Lo sapete dov'è S. Sigismondo

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Lo sapete dov'è S. Sigismondo

di Giuliano Bettoli

"Bettoli, ma come si chiama quella chiesina in viale Marconi, dove c'è il negozio della fiorista Giovanna?" Credetelo se vi pare: ohi, il nome non mi è venuto! Mi sono avuto da far compatire! Perché? Ma perché ce l'avevo sulla punta della lingua il nome di quella chiesa lì! Ciò, lo so bene che, ai tempi dei tempi, quella chiesina apparteneva ai Cavalieri di Rodi (poi di Malta), quando loro avevano anche la nostra chiesa della Commenda del Borgo. E difatti, dopo un po', pensa che te pensa, il nome mi e venuto.
Ma voialtri - adesso parlo coi lettori de II Piccolo - lo sapete proprio tutti che quella chiesa lì si chiama San Sigismondo? Avete capito, vero, di che chiesina parlo: di quella lì, a mano sinistra per andare al Cimitero, che è quasi dirimpetto al posto dove comincia lo Stradello dei Cappuccini. Che poi lì, a sinistra della facciata della chiesa, c'è il negozio, molto frequentato, della fiorista Giovanna.    Ve lo torno a dire: che si chiamasse San Sigismondo, questo lo sapevo. Ma, però, lì dentro non c'ero mai stato. E così ho detto al mio braccio destro, Miro Gamberini: "Andiamoci mo a darci un'occhiata a San Sigismondo"! E sabato di adesso, la mattina, ci siamo andati.

Ma è bella di quel poco quella chiesina di San Sigismondo. E quanta storia che c'e dietro (che ve la dico dopo)! State poi da sentire. Dunque, Miro e io siamo entrati nel bel negozio, pieno di fiori, e Danilo Lama, il gestore, e stato di un gentile incredibile. Sul serio. Ci ha mostrato un po' tutto il complesso di San Sigismondo (non c'è mica solo la chiesa, ma ci sono vari appartamenti abitati) e poi ci ha fatto entrare nella chiesetta. Ci siamo rimasti! Piccola, ma tenuta molto bene, coi suoi altari, i suoi quadri, le panche, le lapidi: una chiesa perfettamente funzionante. Dopo, quando abbiamo guardato ben bene tutto e ringraziato Danilo, Miro mi ha raccontato tutto quello che sapeva. Dunque. Sta chiesina di San Sigismondo, la, dopo il 1000, era dell'Ordine dei Templari. Poi, quando i Templari vengono fatti fuori nel modo terribile che sapete, nel 1312 passa in proprietà del Cavalieri di Rodi della Commenda. Loro se la tengono - non tanto bene, bisogna dirlo - sino a quando nel 1796 arrivano i Francesi di Napoleone, e chiesa, e complesso e terra circostante vengono venduti ai privati. Dopo ricompra il tutto Giuseppe Marchesi che, nel 1835, fa rifare la chiesa su progetto dell'architetto Pietro Tomba. E la chiesa che vediamo adesso. Viene consacrata con un gran festone il 24 settembre 1836 e dedicata alla Beata Vergine della Misericordia. Acquistata poi nel 1871 da Pietro Liverani, abbellita per merito specialmente di sua moglie Maria Masolini, passerà poi, per eredità, alla famiglia Borrelli di Forli che ne è l'attuale proprietaria.


Ma non e mica finita qui la storia. Macche! Attaccata alla chiesa di San Sigismondo, c'e tutta la storia del Conte di Vitry.
State poi da sentire anche questa. Facciamo un bel salto indietro di mille e cento anni. A quei tempi, tra Ravenna e Faenza erano sempre botte, battaglie e morti. Solo per possedere un pezzo di terra in più, naturalmente.
Be', lì, a cavallo del 1080, un bel giorno i ravennati mandano a dire ai faentini che, per sfida, il 1° di maggio, segheranno un bellissimo, famoso castagno che era a Cesarola, in San Barnaba, in territorio faentino. E che, dopo, ai faentini ci daranno la paga: botte da olio santo! I faentini, disperati, cercano aiuto per difendersi. Gli bada solo il Conte di Vitry, un francese, che -chissà come - lo pescano addirittura in Piemonte.

Arriva il giorno fatale. I faentini sono sulle spine. Arriverà sto Conte? Arriva e come! E con 500 cavalieri! Una gran battaglia lì tra Albereto e Prada e, stavolta, i ravennati ne prendono uno stufatino. I faentini, per riconoscenza, vorrebbero fare il Conte di Vitry signore di Faenza, ma lui ringrazia e dice: "Cari faentini, tutti gli anni, il 1° maggio, fate una bella processione dalla Piazza sino alla chiesa di San Sigismondo - eh si, la vittoria è venuta proprio nel giorno della festa di San Sigismondo che oltretutto è un santo francese! - e portate li questi due stendardi che vi lascio". Da allora questa processione dei due stendardi, con alti e bassi, con cambiamenti e varianti, a Faenza si fa sino al 1796. Curioso, ci penserà un altro francese - Napoleone - a buttare per aria tutta la manifestazione ordinata da un suo connazionale - il Conte di Vitry - tanti anni prima. Ve l'ho detta in due parole, ma avete mo visto quanta storia che c'e attorno alla chiesa di San Sigismondo?


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