La Santa Inquisizione a Faenza

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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La Santa Inquisizione  a Faenza

di Vittorio Maggi

La Santa Inquisizione, o Tribunale Ecclesiastico, nacque nel 1232, inizialmente come opera pastorale e solo successivamente divenne opera giudiziaria per reprimere con severità il delitto di eresia e il rifiuto delle gerarchie ecclesiastiche che si andava propagando in tutta europa, in seguito a quanto emanato dal quarto Concilio Ecumenico lateranense. Venne affidata da Papa Gregorio IX all'ordine mendicante dei domenicani. I propagatori di questo nuovo movimento crebbero enormemente in breve tempo e posero la chiesa nella condizione di prendere gravi ed estremi rimedi, con metodi violenti fatti anche di torture, per porre rimedio a una situazione assai compromessa.
Simbolo dell'Inquisizione.
     A Faenza l'Inquisitore generale della Romagna pare essere collocate inizialmente nel Convento di S. Francesco il 18 maggio 1420 mentre solo dal 1567 per opera di Papa Pio V, ebbe sede nei locali del Convento di S. Andrea in Vineis dove stette fino alla soppressione napoleonica del 1797 per ritornarvi solo piu tardi.(1) Fin dal Duecento a Faenza dilagò l'immoralità, particolarmente aggravata dall'infiltrarsi dell'eresia luterana fra gli ecclesiastici soprattutto francescani. In difesa della Inquisizione si formarono delle vere squadre d'azione composte da uomini, veri violenti. Questi erano i Confratelli di S. Croce che vestiti con una cappa nera sulla testa e una croce rossa davanti dal petto fino ai piedi avevano portato per le strade, con intimidazioni, un grande terrore allo scopo di aiutare, favorire e difendere la Santa Fede. Trasferito il Tribunale da S. Francesco a S.Andrea in Vineis si misero al servizio dei domenicani.(2)

     II primo Inquisitore domenicano fu Fr. Angelo Gazzini di Lugo che con la collaborazione del Vicario Vescovile Alessandro Casali instaurò un vero governo del terrore e mediante rappresaglie e repressioni fece imprigionare centinaia di cittadini molti dei quali condannati a morte, alcuni murati vivi, altri torturati e altri ancora destinati alla galera a vita. Fra questi furono accusati e condannati Fanino Fanini morto nel 1555, Ludovico Missiroli condannato al rogo, Camilla Caccianemici moglie del nobile Camillo Ragnoli impiccata il 23 agosto 1569 (3) mentre Giacomo e G. B. Bertucci i pittori, rei di aver tenuto libri luterani riuscirono a salvarsi solo dopo aver sconfessato se stessi. Anche componenti del Consiglio Generale e dei Cento Pacifici furono incarcerati e anche se alla fine molti di loro furono ritenuti innocenti il Papa ritenne di privarli comunque del loro ufficio sostituendone ben 32. (4)

     II cronista Biagio Grazioli ricorda in un elenco compilato nel 1572, 115 carcerati; gli ecclesiastici erano cinque uno dei quali un certo Paolo Zauli parroco della Pietramora detenuto nelle carceri vescovili dal 1569 al 1573 per sospetto di eresia e porto d'armi; Cesare Argnani parroco di S.Pietro in Bergullo di Brisighella «fo morato a vita nel convento di S. Giovanni Battista dei Camaldolesi di Faenza» e un certo don Girolamo Dal Pozzo fece testamento nelle carceri monastiche di S. Domenico in procinto di essere trasferito a Roma per il giudizio.(5) Dei rimanenti carcerati 9 furono consegnati al braccio secolare e giustiziati come la maggior parte a Roma, 42 furono condannati alla galera a vita (6) e i rimanenti in parte destinati al carcere a tempo, altri relegati in casa propria, altri ancora in ospedale, in monasteri e alcuni murati in una cella con il solo pertugio aperto per ricevere il cibo e altri ancora pagarono multe o rilasciati dopo aver scontato pene minori. (7)

