Gaetano Carboni primo sindaco di Faenza

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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Gaetano Carboni primo sindaco di Faenza

Con l’adesione della Romagna al regno di Sardegna la giunta comunale di Faenza,
 il 10 marzo 1860, lo nomina primo sindaco della città.

di Nino Drei


Gaetano Carboni nasce a Faenza il 9 dicembre 1821 da una famiglia originaria di Nervi trasferitasi a Faenza nell'ultimo decennio del '700. Come molti faentini della nobiltà o dell’alta borghesia compie gli studi presso il prestigioso Collegio dei Nobili di Ravenna e passa poi all'Università di Bologna dove si laurea in chimica. Ritornato a Faenza gestisce col fratello Emanuele la farmacia di famiglia che è anche uno dei luoghi di ritrovo dell'elemento liberale della città, non esclusi sacerdoti di idee antitemporaliste.
Affiliatosi ben presto alla mazziniana Giovine Italia partecipa agli entusiasmi piononisti e nel  '48 è ufficiale quartier-mastro nel battaglione dei volontari faentini che agli ordini del maggiore Raffaele Pasi difende Vicenza (Battaglia di Vicenza - 20 maggio 1848) dalle preponderanti truppe austriache del maresciallo Radetzky.




Gaetano Carboni





Gen. Raffaele Pasi

L'anno successive è fra gli aderenti ed i sostenitori della Repubblica Romana ricoprendo l'incarico di membro della "Commissione per la compilazione degli inventari delle proprietà dei corpi morali e religiosi" che opera il sequestra dei magazzini del vescovado e delle altre istituzioni e corporazioni religiose nel febbraio del '49.
Nel maggio dello stesso anno il suo nome compare fra quelli dei firmatari di un manifesto redatto dall’Assemblea del Circolo Popolare che, Professandosi repubblicani, dichiarano di cedere unicamente alla forza delle baionette austriache ormai alle porte della città. Nel 1850 è fra i fondatori del mazziniano Partito Nazionale Italiano costituitosi a Villa Orestina sui colli dell'Olmatello; in tale associazione è addetto, fra l'altro, alla corrispondenza con i cospiratori della Toscana e di Roma e partecipa all'incontro clandestino con Adeodato Franceschi, inviato di Mazzini, per organizzare i moti del 1853, a palazzo Pasolini dall'Onda. Scoperta la trama dei cospiratori dalle autorità austro-papaline ed iniziati gli arresti Carboni si dà alla latitanza nascondendosi dapprima presso alcuni parenti ed esulando poi a Genova. II suo nome compare, con quello di molti altri faentini, in un elenco di "emigrati e contumaci in seguito di delitti politici "presentato dal direttore generale della polizia pontificia Matteucci all'udienza del 26 aprile 1854 con Sua Santità Pio IX con le specifiche di: età 35, condizione speziale, stato civile singolo, colpevole di complicità nella fazione del carcerato Federico Comandini, orefice. Nell'esilio genovese si lega di profonda amicizia con Raffaele Pasi, anch'egli esule in quella città, con il quale cerca, avvicinandosi la seconda guerra d'indipendenza, di arruolarsi nell'esercito sardo, ma senza mai ottenere alcuna risposta dal generale Lamarmora che non ama la presenza di volontari nelle proprie fila. Rientrato a Faenza nel '59 è membro della Commissione Provvisoria Municipale, successivamente eletto Gonfaloniere ed infine il  10 marzo 1860 nominato primo sindaco di Faenza a norma della legge sarda. Rimane in carica sino al 28 novembre del 1861 e ricopre nuovamente l'incarico in più occasioni: 25 aprile 1871 - 29 luglio 1872, 15 ottobre 1875 -13 aprile 1876, 17 ottobre 1876 - 23 ottobre 1877, divenendo l'alternativa di "centro sinistra", per usare un termine attuale, all'esponente del "centro destra" avv. Gustavo Belli. Suo compito, non facile, è quello di gestire la delicata fase di trapasso dal vecchio al nuovo regime fra le impazienze dei tanti che hanno partecipato al Risorgimento e le sorde resistenze dei non pochi impiegati ancora ligi al passato regime, fra una classe dirigente in larga parte reazionaria od attendista e gli uomini nuovi che ora reclamano il potere.


Achille Calzi. Battaglia di Vicenza.
Olio su tela, sec XIX prima metà.
Museo del Risorgimento e dell'età Contemporanea di Faenza.

Legato da profonda amicizia all'on. Alfredo Baccarini partecipa anche, nel 1870, alle elezioni politiche per il collegio faentino candidandosi contro il governativo conte Francesco Zauli Naldi:  votano in 369, Francesco Zauli Naldi ottiene 224 voli, Carboni 145.
Oltre all'attività politica Gaetano Carboni non trascura di partecipare allo sviluppo economico della città partecipando alla fondazione della fabbrica di ceramiche "Farina & C." che ottiene tanti successi alle maggiori esposizioni dell'epoca. Non è possibile però non inserire in una per quanto sommaria biografia di Gaetano Carboni un episodio della sua attività di sindaco che, forse, dal punto di vista legale costituisce un illecito, ma dal punto di vista umano un merito. Federico Comandini, grande cospiratore mazziniano ed amico di tutti i cospiratori faentini era stato arrestato nel 1853 e, da allora, detenuto nelle carceri pontificie. Neppure il fatto di essere egli divenuto, con l'unità, suddito del nuovo regno d’Italia era valso a liberarlo dal carcere e la famiglia, il figlio Alfredo sarà poi uno dei più grandi giornalisti italiani dell’epoca e direttore, fra le altre testale, del "Corriere della Sera", versa in ristrettezze economiche.
II sindaco Gaetano Carboni, d'accordo con il colonnello comandante della Guardia Nazionale di Faenza, l'altro ex cospiratore Girolamo Strocchi, provvede a far nominare il Comandini, carcerato, ufficiale   aiutante maggiore della Guardia Nazionale con regolare stipendio mensile di £ 90 che viene puntualmente versato alla moglie. Agli appelli della Guardia Nazionale il colonnello Strocchi, dopo aver chiamato il nome di Comandini, risponde: Presente!
Gaetano Carboni muore, rimpianto da tutta la città senza distinzione di posizioni politiche, il 16 settembre 1884.


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