La dedica originaria della Pieve di To in Diocesi di Faenza
di Lucio Donati
La
chiesa, ubicata lungo l’antica via Faventina che conduce in Toscana, è
associata ad una indicazione topografica che si riferisce ad un
miglio, l’ottavo appunto, che secondo un recente studio non può essere
quello romano, ma probabilmente rimandare alla metrologia bizantina(1) :
questa tesi è ulteriormente rafforzata dalla presenza di una località
detta “Tho” poco a monte dell’abitato di Brisighella.
La prima
menzione risale all’anno 909, cioè S. Joannes qui vocatur in Octavo,
poi nel 970 troviamo S. Joannes in Feroni (questo prediale persiste
fino al secolo XV, a indicare il monte verso Rontana) e più tardi le
specifiche topografiche de Octavo o de Octo; dal 909 a tutto il secolo
XIV la Pieve è detta semplicemente di San Giovanni, anche in documenti
di cancelleria, come nel 1291 nel Codice di Lottieri della Tosa (Plebs
de Ottavo) oppure nel 1301 relativamente alle Rationes Decimarum
Aemiliae (Plebs Ottavi).
La Pieve del To (Brisighella).
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Gli Statuti della Contea di Val Lamone, databili al 1412 circa, si
aprono con la seguente invocazione: Ad laudem igitur et honorem
Onnipotentis Dei, eiusque intactae et gloriosae Genitrix, ac Beati
Michaelis Arcangeli, et utriusque Joannis atque Francisci almi et
beatissimi confessoris.
Come negli Statuti di molti altri paesi si nota l’invocazione
generalizzata a Dio e alla Madonna, ma ovviamente sono citate anche le
devozioni proprie dell’area in questione, cioè il titolare della
parrocchiale di Brisighella(S. Michele Arcangelo) e S. Francesco che si
riferisce senz’altro al convento altrimenti detto S. Girolamo presente
nel centro abitato: quel che più interesa qui è invece l’invocazione
ai due S. Giovanni che doveva riferirsi alla chiesa del To, la pieve
principale della vallata, se non anche la più antica.
Nei rogiti dei notai brisighellesi attivi nella seconda metà del secolo
XV, come titolare della nostra pieve si trova espressamente nominato il
solo Giovanni Evangelista (2), ma in alcuni (3) è indicata, come scadenza
per particolari contratti fra privati, la festa di S. Giovanni
Battista, così come poche altre quali il patrono di Brisighella al 29
di settembre, oppure quelle generalmente considerate in Romagna, come
la Madonna d’agosto (15 del mese).
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Pieve di To (Brisighella). Interno del colonnato Sud.
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Si evince quindi che nel Brisighellese al 25 di giugno si celebrava la
ricorrenza del Battista, ma è solo dal XVI secolo che non troviamo più
traccia dell’Evangelista, in particolare nella Visita Pastorale
Marchesini del 1573 (Plebs S. Joannis Battistae noncupata Octavi et
vulgo del Tò) e nella Cronica del vescovo Andrea Callegari databile al
1594 circa.
Il notaio e storiografo brisighellese Francesco Maria Saletti
(1596-1674) ritiene che fin dalla fondazione la Pieve fosse dedicata ad
ambedue i Santi (4), così come don Tommaso Della Valle che fu rettore dal
1685 al 1706, anche in considerazione del fatto che nell’antica pala
dell’altare maggiore erano raffigurati i due Giovanni (5).
Non è credibile che la dedica all’Evangelista “possa derivare da una
Cronaca antica delle vite dei Santi della città di Faenza (...) e dalla
Vita di santa Umiltà scritta nel 1362 da don Ignazio Guiduzzi da
Firenze (...) che ne attribuiscono la paternità allo stesso pievano il
quale avrebbe poi detto a Santa Umiltà che nella sua pieve erano
conservate ab antiquo le reliquie dell’Apostolo” (6).
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Interno della Pieve di To (foto Roberto Macrì).
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Per altri storici che si sono occupati della questione ricordiamo
Francesco Lanzoni, il quale propendeva per una dedica al solo Battista
fin dalle origini, mentre Carlo Mazzotti non si è pronunciato in
merito; in tempi più recenti Ruggero Benericetti ha scritto che
«l’intitolazione a San Giovanni Battista e l’ubicazione della chiesa,
al centro della vallata e presso la via, mi fanno credere però che essa
sia anteriore al secolo VIII ed anche di molto. Per me la pieve
d’Ottavo fu fondata dal vescovo di Faenza nel V o VI secolo» (7).
Nello specifico non può certo offrire soluzione attendibile la
constatazione che molte chiese antiche (anche non plebali) dotate di
battistero fossero dedicate al Battista e neppure potrebbe dire una
parola definitiva la teoria che vorrebbe intitolazioni ben distinte,
per le pievi, in aree soggette ai Bizantini o ai Longobardi. La dedica al solo Battista si è poi trascinata, senza obiezioni, fino
ai giorni nostri ed è tuttora il titolo ufficiale: si può ipotizzare
che questa situazione sia figlia della presenza nell’edificio, fin dal
1516, della tavola commissionata ai pittori faentini Mengari e Scaletti
dagli eredi di Mero Fregua, raffigurante la Madonna fra S. Antonio di
Padova e, appunto, San Giovanni Battista.
Si rileva ancora che la documentazione dal 909 a tutto il secolo XIV
indica un S. Giovanni senza alcuna specifica e questo può essere
indizio della dedica ai due Santi associati, come si nota per altre
chiese e in particolae per S. Giovanni in Laterano a Roma. |
Relativamente al bassorilievo che ora funge da paliotto dell’altare
maggiore, pur tenendo presente una risagomatura che potrebbe far
pensare a materiale di reimpiego proveniente da altre zone, mi atterrei
allo studio di Roberta Budriesi per quanto concerne l’interpretazione
dei due “angeli” ai lati del Cristo (8), mentre appare più corretta la
datazione proposta da Anna Tambini (9), cioè metà del secolo VIII che
rimanda oltretutto al periodo in cui sembra siano state istituite le
prime pievi in area romagnola.
Quanto sopra si è analizzato induce ad affermare, con pochi dubbi, che
la Pieve del To fosse dedicata, fin dalle origini, ai Santi Giovanni
Battista e Giovanni Evangelista, associati. |
NOTE
1) Donati L., L’antica strada da Faenza a Firenze e uno sconosciuto miglio romagnolo, 2014.
2) Sezione Archivio di Stato di Faenza, Notarile di Brisighella, vol.
1015 p.65 v. anno 1461 e vol. 1045 p. 393 anno 1499; Notarile di
Faenza, vol. 327 pp. 47-50.
3) Notarile di Brisighella, vol. 1038 p. 240 v. anno 1487 e vol. 1040 p.
308 v. anno 1488: si tratta di due delle tante testimonianze reperibili.
4) Comentario di Val d’Amone, a cura di P. Malpezzi, 2002 pp. 474 e 475.
5) Archivio della Collegiata di S. Michele di Brisighella, vol. 298.
6) Budriesi R., Considerazioni sulla pieve del Tho, in «Brisighella e Val di Lamone», 2002 p. 187.
7) Olivi ed olio in Esarcato e Pentapoli nell’alto Medioevo, 2008 p. 30.
8) Budriesi R., citata.
9) Storia delle arti figurative a Faenza - Le origini, 2006.
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