La incoronazione di Carlo V in S. Petronio -  Bologna 1530

"Ricordo una vecchia città, rossa di mura e turrita" - Dino Campana, Canti Orfici.
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LA INCORONAZIONE DI CARLO V
IN SAN PETRONIO A BOLOGNA - 1530


Mario Vigna

Un vecchio articolo del 1973 di Mario Vigna, su un fatto storico in cui è coinvolta  Faenza. "In primis" la realizzazione di una coppa in ceramica, ma avvenimento ancora più importante la visita che Clemente VII, prima di recarsi in San Petronio, fa alla Commenda di Faenza per incontrare, Fra Sabba da Castiglione, suo successore nella reggenza della chiesa dell'Ordine di Malta.


Nella severa Basilica di San Petronio, circondato dagli alti personaggi di quel tempo, Papa Clemente VII (Giulio de' Medici) sta incoronando l'Imperatore Carlo V. L'animazione che i volti dei convenuti ci svelano dona vita alla solenne cerimonia che attesta uno degli avvenimenti politici più importanti del mondo. Siamo nel febbraio 1530, la superba Coppa di Ceramica con il raro riferimento storico: FATO IN FAENZA IN CIN FAENZA IN CAXA PIROTA,AXA PIROTA, ci documenta uno dei capolavori della ineguagliabile, eccelsa ceramica d'arte faentina. Già San Petronio possedeva le mattonelle della Cappella Vaselli datate 1487, quindi ignorate relazioni d'arte intercorrevano fra le due città come ce lo dimostrano i due insigni capolavori. La Coppa, oltre ad essere una incantevole opera d'arte e di storia, è anche un documento sugli "UMORI" del tempo; il Sacco di Roma avvenuto tre anni prima e perpetrate da Carlo V aveva lasciato ricordi indimenticabili per tutti, cosicché la quasi estraneità del Pontefice e dell'Imperatore dai personaggi che li circondano è ben evidente e la stessa incoronazione è più sopportata che celebrata ! Esaminando i convenuti l'un dopo l'altro li troviamo intenti a conversare fra di loro animati più dal contatto personale col vicino che dalla scena che si svolge sotto i loro stessi occhi ! Alcuni guardano perfino da tutt'altra parte ! La Coppa oltre alla prospettica architettura sfumata del blu faentino col soffitto a cassettoni in giallo-cupo e col pavimento di mattonelle giallo-sfumato con fiore giallo-oro, ci presenta una trentina di personaggi non solo raccolti attorno all'avvenimento, ma fra di loro discorrenti e in discussione forse per l'accettazione di un fatto politico che troncava la libertà bolognese.

Particolare del pavimento della Cappella
 Vaselli  in San Petronio Bologna.

Quindi non è l'entusiasmo per la incoronazione, ma il riconoscimento forzato del disposto consacrato dalla Chiesa di Roma. Nella minuzia dell'esecuzione, il Maestro Ceramista di Casa Pirota ha dato ai volti una espressione di uno stato d'animo che svelano in modo ben marcato. Il disappunto, la indifferenza, la noncuranza sono i motivi di avversione che essi dimostrano. Pare leggere nel volto dei personaggi la sentita loro contrarietà ! Il Ceramista di Ca Pirota può anche avere assistito alla stessa incoronazione, un fastoso incontro come lo narrano le cronache del tempo, che qui è inopportuno illustrare e, conoscendo il contrasto fra l'antica, orgogliosa libertà bolognese e l'arroganza dei Lanzichenecchi che a Roma avevano compiuto il più orrendo saccheggio, ha voluto rievocare la sentita avversità dei personaggi bolognesi alla sanzione papale che sigillava il dominio imperiale. Al centro della scena il Pontefice colla Tiara ha già posto la Corona Ferrea su capo di Carlo V e lo sta benedicendo. Il volto del Papa ci ricorda lo stesso personaggio, dipinto da Raffaello nel ritratto a suo cugino Papa Leone X, quando Giulio de' Medici era ancora Cardinale. Il volto minuto del Papa è ben delineato, consono alla misticità del momento, gli ampi drappeggi che ne ricoprono la persona schiudono al petto una veste nella tipica sfumatura bluastra faentina, l'Imperatore in ginocchio sovra un drappo che richiama le antiche coltri romagnole bianco-ruggine ha lasciato da parte il suo serto imperiale per ricevere la corona dal Papa.
Appare immediatamente la vivacità di una scena che par quasi ci faccia ascoltare il brusio delle voci, sebbene la contenuta atmosfera del Tempio obblighi a una immobilità riverente. Eppure la vivezza dei personaggi è proprio la parte più evidente ed è appunto in questo fatto rappresentativo che l'artista dimostra la sua eccelsa arte ceramica non solo nel dipingere le figure tanto minuziosamente da rilevare su ognuna i caratteri e l'atteggiamento, ma nel riuscire a comporre un fatto storico che par si svolga mentre l'osservatore l'ammira ! Non è quindi un insieme di figure, ma un complesso di esseri umani ove ognuno si distingue dall'altro per una sua posizione tutta particolare. La superba arte faentina della ceramica trapela dai colori svariati delle vesti dei personaggi nella loro sfumata tonalità e anche nella struttura fisica che, sebbene ricoperti di pesanti panneggi e dei caratteristici baveri monacali cinquecenteschi dei convenuti delineano una spiccata personalità. La dosata cadenza dei drappi, la ben distribuita  modulazione delle pieghe, l'ampiezza e pesantezza delle stesse stoffe non riescono a nascondere l'imponenza dei personaggi stessi ognuno dei quali ha caratteristiche ben diverse dall'altro.

