Faenza
si accinge a celebrare il tradizionale Palio del Niballo.
La festa e,
in particolare, la gara che ne costituisce il momento culminante
rinnovano tradizioni antiche e ampiamente documentate da fonti
archivistiche e letterarie: un ritorno all'epoca dei Manfredi, ma anche
l'evocazione di uno dei nemici storici della cittą romagnola.
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Annibale nella
raffigurazione del Niballo.
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Il lungo contributo dedicato al Palio di Faenza, apparso sul numero
mensile “Medioevo” di giugno 2018, propone una lettura suggestiva della
giostra cavalleresca dedicata al Moro saracino, conosciuto con il nome
di Niballo dalla storiografia recente sul Palio di Faenza. L’articolo,
anche sulla scorta di studi recenti, viene impostato su una impalcatura
fondamentalmente storica, che ripercorre le tappe fondamentali
genetiche della giostra faentina, soffermandosi sui nodi cruciali che
hanno caratterizzato l’evoluzione delle feste cittadine dedicate ai
santi protettori e in modo particolare a San Pietro. Infatti, ampia
parte dell’articolo offre uno spaccato sulle diverse tipologie di feste
di segno cavalleresco o ludico-militare, con particolare attenzione
alla giostra faentina, espressione di una sintesi di una cultura che
riscopre la propria identitą collettiva in una permanenza folklorica
del passato e coinvolge lo spazio urbano: nella varia composizione del
tessuto sociale e del gruppo dirigente, tra associazioni popolari,
corporazioni o Arti, famiglie nobili e aristocrazia e loro consorterie.
Si passa dalla fase del “mito” a quella della storia, documentata e
radicata nel tessuto socio-politico del Medioevo, fino alle propaggini
moderne. Vale la pena sottolineare, infine, che l’articolo
riproduce anche un corredo iconografico interessante, messo a
disposizione dall’autore e da fotografi locali della cittą di Faenza, i
quali l’autore stesso ha voluto coinvolgere direttamente a sottolineare
il senso di affetto per la cittą. Si tratta di Francesco Bondi e Franco
Poletti.
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