La Torre di Oriolo dei Fichi

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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La Torre di Oriolo dei Fichi


di Stefano Saviotti


Oriolo dei Fichi è un piccolo nucleo abitato situato sui primi contrafforti dell’Appennino romagnolo: una decina di chilometri a sud-est di Faenza con un’altitudine di 141m sul livello del mare. Il territorio circostante, disseminato di antiche case coloniche, è prevalentemente coltivato a viti e seminativi che si alternano a scarpate boschive. Le prime testimonianze del luogo ci provengono dal lontano 898 d.C. quando ne era signorotto un tale Aghinolfo. Nel 1017, l’Imperatore Enrico II la assegnò ad Arnaldo II, Arcivescovo di Ravenna. Fu proprio quest’ultimo, quarant’anni dopo, a costruirvi un castello che, per tutto il Medioevo, fu conteso fra i signori di Faenza, di Forlì e della Chiesa ravennate, sua legittima proprietaria. A partire dal 1300 e fino al 1689, Oriolo godette dello status di Comune Rurale: pur rimanendo sotto il controllo di chi possedeva il castello, significava essere dotato di una certa autonomia amministrativa.

All’epoca il territorio del Comune di Oriolo aveva una superficie approssimativa di 5-6 kmq e comprendeva tre parrocchie. La popolazione contava circa 500 persone che successivamente si sono ridotte fino alle 200 attuali. Di quei tempi antichi, oggi resta la Torre quattrocentesca: arroccata in cima a un pendio e circondata da un piccolo parco di proprietà del comune di Faenza.

La Storia della Torre
Inzia il 4 gennaio 1474, quando l’Arcivescovo Bartolomeo Roverella cedette il dominio di Oriolo a Carlo II Manfredi (Signore di Faenza) per la somma di 2500 fiorini.
Il vecchio castello fu radicalmente ristrutturato e trasformato in rocca ad uso strettamente militare: in particolare fu ricostruita la torre (dando origine al possente mastio esagonale che si può visitare ancoea oggi) e fortificato l’accesso mediante due spessi muri dotati di camminamenti superiori.
Nel 1500, la rocca subì l’assedio del capitano Vitellozzo Vitelli al soldo di Cesare Borgia: alla fine si arrese e fu saccheggiata. Il dominio del Valentino fu breve; al termine, la località seguì la sorte del resto della Romagna, finendo sotto alla repubblica di Venezia.
Tuttavia, proprio in questi anni la Torre beneficiò di diversi ammodernamenti e restauri.
Con il ritorno della regione sotto il diretto possesso pontificio, la rocca di Oriolo ed il suo territorio furono definitivamente assegnati a Faenza. Col trascorrere del tempo, variarono anche le esigenze strategiche e l’importanza militare della rocca lentamente svanì: Venne abbandonata e fu così che gli abitanti del luogo la utilizzarono per recuperare mattoni e altri materiali utili. Della fortificazione rimasero solamente la Torre e pochi ruderi sparsi.
In seguito allo spopolamento della località ed abusi compiuti dai consiglieri, alla fine del ’600 il Legato Pontificio ordinò la soppressione del Comune di Oriolo, che fu ridotto a semplice Scola: una sorta di circoscrizione di quartiere con limitatissimi mezzi e poteri.
A partire dalla seconda metà del ’700, la proprietà della Torre fu ceduta a privati: adibita per lo più ad abitazione per  mezzadri che lavoravano le vigne circostanti. Per molto tempo la Torre rimase di proprietà della famiglia Caldesi.
Durante la seconda guerra mondiale, nell’autunno del 1944, la Torre servì da rifugio per un’ottantina di civili fuggiti da Faenza per timore dei frequenti bombardamenti, ma fu anche sede di un presidio tedesco che utilizzava la Torre come punto d’avvistamento. Questo rese l’antica fortificazione bersaglio di numerosi lanci di granate, Riuscì però a resistere grazie al forte spessore dei muri perimetrali.
Nuovamente abbandonata dopo la fine del conflitto: a partire dal 1965, la torre fu oggetto di una tenace campagna di sensibilizzazione per il suo restauro e apertura al pubblico. Per venti anni consecutivi, gli abitanti di Oriolo organizzarono a questo scopo la “Festa di Primavera, per salvare un monumento”. Fu così che iniziarono le trattative con la famiglia Caldesi, e nel 1984 la Torre fu donata alla città.
Iniziarono i lavori di restauro del coperto e dei muri esterni. Nel 2003 il Comune di Faenza, con il supporto di un finanziamento della Regione Emilia-Romagna, si occupò del restauro degli interni e finalmente la Torre fu riaperta al pubblico (2004).
Attualmente la Torre è accudita dalla nostra associazione in convenzione con il Comune di Faenza.

