Bruno Neri calciatore partigiano della Nazionale Italiana
In occasione del
72° Anniversario della Liberrazione dell'Italia (1945-2017) dal governo
fascista e dall'occupazione nazista, data fondamentale per la storia della
Repubblica, per non dimenticare il peso dell'oppressione politica, gli orrori
della guerra, il sacrificio di donne e uomini che in quegli anni lottarono per
la libertà e la dignità del Paese il quotidiano "La Gazzetta dello
Sport" il 25 aprile 2017 ha raccontato la storia di un calciatore e
partigiano faentino Bruno Neri. Qui di seguito ne riportiamo l'articolo.
Anche il giornale "Avvenire" alcuni anni prima il 24 aprile
2014 rievocando la Liberazione dell'Italia descrive la biografia di
quattro atleti italiani che divennero celebri durante il Ventennio. Campioni
sul campo, qualcuno rimase fascista fino alla fine, qualcun altro passò tra i
partigiani, tutti persero la vita nella lotta che portò alla Liberazione e alla
caduta di Mussolini. Recentemente anche il settimanale faentino “Sette Sere” il
26 maggio 2017 ha pubblicato un articolo di Lorenzo Tani sul “calciatore
partigiano” Bruno Neri. Di seguito riportiamo i tre articoli come sono stati divulgati.
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DATI BIOGRAFICI
DI BRUNO NERI
Bruno Neri
nasce a Faenza da Giovanni e da Giuseppina Minguzzi il 12.10.1910 in Corso
Garibaldi n. 22; era stato preceduto nel 1908 dal fratello Gaetano. II padre e
funzionario delle Ferrovie dello Stato con l'incarico di capostazione di
Faenza. I fratelli saranno particolarmente legati da profondo affetto per tutta
la vita e trascorreranno la giovinezza molto vicini. Fino a 14 anni nessuna
nota particolare. Gaetano frequenta con successo gli studi superiori, passa poi
all'Università dove si laurea in veterinaria. Bruno
frequenta la scuola agraria di Imola ma si affezionerà agli studi a Firenze ove
completerà i corsi superiori, poi si iscrive alla facoltà universitaria di
studi orientali di Napoli, senza però raggiungere la laurea. A 14 anni è
con il fratello nei ranghi calcistici del Club Atletico Faenza, dove già nel
1926 diventa titolare del centro della linea mediana. Nell'estate
del 1929 è acquistato dalla Fiorentina e il 17 ottobre dello stesso anno
esordisce in prima squadra, dove giocherà fino al 1936, anno in cui passa alla
Lucchese. Gli anni di Firenze sono un periodo di profonda importanza nella
formazione del giovanissimo Bruno specie con l'amicizia col Marchese Ridolfi
Presidente della Fiorentina. Ad un primo periodo di goliardica spensieratezza
un comportamento di vita saggio e maturo che lo distinguerà per tutta l'esistenza. Acquista la
prima automobile, simbolo di una buona condizione sociale, risparmia sull'ingaggio
e sugli stipendi tanto che dopo breve tempo è in grado di comprare un podere e
contribuisce all'acquisto di una casa a Faenza vicino alla stazione
ferroviaria. Si appassiona all'arte e frequenta musei e mostre, visita
antiquari, riprende e coltiva gli studi, avvicina intellettuali tra cui
affermati scrittori, stringe e coltiva serie amicizie nel campo sportivo e
giornalistico. È proprio a Firenze che si acuisce la sua saldezza di carattere
e la sua personalità: rimane estremamente riservato sui fatti e sulle vicende
personali, ma è aperto sempre a cordiali colloqui con tutti su argomenti seri e
positivi, mentre rifugge le banalità.
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Copertina del libro dal quale è tratta la biografia di Bruno Neri.
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I modi di vita di relazione ed il
comportamento abituale sono improntati ad un'estrema compitezza, unitamente ad
una raffinata eleganza sempre adeguata alle circostanze. Un uomo
contribuisce al perfezionamento delle qualità di Bruno: Vittorio Pozzo,
Commissario Unico Preposto alla formazione e conduzione delle squadre nazionali
dal 1928 al 1948. Incontratisi nel 1932, nacque subito una spontanea e sincera
sintonia che durò immutata negli anni; Pozzo fu prodigo di consigli a Bruno non
solo nell'ambito calcistico ma anche per tutti gli aspetti della vita
proponendo attraverso colloqui e con l'esempio di una filosofia di vita saggia,
corretta e leale. II fratello
Gaetano riferiva che Bruno ha sempre ricordato Pozzo come un uomo eccezionale
al quale doveva molto. L'anno
trascorso a Lucca nel 1937 accresce l'interesse per il mondo culturale, specie
per l'arte e la letteratura. Acquista una elegante «Balilla» fuori serie e
saggiamente utilizza l'ingaggio per acquistare un secondo podere. Bruno Neri
passa poi al Torino, di cui indossa con onore la maglia dal 1937 al maggio
1940.