     L'Inquisitore era a capo di un ufficio composto da un vicario, da uno o due notai e di un consiglio di esperti (teologi, giuristi, avvocati). I verbali degli interrogatori erano sempre stesi da un notaio; lo'accusato aveva facoltà di difendersi e di disporre, all'occorrenza, sempre di un difensore d'ufficio. Agli inquisiti veniva concesso un periodo di tempo per riflettere e pentirsi. Ai bestemmiatori veniva imposto una penitenza di tipo spirituale. Nei giorni predestinati alle esecuzioni capitali la gente si radunava in piazza gremendola all'inverosimile e restava in attesa dell'esecuzione come fosse a uno spettacolo. Nella facciata del Palazzo del Podestà tra i due grandi finestroni si apriva una porticina con ringhiera (ancora esistente) dalla quale si affacciava il banditore che leggeva le sentenze mentre sotto il finestrone di mezzo si apriva un'altra porticina, anch'essa ancora esistente, dalla quale si lasciavano cadere i condannati con il laccio al collo. (8) Negli Statuti di Faenza era stabilito che i ladri dovessero essere frustati e privati dell'orecchio destro, i recidivi strozzati, gli stupratori venivano decapitati, i falsari privati della mano destra, gli incendiari dati al rogo e i traditori del Comune erano trascinati legati alla coda di un asino fino alla forca. (9)

     Lo storico Valgimigli racconta che nell'anno 1640 sorse una lite tra l'Inquisitore e la vicina Confraternita di S. Maria delle Grazie per alcune stanze di proprietà della confraternita che l'Inquisitore da un po’ di tempo si era appropriate per usarle come carcere femminile. Il diverbio fu risolto dal Vescovo che propose ai frati domenicani di vendere al S.Ufficio un pezzo di terreno necessario a costruirvi dette carceri che presumibilmente mai vennero fatte. (10) L'Inquisizione a Faenza venne soppressa dall'arrivo delle truppe di Napoleone nel 1797 per poi rientrare in possesso del loro ufficio nel 1815 e perderlo definitivamente nel 1859 alle soglie dell’unità d’Italia. Anche i Confratelli di S. Croce nel 1797, dopo la fuga dell’Inquisitore, per evitare beffe dai giacobini deposero l’abito e l’anno dopo successivo vennero soppressi e spogliati dei loro beni. (11)


NOTE
1) A.ZANNONI, Sacre notizie historiche faentine, Ms. 97, vol.IV, p.... F. Lanzoni, La controriforma a Faenza, Faenza 1925, p. 160. S.Andrea in Vineis prese il nome di S. Domenico nel 1767.
2) F. LANZONI, La Controriforma a Faenza, Faenza 1925, p. 159. Nella Confraternita di S.Croce c'erano soprattutto nobili. L'Inquisitore combattè il vizio del fumo, il tabacco masticato, fiutato o fumato (da un articolo de l'Unita del 1998).
3) A.MARCHETTI, Cronotassi dei parroci della città e borghi di Faenza, Bologna 1921, pp.214-215. F. Lanzoni, op.cit., pp.245-247. In Italia al rogo furono mandati Girolamo Savonarola, Pietro Carnesecchi, Giordano Bruno, fino al processo contro Galileo Galilei condannato e costretto all'abiura nel 1633 per aver sostenuto I'eliocentrismo rispetto alla concezione tolemaica fatta propria dalla chiesa di quel tempo.
4) R.SAVINI, La mia Faenza, Imola 1989, pp.44-45.
A.MESSERI - A.CALZI, Faenza nella storia e nell'arte, Faenza 1909, op.cit., pp.254-255.
5) F. LANZONI, op.cit., pp.163-164.
6) II Papa Pio V vendette molti di questi condannati a Cosimo I di Toscana come rematori sulle navi della sua flotta.
7) F. LANZONI, op.cit., pp.165-167. Molte di queste multe furono destinate alla costruzione del palazzo dell' Inquisitore che Pio V costruì a Roma tra il 1566-1569.
8) A. MARCHETTI, op.cit., p.215.
9) F. LANZONI, op.cit., p. 123.
10) M.VALGIMIGLI,
Memorie storiche della città di Faenza, Vol.XVI, F.72, p.2.
11) E LANZONI, op.cit., p. 159. I Confratelli di S.Croce nel 1797 venivano chiamati dal popolo le spie dell'Inquisitore. Era un gruppo di laici votato alla diflfusione della fede e alla sua difesa.


Torture agli eretici. Tratto da immagini dell'epoca.
Disegno di Alessandro Maggi.

Secolo XVI: nella Piazza Maggiore di Faenza i faentini assistono ad una impiccagione davanti al portico di legno "dè Sartori".
Disegno Alessandro Maggi.


Atto di fede dei penitenti (1790 circa).
La processione guidata dai due priori della
Confraternita di S. Giovanni Decollato
con in mezzo il "graziato" attraversa la piazza di Faenza.

Disegno di Alessandro Maggi.



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