L'ultimo Campionato Europeo di trotto a Faenza

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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L’ultimo Campionato Europeo di trotto a Faenza
Giuseppe Dalmonte

Pochi oggi ricordano che a Faenza, un secolo fa, le corse dei cavalli erano di casa in Piazza d’Armi, anzi la città era considerata il principale centro delle corse al trotto in Romagna. Quella vasta area a prato di ben cinque ettari, delimitata a nord dalla ferrovia per Marradi - Firenze, dalla via Emilia (ora via Oberdan) e a sud dalla via Medaglie d’oro, circondata da un bel viale alberato, oggi denominata “Parco Bucci”, per alcuni decenni dell’Ottocento e del primo Novecento ha svolto funzioni varie: campo di addestramento militare, pista per molteplici gare sportive e pure da Ippodromo per alcuni decenni fino alla prima guerra mondiale.

Il primo Campo di Marte

A cominciare dai primi anni del Regno d’Italia, sull’antico podere Marozza si cominciò ad allestire il Campo di Marte che sarà utilizzato in talune occasioni per le moderne gare ippiche, ben diverse dalle ultime e melanconiche corse dei berberi o dei cavalli sciolti lungo il corso di Porta Imolese per la solenne festa di S. Pietro nei decenni preunitari. Secondo la rinomata Guida Storica di Faenza, stampata nel 1882 da Antonio Montanari, Il Campo di Marte risale al 1864 e serve per le corse dei sedioli. Esso è lungo m. 280 e largo m. 180, e la sua area è di circa Ha 5 pari a tornature 21. Tuttavia le corse dei sedioli e dei biroccini cominceranno a svolgersi dal 1868 con l’intento di ‹‹apportare diletto e vantaggi alla nostra città›› in occasione della festività di S. Pietro. Si promuovono e costituiscono Società per le Corse, si chiedono all’Amministrazione Comunale sovvenzioni e contributi per diffondere la nuova cultura ippica e allineare Faenza con gli esempi di Bologna e di Forlì.


Le gare

Dal 1883 la Società per le Corse dei cavalli al trotto in Faenza si premura di ampliare e di adeguare la pista dai precedenti 625 metri agli 804,50 m., di stampare il programma delle corse e di pubblicare le regole disciplinari cui si devono attenere i concorrenti, che devono essere sottoscritte dal proprietario e dal guidatore del cavallo con il versamento di un deposito di lire 100, pena l’esclusione dalle gare. Dal 1885 cominciano a comparire lungo i corsi cittadini grandi manifesti per le gare ippiche del mese di giugno o luglio con i nomi dei protagonisti in bella evidenza, quasi divi del melodramma: Ghildetz, Zeitoff, Don Chisciotte, Yorik, Dexter, Gourko, Gray Byr, ecc.



Manifesto del 1908 (Fototeca Manfrediana, Faenza 1860-1943, Libreria Tonini, Ravenna 1993).


Un vero e proprio avvenimento
Anche i cronisti locali si sbizzarriscono nel decantare l’eccezionale evento sportivo-mondano: ‹‹Il magnifico nostro Ippodromo è pieno zeppo di spettatori, e presenta un aspetto veramente imponente e gaio. Nei palchi, rigurgitanti di spettatori, … brillano molte femminine bellezze, fra cui la high life delle amatrici bolognesi, e moltissimi signori venuti da ogni parte d’Italia, nel circolo invece si vive in Romagna. L’aspettazione è grande, perché nella corsa in partita obbligata si disputeranno la palma i più forti campioni moderni››.
Lo stesso Alfredo Oriani sul finire del secolo XIX in un celebre scritto, La corsa dell’ora, ci offre un’efficace descrizione del luogo e dell’evento sportivo. ‹‹La pista larghissima, difesa contro la gente da uno steccato, era dall’altro canto segnata da sottili aste bianche, bandierine rosse e cilestri: in mezzo il prato rimaneva vuoto, di un verde terroso, perché i cavalli del reggimento vi galoppavano tutte le mattine. Non si erano potute fare le corse che lì nella pista dei cavalli, profittando del medesimo permesso del colonnello e del recinto costrutto dalla Società del Trotto. Nella piccola città l’avvenimento aveva appassionato gli animi, giacché quell’estate appunto era spuntato un Veloce-Club e scoppiata la passione delle biciclette colla foga di una reazione politica contro un ordine bizzarro del municipio, che le aveva proibite››.



Silico, vincitore del Campionato europeo di trotto del 1908.
Shady G. vincitore europeo di trotto svoltosi il 29 agosto 1909.

Corse “storiche”

A scorrere l’albo d’oro dei cavalli premiati nell’Ippodromo Faentino di Piazza d’Armi, si trovano nomi mitici come quelli: di Vandalo che dominò nel trotto italiano per vari lustri sulle più importanti piste, Don Chisciotte fenomenale trottatore anche in campo internazionale, Conte Rosso del celebre allevatore Breda, Colonel Wood dell’americano Dan Mac Phee, Lucifero e Messalina coppia imbattibile nella pariglia, e tanti altri che diedero lustro alla città, oltre i confini regionali, agli allevatori locali come i Montuschi e gli Ossani (dal capostipite Cencio d’Zalèn ai figli Adolfo, Tullio, Ettore e Romolo dominatore delle piste per oltre vent’anni), agli organizzatori, come Pasquale Valvassura (1848-1928) tipico starter della Società Italiana delle Corse al trotto, apprezzato e conosciuto in tutti i più importanti ippodromi italiani e stranieri.

