha il
coraggio, o sente il dovere, di presentarsi alla folla. Si presenta
invece alle sette e mezzo la cavalleria che comincia le cariche e
questa è la scintilla che fa precipitare la situazione. "Le donne
sembravano invase da un furore indemoniato: correvano con fazzoletti
spiegati attorno, contro ai cavalli ..."(3), gli uomini seguono le
donne, nascono le prime colluttazioni, vola qualche sasso. L'unica
autorità presente nella piazza e il colonnello comandante del presidio
militare di Faenza che corre fra la folla "come un padre di famiglia"
(4) cercando di calmare gli animi e disinnescare cosi una situazione
che sta diventando estremamente pericolosa. Durante le cariche di
cavalleria avviene un altro episodio di questa giornata che farà a
lungo discutere: il segretario generate del Comune di Faenza, dottor
Muzio Silvestrini, che ha trascorso la giornata, per motivi di lavoro,
presso il suo collega di Castel S. Pietro. rientra in città verso le
sette e, con un amico, assiste ad una fase dei disordini; quando vede
dimostranti scagliare sassi contro la cavalleria esclama: "Sono cose
dolorose, sono cose indegne di un paese civile, sono cose che non
succedono neppure in Abissinia."(5).

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Altre immagini relative alla rivolta del pane del 1898 a Milano |
Subito dopo la cavalleria si ritira dalla piazza e gli animi sembrano
calmarsi mentre il delegate Tringalli appena appreso del nuovo ritiro
della cavalleria si precipita dal Sotto Prefetto per protestare
nuovamente contro il colonnello comandante della piazza, proteste che
lungo il tragitto ha già espresso con il segretario della Sotto
Prefettura e col Pretore. Poco dopo, ma come un curioso qualsiasi,
giunge il sindaco che, riconosciuto, viene circondato dalle donne che
gli urlano: "Vogliamo lavoro! Ci moriamo di fame! Vogliamo la farina a
10 centesimi la libbra!"(6). II sindaco intimidito non risponde e, di
fronte al suo silenzio la folla reagisce ancora più violentemente
accusandolo di vigliaccheria ed il sindaco spaventato. sempre in
silenzio. si rifugia all’interno della farmacia Ubaldini. La folla che
sperava una qualche risposta si arrabbia ancora di più di fronte alla
fuga e tenta di assaltare la farmacia fermata però non solo dalla forza
pubblica, ma anche da alcuni cittadini presenti tra i quali il maggiore
di cavalleria, fuori servizio, Flammarion ed il repubblicano Ettore
Vicchi che il sopraggiunto Tringalli invita ad allontanarsi e, al
rifiuto opposto, fa arrestare con l’accusa di eccitare le donne contro
il sindaco. I presenti si oppongono all’arresto circondando, senza
colpo ferire, le guardie ed i carabinieri che devono condurre il Vicchi
in caserma ed il tenente di cavalleria Cattaneo si interpone pregando
gli agenti di consegnare a lui il Vicchi ed impegnandosi a condurlo
fuori della mischia. Qualche vetro viene frantumato da sassi e tutte le
botteghe chiudono mentre la folla aumenta; rimane aperto solo il Caffè
Orfeo che non ha portoni e poiché proprio da via XX Settembre sta
ritornando la cavalleria i dimostranti si impadroniscono delle sedie
del caffè ed improvvisano una barricata contro la cavalleria che però
si ritira nuovamente senza intervenire. E’ in questo momento che arriva
dal suo ufficio del Tiro a Segno Giuseppe Masoni, l’ex sindaco
repubblicano di Faenza (7) lungamente perseguitato dal prefetto di
Ravenna Serrao ma molto amato dai faentini. Masoni, personaggio
estremamente flemmatico, arriva in piazza col suo cane sottobraccio e,
vista la situazione, sale su di una sedia, sempre col cane in braccio,
tenta di calmare i dimostranti esortandoli alla calma, alla dignità ed
al rispetto del prossimo. Nel frattempo alcuni scalmanati iniziano a
demolire il selciato e sassi cominciano a volare mentre qualcuno urla
di assaltare il caffè; Masoni sceso dalla sedia sempre col suo cane in
braccio si butta davanti all'ingresso del caffè impedendo l'ingresso a
chiunque e nessuno osa toccarlo. Superato il momento delicato risale
sulla sedia e riesce a convincere i dimostranti a recarsi dal Sotto
Prefetto per chiedergli di farsi mediatore affinché il sindaco, sempre
nascosto all’interno della farmacia Ubaldini, escogiti qualche rimedio
per aiutare i dimostranti. La folla lo ascolta e lo segue, ma fatti
appena pochi passi Masoni è raggiunto dal Tringalli con parecchi agenti
e carabinieri che cerca di convincerlo a recarsi da solo dal Sotto
Prefetto, cosa che Masoni rifiuta sia perché vuole che anche dei
dimostranti siano con lui sia perché ritiene che in tale modo si
riuscirebbe a sgomberare la piazza (8) ed evitare altri incidenti.
