IL GRUZZOLO DI MONETE D'ORO MEDIOEVALI
RITROVATE A FAENZA NEL 1972
Roberto Bosi
All’angolo fra via Campidori
e via S. Nevolone, durante lavori per l’ampliamento della sede
dell’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica venne trovato uno
scheletro umano in posizione flessa con le ginocchia ripiegate sul
torace. Accanto al corpo frammenti di vasellame fittile e 26 monete
d’oro, risalenti alla metà del 1300, e una piccola fibbia di rame, che
serviva per chiudere il sacchetto in cui le monete erano conservate. Le
monete sono state coniate a: Firenze (3), Venezia (9), Genova (8),
Milano (1), Avignone (2), in Francia (1), in Lorena (1), e Boemia (1).
Poco distante un elmo di ferro molto corroso, che si frantumò al
momento del recupero. Il guerriero venne sepolto perché vittima di un
omicidio o di una grave malattia, e fatto scomparire in modo sommario,
la sepoltura si trovava al limite della città manfrediana in una zona
paludosa.
All'angolo fra via Campidori e la via S. Nevolone - proprio nei
quartieri della Faenza più antica e praticamente di fronte all'ingresso
agli uffici del Museo Internazionale delle Ceramiche - esisteva il
palazzo Ricci Curbastro, dimora di una famiglia che vi abitava da
decenni. Oggi, quel palazzo non c'è più. perché fu sostituito -
all'inizio degli anni '70 del secolo scorso - dall'ampliamento della
sede dell'Istituto Statale d'Arte per la Ceramica, che prospetta la
fronte sul corso Baccarini. Nel settembre del 1972, durante i lavori di
sterro per il getto delle fondamenta della nuova struttura, gli operai
addetti ai lavori rinvennero alla profondità di m 4,70 nell'area che
era stata destinata a giardino dalla famiglia Scalaberni, poi Ghezzi,
poi Ricci Curbastro, uno scheletro umano in posizione flessa, con le
ginocchia ripiegate verso il torace, come costretto ad essere inumato
in un piccolo spazio, unitamente a ossame appartenente ad animali
domestici, vetri frammentati provenienti da fiale o bicchieri, molti
"cocci" di vasellame fittile e circa 26 monete d'oro accanto a una
piccola fibbia (fibula?) di rame, che, con tutta probabilità, era
servita a serrare fortemente un sacchetto (o, comunque, contenitore) in
cui le monete erano state conservate.
Fiorino fiorentino, diametro mm. 19-20 - Peso gr. 3,5.
A sinistra, Giglio e iscrizione intorno: + FLOR ENTIA. A destra immagine di
S. Giovanni Battista in piedi con vello ed iscrizione intorno: + S. IOHA NNES. B e sigillo del bue o vacca.
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A breve distanza da questo fortuito rinvenimento l'incaricato del Museo
Internazionale e l’Ispettore Onorario alle Antichità - signor Silvano
Fabbri, ceramista - notarono un elmo di ferro, corroso dall' umidità
del terreno e dalla natura smessa dell’humus, che gli operai addetti
allo scavo non poterono non frantumare perdendone cosi del tutto la
consistenza. Purtroppo la ruspa che stava procedendo allo sterro aveva
già intaccato e parzialmente sconvolto la costura dello scheletro
quando avvenne l’intervento del personale del Museo e dell'Ispettore
alle Antichità. Tuttavia, fu possibile recuperare il teschio
dell'inumato e le ossa lunghe, insieme alle monete d'oro e ai frammenti
di ceramica.
Con tutta probabilità secondo quanto riferirono le persone che
temporaneamente arrestarono i lavori per prendere accurate note sul
rinvenimento - si trattava dei resti - isolati - di un soldato che era
stato gettato in una buca a quella profondità del terreno, perché o
vittima di un omicidio o di una grave malattia.
Boccale in maiolica con raffigurazione della novella di "Fillide e Aristotele". Faenza, fine sec. XIV.
Dallo sterro 16 D (MIC. inv. 19132).
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La localizzazione della sepoltura all'esterno della cinta muraria
medievale (ma comunque di tarda eta romana) ci deporrebbe per una
datazione, mentre ancora era in voga stante il divieto di deporre
defunti all'interno della città, norma che risale, appunto, a tempi
romani.
Tuttavia, la presenza nel tesoretto di monde d'oro, di fiorini
fiorentini con immagini sacre coniate al tempo dell'emissione e la
stessa inumazione fuori le mura prima che fosse edificata la nuova
cinta manfrediana (non lontano era il chiostro dedicate a San Giovanni
Battista che è raffigurato anche sulle monete, mentre la cinta muraria
manfrediana risale alla metà circa del XIV secolo) depongono per un
sito alla periferia della città quale doveva appunto essere Faenza
all'epoca della sepoltura.
II luogo - è stato supposto - doveva essere umido e, comunque, come si
è detto destinato a giardino o a coltura di orto o simili, stando alle
condizioni cui si trovarono sia lo scheletro sia i frammenti ceramici
che - a un primo sguardo - sembrarono appartenere, in parte, alla
maiolica arcaica trecentesca, di cui al Museo Internazionale sono
presenti molti interessanti manufatti. Frequenti i boccali e vari
contenitori di fattura relativamente rozza, ma alcuni appartenenti
evidentemente a pezzi raffinati, comunque della categoria delle faenze
ingobbiate e graffite sotto vernice. Nell'ampio spazio scavato
risultarono, tuttavia, presenti anche resti ceramici di epoche più
tarde che forse appartenevano - come era consuetudine - a pezzi mal
riusciti o rottisi nel tempo e gettati in pozzetti di scarico.
Rimane interessante scoprire se insieme alle monete d'oro -
inspiegabilmente lasciate accanto al defunto dopo la sepoltura - ce ne
fossero altre di metallo più vile, nonché furono scoperti alcuni
piccoli grumi ossidati e ormai conglobati con il terriccio. In breve,
la sepoltura e la presenza dei resti ceramici e delle monete che
altrove - ad esempio nelle località vesuviane diede l'avvio a scavi
durati nel tempo con grandi risultati - avrebbero potuto dare inizio e
stimolo a una approfondita ricerca; i reperti non poterono essere
meglio indagati a causa della necessità ed esigenze del cantiere in
corso. Restano ora, comunque, le valutazioni degli esperti per quanto
ne riguarda la descrizione e una corretta datazione.
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Sterro 16 D - 1 settembre 1972
Descrizione del recuperi dello scavo:
Data la struttura riscontrata si suppone fosse una piccola buca di
scarico o fogna-scolo, prof, dal P.S. m 4,70. La buca conteneva un poco
di cenere ed ossa di animale, qualche frammento di maiolica arcaica e
frammenti in graffito. Dentro la buca-fogna si è trovato quasi tutto lo
scheletro di un corpo umano che, dalla disposizione si suppone sia
stato gettato nella fossa rattrappito e non disteso. Insieme, però un
po' discosto, si è trovato l'avanzo di un elmo di ferro quasi
totalmente disfatto dall'umidità del terreno. Insieme con le ossa, si
sono rinvenute 26 monete d'oro di diverse zecche e piccola fibia in
rame, forse chiusura di un laccio. (Silvano Fabbri) |
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dal libro di
Silvano Fabbri, Ritrovamenti archeologici a Faenza dal 1968 al 1973 nel territorio forlivese dal 1974 al 1976, Casanova Editore Faenza, 2009.
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"Espresso Sera", 11 settembre 1972.
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