Il primo Campionato Europeo
Con la svolta del nuovo secolo e la nascita della ‹‹Società per il Risveglio Cittadino in Faenza›› ripresero vigore a partire dal 1903 le corse al trotto con la partecipazione dei migliori campioni delle piste tanto da attirare gli appassionati dalle varie regioni. Cogliendo l’occasione del terzo centenario della nascita di Evangelista Torricelli e delle sontuose feste dell’Esposizione Internazionale del 1908, l’infaticabile Pasqualino Valvassura matura l’idea di organizzare proprio a Faenza, un Campionato Europeo di trotto sull’esempio di quello effettuato a Baden (Germania), grazie alle conoscenze e amicizie strette con molti guidatori stranieri in tanti anni di carriera e di frequentazione degli ippodromi.
Il primo Campionato Europeo di trotto fu un evento eccezionale, dominato dall’americano Silico guidato da mr. Pennock, venuto appositamente in Italia dopo la vittoria nel Kentucky Futurity a Lexington con il record di 2.05 sul miglio. I cronisti locali scrissero che la piccola Faenza si era trasformata per la circostanza in una grande metropoli dove si mischiavano i diversi dialetti italiani, ma non mancavano gli accenti stranieri di numerosi ammiratori del più acclamato trottatore del momento.

L’evento si consolida
Orgoglioso del grande successo ottenuto, il Valvassura scrive al Sindaco G. Marcucci che la Società ha decretato che sull’Ippodromo Faentino ‹‹venga sempre disputato il Campionato Europeo e aumentato possibilmente il premio›› chiede pertanto al Municipio un contributo di lire 5000 annue.
Il Campionato Europeo del 1909 è vinto da Shady su Princessa Xenia e Jockey, quello del 1910 è invece contestato e fischiato dal pubblico per varie scorrettezze dei trottatori sulla pista, ma alla fine è assegnato allo stallone Custer di Flaminio Brunati, che batte sul traguardo Codero. Il IV Campionato Europeo del 1911 è vinto da Codero, che oltre ad aver conquistato la gara internazionale ha battuto il record stabilito da Silico nel 1908. Nelle tre prove del Campionato Europeo del 1912 trionfa di nuovo Codero, dopo una lotta “titanica” con gli avversari, che destò molto entusiasmo fra gli spettatori e regalò agli organizzatori successi di pubblico e di cassetta.









Immagini storiche dell'ippodromo di Faenza, sopra una corsa,
a lato il pubblico durante un concorso ippico.
(da Fototeca Manfrediana, Faenza 100 anni, libreria Tonini Ravenna 1979).




L’apice del successo
La domenica 27 luglio 1913 si disputa il VI Campionato Europeo in una splendida giornata di sole, animata fin dal mattino. ‹‹Ad ogni arrivo di treno ne scendevano frotte di lombardi, veneti, marchigiani, emiliani, mentre veicoli d’ogni specie, dall’aristocratica automobile a quello tratto dal più oscuro ronzino, giungevano da ogni via. Sulla piazza era un gran discorrere, un animarsi a far pronostici, e i nomi di Codero, di Adlon, di Lionello erano su tutte le bocche››. Al termine delle quattro prove Codero conquista per la terza volta il premio del Campionato, e dopo essere stato incoronato d’alloro fa il giro della pista attorniato dai numerosi ammiratori che lo acclamano.
Le corse al trotto del 1914 sono preannunciate da grandi manifesti tricolori che accomunano l’esaltazione patriottica di quei mesi e la passione sportiva degli scommettitori e dei frequentatori degli ippodromi. I giornali locali nei loro scarni  resoconti si limitano a sottolineare la folta partecipazione popolare e di forestieri nelle splendide giornate di domenica 26 luglio, e del 2 agosto 1914, oltre ai risultati e alle classifiche delle varie gare. Al VII Campionato Europeo, che si corre sulla distanza di m. 1609, sono iscritti 13 cavalli fra i più rinomati, che in tre prove si aggiudicheranno il premio del cav. Rossi di lire 10.000. Il trionfo finale arriderà ad Adlon, su Mack’s Mack del cav. Sesana e Pierrot, mentre il plurivincitore Codero dovrà accontentarsi della quinta piazza.


L'arrivo del campionato europeo del 1914.
La fine di un sogno
Nei primi mesi del 1915 la Società del Risveglio Cittadino preannuncia per il prossimo agosto l’VIII Campionato Europeo di trotto, ma l’entrata in guerra dell’Italia nel maggio del ’15 incenerirà in un batter d’occhi i sogni della Belle Epoque e cancellerà definitivamente l’effimera gloria ippica faentina. A Faenza subentrerà prima Montecatini nell’organizzazione del Campionato Europeo, poi Ravenna e infine Cesena dalla metà degli anni venti.

(Pubblicato sul mensile di Confcooperative,  In Piazza , maggio e giugno 2015)


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