Mentre i due stanno discutendo un sasso sfiora la fronte di Masoni e
colpisce vicino all'occhio destro il Tringalli che urla all'indirizzo
di un dimostrante, Angelo Bassi,: "Vigliacco! se hai il coraggio tirane
un'altra!" (9) al che interviene Masoni che, dopo avere esclamato
all'indirizzo di Tringalli un: "Non e lui, non e lui." (10) definisce
inconsulto I'atto ed esorta nuovamente la folla alla calma ed a
seguirlo. Tringalli corre allora alla Sotto Prefettura passando per la
Molinella (11) per precedere la folla che segue Masoni e dare l’allarme
della temuta invasione racimolando lungo il tragitto il delegato
Argenti ed alcune guardie con le quali chiude l'ingresso del palazzo.
Altra dura impresa per il Masoni è quella di salvare il Circolo
Cattolico(12), I'organizzazione politica identificata con la latitante
amministrazione comunale, verso il quale, grazie a lui, volano solo
urla di abbasso la Squacciarella e qualche sasso. Raggiunta la Sotto
Prefettura Masoni, con alcuni disoccupati, donne ed il sanguinante
delegato Tringalli, invita il Sotto Prefetto, per evitare nuove e più
gravi dimostrazioni, ad intervenire sul sindaco e sull’amministrazione
perché prendano qualche provvedimento cosa che il Sotto Pretetto si
impegna a fare purché la dimostrazione si sciolga ed i dimostranti
ritornino pacificamente a casa. Mentre la delegazione è a colloquio col
Sotto Prefetto l’infaticabile Tringalli e sanguinante si adopera per
far ritornare la cavalleria a presidiare la piazza. Masoni ritorna tra
la folla e, salito sul muretto che circonda la Sotto prefettura,
riferisce I'impegno assunto da Sotto Prefetto ed invita tutti a
sciogliersi per [non] dare pretesti a stupidi e dannosi vandalismi. La
folla segue I'esortazione e cosi il Masoni può ritornare in piazza dove
ottiene che anche la cavalleria che vi staziona rientri in caserma.
Solamente il citato rapporto di P.S. riporta che nel frattempo in
piazza "vi era molta gente radunata che vociferava e chiassava" e che
pertanto il delegato Bricola presente sul posto crede necessario
sciogliere I'assembramento adoperando la truppa, operazione che riesce
senza che avvenga nessun incidente. Sempre secondo lo stesso rapporto
immediatamente dopo alcune persone cercano di entrare nella farmacia
Ubaldini per costringere il sindaco che vi è ancora nascosto ad uscire
e parlare al pubblico, ma l'intervento dello stesso Bricola, di alcuni
agenti, del maggiore Flamarin e del tenente di cavalleria De Nobili
vanifica il tentativo, gli agenti a sciabole sguainate, e porta in
salvo lo spaurito sindaco scortandolo sino a I municipio.
NOTE
1) Secondo una versione sarebbe a Ravenna a colloquio col Prefetto,
secondo altre impegnato in Consigiio Provinciale.
2) La giornata del 25 Aprile secondo il rapporto della P.S., in Pel
Dott. Muzio Silvestrini. Appunti defensionali. Faenza, 1898.
3) Il Lamone
4) Ibidem.
5) La giornata del 25 Aprile secondo il rapporto della P.S., in Pel
Dott. Muzio Silvestrini. Appunti defensionali, Faenza, 1898.
6) Una libra equivalente ad un ……………………………..
7) In realtà avendo rifiutato sempre di prestare il prescritto
giuramento di fedeltà al Re il Masoni non sarà mai altro che ff. di
Sindaco.
8) La Sotto Prefettura all’epoca era nell’ex Convento dei Celestini in
via Castellani, oggi sede del circolo………………………
9) La giornata del 25 Aprile secondo il rapporto della P.S., in Pel
Dott. Muzio Silvestrini. Appunti defensionali, Faenza, 1898.
10) Ibidem.
11) Ora, purtroppo, Piazza Nenni.
12) All’epoca situato in via Castellani ove ora sono le scuo
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