La situazione politica a Faenza nel 1860

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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LA SITUAZIONE POLITICA A FAENZA NEL 1860

Nino Drei

Faenza entra a far parte dapprima del Regno di Sardegna ed immediatamente dopo del Regno d'Italia con grandi entusiasmi popolari. Sono stati tanti i faentini che hanno cospirato e combattuto per l'Unita d'Italia, qualche migliaio. Uno dei rappresentanti eletti nel 1859 all'Assemblea delle Romagne Achille Laderchi ha anche fatto parte della delegazione che ha portato a Vittorio Emanuele II a Monza la richiesta della Romagna di far parte del nuovo Regno. Anche non pochi sacerdoti hanno partecipato alle cospirazioni nonostante la rigida posizione temporalistica del vescovo Folicaldi tanto che la celebrazione del il 13 giugno 1860 della annessione della Romagna al Regno di Sardegna viene conclusa con una messa solenne in Duomo: l'anno successivo la festa dello Statuto è solennizzato in piazza con un Tedeun celebrato da nove sacerdoti il canonico Girolamo Antonio Tassinari, don Gian Marcello Valgimigli, don Vincenzo Ercolani, don Matteo Donati, don Salvatore Boschi, don Luigi Bolognini, don Andrea Quarneti, don Luigi Violani, don Filippo Lanzoni, che saranno poi sospesi a divinis dal vescovo. Dal punto di vista politico però l'applicazione della legge elettorale sarda, drasticamente censitaria elimina immediatamente dalla scena tutti o quasi, i combattenti ed i ceti produttivi. Nel 1860, sono solo 464 i faentini aventi diritto al voto politico che l’anno successivo, a seguito di una drastica revisione della lista elettorale politica, in una città che conta 18.296 abitanti nel centro urbano e 18.061 nella campagna, scendono a soli 381 e di questi solo 136 si recano a votare. Un poco più largo il criterio per essere elettori amministrativi; sono iscritti in 2.450 nel 1860 ma, per dare un'idea più precisa del criterio censitario, basti dire che in questa lista si raggiunge il paradosso con l'iscrizione anche del Baliaggio delle Romagne, del Capitolo dei Canonici, del Collegio de' Parroci, della Congregazione Paolina di Carità di Brisighella ecc. poiché questi enti possiedono beni nel comune di Faenza.


La piazza di Faenza in un giorno di festa, alla fine dell'ottocento.
Un elemento importante però che caratterizza a Faenza gli elettori amministrativi e che meriterebbe un ulteriore approfondimento, è che fra di essi ne compaiono ben 270 indicati con la qualifica di "colono possidente", cosa che sembra indicare una diffusa proprietà contadina.
La rappresentanza politica di Faenza spetta quindi, nonostante il quotidiano faentino "La Voce del Popolo" si batta per la candidatura del colonnello garibaldino Vincenzo Caldesi, a fedeli seguaci, per convinzione o per opportunismo della maggioranza parlamentare. Primo deputato, dopo che l’elezione di Luigi Carlo Farini è stata annullata, è il medico primario Giacomo Sacchi che solo due anni prima aveva osannato a Pio IX durante la sua visita a Faenza, e che comunque, in due legislature non prenderà mai la parola.
Dal punto di vista economico Faenza continua a primeggiare fra le città romagnole. Meritano di essere citati due giudizi che riguardano la nostra citta: l'uno è contenuto in una relazione del 12 marzo 1862 scritta dal direttore della succursale della Banca Nazionale appena aperta a Forlì:
È opinione assai comune qui che questa Succursale avrebbe potuto ottenere migliori risultati a Faenza che non qui per essere quella Città più considerevole e maggiormente dedita al Commercio e senza avere ancora dati sufficienti per dividere questo modo di vedere non posso però a meno di riconoscere che in partee vi possa essere alcun che di vero in tale apprezziazione.
L'altra testimonianza è del Presidente della Camera di Commercio di Ravenna che, in una sua relazione del marzo 1865 considera Faenza come la città più manifatturiera fra tutti i centri della provincia di Ravenna..La vitalità faentina è poi testimoniata ancora da due fatti assai significativi, il primo è la costituzione nell'ottobre del 1864 dell'Associazione Industriale Italiana, antenata della Confindustria e prima associazione del genere in Italia, successivamente trasferita a Milano: il secondo è la nascita, nel novembre del 1865, della Banca Popolare di Faenza, terza popolare in Italia. Questi due fatti sono estremamente significativi del fervore economico che anima la nostra città. Accanto ad un vasto numero di piccole imprese manifatturiere, settori trainanti sono I'ebanisteria, la fabbricazione di carrozze i pastifici le concerie e soprattutto il tessile con tutto il suo indotto, e un ceto commerciale che, agevolato dalla linea ferroviaria Bologna-Ancona appena inaugurata, è in forte espansione.
Dal punto di vista culturale Faenza ottiene con l'Unita l'istituzione del Liceo in continua contesa con il Seminario vescovile della città per il primato culturale.

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