E appunto l'animazione è determinata da questa varietà di posizioni e dai movimenti perfettamente equilibrati nel complesso della scena. La fantasia coloristica, soprattutto delle sfumature è una divertente armonia di toni contenuti nel severe aspetto del cerimoniale e le appena visibili diversità di colore dimostrano l'altissima scuola cui era giunto il Maestro di Casa Pirota che ha eseguito il capolavoro. Tutte le varietà dei gialli dai canarino all'arancio, i blu dai cupo fino al grigio, i bianchi velati di riflessi verdini, giallognoli, appena sfumati di più cupe tonalità ocracee sono la tavolozza ben ampia del pittore ceramista che spazia in diversità di velature sorprendenti: non vi è un personaggio vestito uguale all'altro ! La damaschinatura del Trono Papale ha un fondo manganese sul quale si svolgono le volute arancio-chiare e la perfezione degli infiniti particolari ci obbliga ad illustrare i più significativi come le due finestrine in fondo, i vari turbanti sul capo dei personaggi che chiameremmo "orientali" i quali pur legati a una immobilità apparente si voltano, conversano, discutono, pare un "flash" eseguito da un fotografo nel delicatissimo ed interessante momento !


Nicola Hogenberg da Monaco, 1530. Particolare della Cavalcata di Carlo V e Clemente VII dopo l'incoronazione.
Acquaforte conservata presso il Palazzo Ducale di Urbania.




La coppa è una delle maioliche faentine più prestigiose conservate al Museo Civico Medievale. Un esemplare con una iconografia identica alla nostra, sempre firmato Casa Pirota, venne segnalato nella collezione Mortimer L. Schiff di New York, successivamente entrato nelle collezioni del Metropolitan Museum. L'esemplare datato 1537 è probabilmente una derivazione dal nostro. Allo stato degli studi rimane in parte irrisolto il problema dell'identificazione dell'anonimo maestro maiolicaro, certamente attivo nella bottega faentina nello stesso torno di anni dell'Incoronazione bolognese.

Se le figure non possono essere viste sotto i loro drappeggi pesanti che nascondono la loro anatomia particolare, i gesti, i movimenti, la spontaneità appaiono di una evidenza sconcertante. Il complesso della scena è tutto raccolto in una cornice di equilibrati elementi che ci rivelano la sicura mano dell'ignorato ceramista di Casa Pirota. La storia dell'avvenimento è in una superba lapide nel primo loggiato interne di Palazzo d'Accursio a Bologna la quale narra la grande importanza dell'evento. Papa Clemente VII è sbarbato e, dopo il Sacco di Roma, narrano che il Pontefice teneva la barba, questo particolare è insignificante davanti alla veridicità della scena dell'incoronazione. Il Pinturicchio a Siena nella Biblioteca Piccolomini ha dipinto una scena quasi identica nel 1509 ove rappresenta Papa Eugenio IV che riceve Enea Silvio Piccolomini e può darsi che il pittore si sia ispirato a questo dipinto.
Il FORTNUM - A DESCRIPTIVE CATALOGUE - Londra 1873 pag. 492 n. 5 ritiene senz'altro che la Coppa rappresenti la  Incoronazione di Carlo V e cosi pure il Malgola in Memorie Storiche sulle Maioliche di Faenza-Bologna 1888 pag. 140-185. Altri esprimono qualche dubbio che ritengo infondato. La superba Coppa della Incoronazione di Carlo V è una insigne opera d'arte ceramica faentina rinascimentale documentata dalla iscrizione sul retro: FATO IN FAENZA IN CAXA PIROTA e al di sopra di ogni giudizio estetico vi e l'avvenimento storico il quale più di un trattato "narra" una pagina di storia bolognese in contrasto col principio morale, secolare di questa invitta città di Bologna, nel cui stemma a chiare lettere spiccavano le parole: LIBERTAS, LIBERTAS.

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La incoronazione di Carlo V in San Petronio a Bologna - 1530


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