La Torre in dettaglio
Di forma esagonale irregolare, con lati lunghi circa 8-9 metri, l’edificio è alto 17 metri fuori terra, più altri 11 interrati.
Questa particolare forma planimetrica è detta a doppio puntone: due punte ad angolo retto con i restanti angoli ottusi; così che, girando intorno alla Torre, questa ci appare di volta in volta quadrata o ottagonale a seconda del punto di vista.
Le murature sono in mattoni, con riempimento a sacco in sassi e malta di calce, ed il loro spessore medio è di m. 2,80. L’interno è composto da sei piani.

0. CISTERNA
Al piano interrato: era usata per raccogliere l’acqua piovana del coperto mediante tubature in cotto ricavate dentro i muri; A fianco, ma a quota inferiore, si trova la profonda fossa di scarico. Per ragioni di sicurezza, questi vani non sono accessibili, ma solo visibili dall’alto.

1. MAGAZZINO DELLE PROVVISTE
Al piano seminterrato: si tratta di una sala rettangolare, con una nicchia sulla parete di fondo entro la quale si trovano il forno per il pane ed un foro gettarifiuti. Da questo piano inizia la scala a chiocciola, che ha come perno il pozzo da cui si attingeva l’acqua della cisterna.

2. SALA DELLE GUARDIE
Corrispondente all’ingresso. E’ dotata di due postazioni di tiro e di latrina.

3. SALA DEL CASTELLANO
Nella quale spicca un ampio focolare con ai lati una latrina e un ripostiglio.
Da questa sala, tramite due ponticelli levatoi oggi scomparsi, si accedeva ai camminamenti di ronda.

4. POLVERIERA
Al quinto livello, posta in prossimità di un corridoio pentagonale con 4 feritoie per il tiro con gli archibugi.
La polveriera è coperta con una interessante volta a vela in mattoni disposti a spina di pesce.

5. TORRETTA
Costruita a metà del XIX secolo, si trova al culmine della scala a chiocciola. Da qui si accede sull’ampio terrazzo merlato. La Torre si trova in posizione dominante rispetto a Faenza, Forlì e Ravenna: per questo passeggiando sul terrazzo si può godere di un panorama a 360° su gran parte della Romagna.


Oriolo dei Fichi. In un disegno di Romolo Liverani (1840).


Il territorio di oriolo dei Fichi: le parrocchie di Oriolo, San Biagio e San Mamante.


La torre in un acquarello di Romolo Liverani (1840).




Spaccato della torre: dal 1° al 5° livello è aperta al pubblico.


Orari di Visita della Torre:

Dal 15 marzo al 15 ottobre:

Tutti i sabati e le domeniche pomeriggio.
Ingresso ad offerta libera.



Visita il sito ufficiale della Torre di Oriolo

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Elenco dei castellani, vicari, enfiteuti e proprietari della Torre di Oriolo dal 1474 ad oggi


La Torre di Oriolo in un disegno di Tommaso Dalpozzo.


La Torre di Oriolo, oggi.

 
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