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A sinistra, Bruno Neri con la maglia della Lucchese.
Al centro, la lapide commemorativa di Bruno Neri, posta a Gamogna
A destra, Bruno Neri con la Maglia della Nazionale
(Museo del Grande Torino e della Leggenda Granata).
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Era stato ingaggiato dalla società granata per rafforzare la mediana, ma
anche per coordinare i giovani della squadra ed il folto gruppo di giovanissimi
talenti che la dirigenza, con felice intuito, aveva raccolto da tutta Italia
allo scopo di formare in un prossimo futuro una grande squadra. É la
consacrazione di Bruno Neri calciatore e uomo. Attorno a lui e alla sua leale
sensibilità, convergono nel triennio giovani atleti, giornalisti, scrittori,
mercanti d'arte. É l'unico giocatore del Torino al quale è permesso far visita
ai giocatori della Juventus, contro una vecchia tradizionale consuetudine, ed è
spesso nel salotto dei fratelli Borel e Varglien. Nel
frattempo acquista dal tenore faentino Antonio Melandri, con la collaborazione
del cugino Virgilio, affermato notaio, una fabbrica a Milano ad indirizzo
metalmeccanico, specializzata fra l'altro alla fabbricazione di bombole per
gas; all'inizio della guerra produrrà quasi esclusivamente spolette. Dall'estate
1940 al maggio 1941 risiede a Faenza con la famiglia. Allena la giovanissima
squadra del Faenza che disputa un campionato dilettantistico; dona ai suoi
ragazzi insegnamenti magistrali di vita e di calcio ancora oggi ricordati e
messi in opera con sincera gratitudine per il maestro.
Cura la sua
campagna, fa scappate a Milano nella sua fabbrica che ha ora come capo officina
il faentino Teobaldo Montuschi già suo allievo nel «Faenza Calcio». Nel 1943 è
richiamato alle armi. É soldato semplice nell'Ufficio Amministrazione nel
Comando Forze Armate della Sicilia.
L' 8
settembre, con l'armistizio e lo sfascio dell'esercito, Bruno Neri ritorna a
Faenza in famiglia. In quell' epoca sono sempre più frequenti i contatti con il
cugino Virgilio Neri che già da tempo a Milano faceva parte di organizzazioni
antifasciste. Il fratello
Gaetano riteneva che l'adesione di Bruno alla lotta partigiana fosse stata
influenzata, oltre che dal suo amore per la libertà, anche dalle argomentazioni
e dall'esempio del cugino. Nel suo
foglio matricolare figura appartenente al gruppo partigiano «Ravenna» dall' 8
settembre 1943. Circa nel marzo o aprile 1944 confidò ad un amico di essere
militante in un'organizzazione cospiratrice, ma riteneva di essere state
individuato dalla polizia, per cui aveva deciso di passare alla clandestinità.
Continuò la sua militanza quale vice comandante nel Battaglione Ravenna e
nell'ORI (Organizzazione Resistenza Italiana) con l'incarico di collegamenti
con l'esercito alleato. Compie diverse azioni sull'Appennino allo scopo di
organizzare il ricevimento dei lanci degli aerei alleati di armi e materiale
bellico. Nel corso
di una perlustrazione assieme al comandante Vittorio Bellenghi nella zona di
Gamogna, incontrano una pattuglia tedesca; nel breve combattimento entrambi
restano uccisi. É il 10
luglio 1944. L' 11 luglio 1946 il Consiglio Comunale delibera di intitolare a
Bruno Neri il campo sportivo.
Nel 1955
viene posta questa lapide nella casa natale di Bruno Neri in Corso Garibaldi n.
22. «Qui ebbe i
natali Bruno Neri comandante e partigiano caduto in combattimento a Gamogna il
10 luglio 1944, dopo avere primeggiato come atleta nelle sportive competizioni
rivelò nell'azione clandestina prima, nella guerra guerreggiata poi magnifiche
virtù di combattente e guida esempio e monito alle generazioni future.» Presente
all'inaugurazione era una rappresentanza della Fiorentina con gagliardetto
viola.
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