Agnetta, maggiore garibaldino, «cittadino» di Faenza

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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AGNETTA, MAGGIORE GARIBALDINO, «CITTADINO» DI FAENZA

NINO DREI

«In quei giorni [...] Faenza aveva in Municipio il Commissario Regio. Era egli il siciliano Carmelo Agnetta, maggiore garibaldino, il quale soleva dire che in tutti i paesi del mondo quando la mattina ci si incontra in un conoscente ci sentiamo dire: "buon giorno, come state?", in Romagna invece vi dicono a bruciapelo: "Che cosa c'e di nuovo?"». Così Alfredo Comandini scrive nei ricordi della sua infanzia. Carmelo Agnetta, consigliere di prefettura a Ravenna, è stato infatti in quell'anno Regio Delegate Straordinario a Faenza incaricato di reggere il Comune in attesa che nuove elezioni amministrative chiariscano il quadro politico. La città sembra essere stata contenta della sua gestione tanto che nella seduta del nuovo Consiglio del 6 dicembre 1863, subito dopo l'elezione degli assessori (il sindaco era nominate dal Re), il consigliere conte Achille Laderchi propone: «Le premure spiegate dal Sig. Carmelo Agnetta durante il tempo che ha retta questa Amministrazione, l'assiduità e lo zelo spiegato, non che i modi cortesi ed affabili, ma ad un tempo fermi e risoluti, con cui ha condotta l'azienda, esigono che questo Consiglio comunale gli dia un attestato della sua riconoscenza ed a tal uomo lo ascriva nel novero dei Cittadini.

Carmelo Agnetta.
Il verbale del Consiglio prosegue poi: «Una salva generale di evviva e battimani, all'Egregio Consigliere Sig. Carmelo Agnetta per parte dei Consiglieri alzatisi in piedi ed a capo scoperto, ha confermata la proposta del Signor Conte Achille Laderchi. Lo stesso Sig. Consigliere R.° Delegato Straordinario, grato e riconoscente per tanta cortese dimostrazione, ha preso argomento per esortare i Consiglieri alla concordia ed alla unione, invitando di tal guisa gli eletti a non declinare l'onore della nomina, e ad avere in mira il vantaggio della Città Loro Patria, sacrificando qualunque idea di ordine secondario».  Carmelo Agnetta è nato casualmente a Caserta il 22 agosto 1823 da famiglia siciliana. Già durante gli studi si affilia alla Giovine Italia, nel 1847 partecipa al moto di Messina e, represso questo, è costretto a rifugiarsi a Parigi da dove rientra l'anno successive per l'insurrezione siciliana alla quale partecipa prima come militare e poi come commissario a Parigi ed a Londra. Nuovamente esule è prima a Parigi poi in Oriente ed ancora a Parigi dove nel 1859 organizza, sotto gli auspici di quel governo, un corpo franco e passa in Italia.
II Governo Provvisorio delle Romagne lo nomina governatore di Perugia, ma prima che possa raggiungere quella città i mercenari svizzeri del Papa la riconquistano compiendo la strage di inermi cittadini che tutta Europa condanna. Agnetta ritorna quindi a Parigi da dove, udite voci della preparazione della spedizione di Garibaldi, si precipita a Genova giungendovi però quando i Mille sono gia partiti.



Il clipper Charles-aIl clipper Charles-and-Jane e l'Utile nel Golfo di Gaeta.

Lo sbarco a Marsala dei volontari imbarcati sull'Utile.
Si rivolge allora a La Farina, presidente della Società  Nazionale che gli offre il comando di una seconda spedizione che deve portare a Garibaldi 69 volontari, tra i quali il faentino Dionigi Samorini (1), 3.000 fucili ed un milione di cartucce. Salpa cosi da Genova il 26 maggio a bordo di un piccolo rimorchiatore, l'Utile, che il 28 è a Cagliari dove Agnetta si incontra con l'ammiraglio Persano ed il giorno successive sbarca a Marsala uomini ed armi. Poiché Garibaldi e già a Palermo la colonna  guidata lo raggiunge, via terra, il 6 giugno.

Nino Bixio.
A Palermo mentre Agnetta attende Garibaldi in Largo di Palazzo Pretorio viene avvicinato da un ufficiale a lui sconosciuto che gli ordina di recarsi coi suoi uomini al funerale del garibaldino Tückery che si svolgono in quel giorno. Agnetta risponde di non sapere chi sia il suo interlocutore e questi, Nino Bixio, lo schiaffeggia. Agnetta mette mano alla spada, ma viene trattenuto dai presenti, narra immediatamente quanto accaduto a Garibaldi che pone Bixio agli arresti di rigore. Agnetta, non soddisfatto, manda l'amico Vassallo a sfidare a duello Bixio, ma Garibaldi proibisce lo scontro finché vi siano nemici comuni da combattere. Il duello, alla pistola, si svolgerà il 17 novembre 1861 a Bussago, in Svizzera.
I due contendenti avanzano sino a dieci passi, Bixio tenendo il braccio alzato e la pistola in su, Agnetta braccio disteso in giù. II più veloce a sparare è Agnetta, Bixio non può farlo perché la palla dell'avversario gli ha fracassato la mano destra. Ma Bixio non solo dirà con humor pochi giorni dopo ad un amico recatosi a trovarlo: «Caro Guerzoni eccomi ferito nella mano che ha peccato», ma, uomo incapace di serbare rancore, aiuterà poi Agnetta ad entrare nella carriera prefettizia dello Stato. Dopo l'incarico di Consigliere di Prefettura a Ravenna, considerata una delle province più difficili in Italia, Agnetta segue la carriera sino a divenire Prefetto di Massa dove, tenace sostenitore dell'autorità dello Stato, si comporta con grande energia sia contro l'opposizione anarchica e democratica, nel 1882 scioglie l'amministrazione progressista di Carrara, che contro quella clericale, scioglimento del consiglio comunale clericale di Castelnuovo Garfagnana nel 1887. Agnetta si permette anche di rimproverare il Governo per le sue tendenze filoconciliatoriste verso il Vaticano ed osteggia i ceti industriali che considera apportatori di novità pericolose anche per l'ordine pubblico. Muore nella stessa Massa, Prefetto in carica, il 4 aprile 1889.
Note
1) Dionigi (o Dionisio) SAMORINI. Nel 1854, 34 anni, caffettiere, ammogliato senza figli, è tra gli arrestati per motivi politici dei quali la polizia pontificia propone l’esilio. Dopo alcuni anni di esilio ricompare a Genova il 26 maggio del 1860 quando si imbarca, al comando del siciliano Carmelo Agnetta, sul rimorchiatore "Utile". Cade in combattimento a Milazzo poco dopo lo sbarco.


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