La Battaglia di Faenza
Enzo Casadio e Massimo Valli
L’attacco alla linea Gotica iniziato dagli alleati alla fine di agosto
1944 doveva portare, secondo i piani, ad una rapida conquista di tutto
il nord Italia entro la fine dell’anno. La resistenza opposta dai
reparti tedeschi è però molto superiore alle aspettative, quindi
l’avanzata dell’VIII Armata procede molto lentamente: il 21 settembre
viene liberata Rimini, il 19 ottobre Cesena e il 9 novembre Forlì.
Nonostante la superiorità di uomini e mezzi di cui gli alleati
dispongono l’avanzata è lenta. I numerosi fiumi che attraversano la
Romagna in senso perpendicolare alla direttrice dell’avanzata
ostacolano l’avanzata. I loro argini alti e ripidi rendono difficoltoso
l’attraversamento ai mezzi corazzati e anche la costruzione dei ponti.
Anche la coltivazione intensiva delle campagne di Romagna è di ostacolo
al movimento e al dispiegamento dei numerosi reparti motorizzati e
corazzati alleati. A tutto ciò si aggiunge un autunno inclemente con
abbondanti piogge che trasformano il terreno in un immenso pantano e
impediscono all’aviazione alleata di appoggiare le truppe di terra.
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Truppe neozelandesi entrano in Faenza passando dal Borgo Durbecco.
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Soldati neozelandesi sono entrati in Faenza attraversando Porta delle Chiavi.
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Il 16 novembre 1944 il V corpo dell’VIII Armata britannica attacca la
linea difensiva tedesca che corre lungo il fiume Montone e il rio
Cosina. A monte della via Emilia il II Corpo polacco attacca sulle
colline nella zona di Monte Fortino per raggiungere il fiume Lamone. A
destra il I Corpo canadese punta verso Ravenna che sarà liberata il 4
dicembre. Sulla via Emilia opera la 56ª Divisione inglese, a monte la
46ª e a valle la 10ª indiana. I tedeschi dal canto loro schierano sulla
via Emilia la 26ª Divisione corazzata a destra la 305ª Divisione di
fanteria, a sinistra la 278ª Divisione granatieri. Il 20 novembre dopo
aspri combattimenti viene attraversato il rio Cosina e i tedeschi sono
costretti a ritirarsi rapidamente verso i fiumi Marzeno e Lamone, su
posizioni meglio difendibili, ormai non dispongono quasi più di carri
armati e i pochi rimasti sono spesso a corto di carburante. Il 24
novembre reparti della 2ª Divisione neozelandese che ha sostituito la
4ª inglese unitamente a un reparto della 56ª entrano in Borgo Durbecco
e si attestano sulla riva destra del Lamone. La città è ancora occupata
dai reparti della 26° Divisione corazzata, i cui guastatori hanno fatto
saltare tutti i ponti sul fiume. Il comando alleato si rende conto che
attaccare direttamente Faenza significherebbe combattere casa per casa,
con grandissimo dispendio di vite umane. Inoltre per fare attraversare
i mezzi corazzati si dovrebbero gettare i ponti sotto il fuoco delle
mitragliatrici tedesche attestate nelle case semidistrutte di via Mura
Torelli e Mura Mittarelli oltre il fiume.
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Un soldato della Sanità neozelandese osserva il campanile della Commenda danneggiato.
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Dalla riva destra del fiume Lamone i militari neozelandesi osservano Faenza ancora occupata dai tedeschi.
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Di conseguenza viene ricercata una zona ideale per l’attraversamento
che viene individuata nei pressi di Quartolo a circa sei chilometri da
Faenza lungo la strada per Brisighella. In quel punto gli argini sono
più bassi e il corso del fiume più stretto. Per fare affluire i mezzi e
i materiali in quella zona viene costruita una strada che, partendo
dalla via Emilia poco prima di Faenza, raggiunge Quartolo attraverso i
campi. Si lavora giorno e notte per tenere aperta la strada ai mezzi
che vi si alternano per il trasporto dei materiali per la costruzione
del ponte. Il piano alleato prevede che a nord di Faenza nella zona di
Ronco gli indiani della 10ª Divisione effettuino azioni di pattuglie
oltre il Lamone e fingano i preparativi per un attacco per far credere
che quella sia la zona prevista per l’attraversamento e attirare le
riserve tedesche da quella parte. L’attacco vero e proprio dovrà essere
effettuato a Quartolo e avrà come obiettivo finale il ponte della via
Emilia sul fiume Senio per costringere i tedeschi della 26ª corazzata a
ritirarsi da Faenza. Alle 7 di sera del 3 dicembre la 128ª Brigata
della 46ª Divisione britannica inizia ad attraversare il Lamone a
Quartolo, contemporaneamente a valle di Faenza a Ronco i Gurkha del 3°
Reggimento appoggiati da squadroni di carri Sherman del 19° Battaglione
neozelandese e dal fuoco dell’artiglieria cercano di far credere che in
quella zona sarà portato il vero attacco.
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Due soldati tedeschi davanti alle macerie della Torre dell'Orologio
fatta saltare il 17 novembre 1944 (Coll. Casadio - Valli).
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L'enorme
vuoto lasciato dalla Torre, sulla destra si intravede la struttura in
mattoni predisposta per proteggere il Fonte Monumentale dai
bombardamenti.
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Nei due settori i reparti tedeschi vengono allontanati dal
fiume e le loro artiglierie battono gli argini ritenendo che
l’attraversamento sia in corso. Il comando tedesco prima di iniziare il
contrattacco attende di capire quale dei due sia il vero attacco. Tutto
questo permette alla 128ª Brigata di creare una testa di ponte oltre il
Lamone senza incontrare grosse resistenze. Nei giorni successivi si
combatte aspramente in direzione di Celle, nella notte fra il 7 e l’8
dicembre la 128ª Brigata viene rilevata dalla 25ª Brigata della 10ª
Divisione indiana. Da parte tedesca il settore e tenuto dalla 305ª
Divisione di fanteria, che provata dai continui combattimenti e dal
martellamento incessante delle artiglierie e dei cacciabombardieri
alleati, fatica a tenere testa agli attacchi. La sera dell’8 dà segni
di cedimento e in suo aiuto viene inviata la 90ª Divisione granatieri
corazzati comandata dal generale Ernest Günter Baade. Il 9 dicembre
dopo un intenso bombardamento la 90ª attacca le posizioni alleate. I
granatieri tedeschi del 200° Reggimento appoggiati da alcuni carri
armati e dal fuoco intenso dei lanciarazzi Nebelwerfer effettuano un
contrattacco contro le posizioni della 138ª Brigata inglese, che
ripiega lentamente perdendo qualche centinaio di metri
di terreno. In appoggio alle truppe alleate di terra viene ancora una
volta l’aviazione, i cui cacciabombardieri mitragliano e bombardano
senza sosta le posizione tedesche. Le perdite sono gravissime da ambo
le parti. Il contrattacco tedesco si esaurisce e la 90ª assume una
posizione difensiva. Il giorno 12 la V Brigata neozelandese attraversa
il Lamone su un ponte costruito nei pressi della Cartiera e punta
decisamente verso le Bocche dei Canali con obiettivo Celle. Il giorno
successivo il 18ª Reggimento corazzato neozelandese attraversa il ponte
sotto la protezione di una cortina di nebbia artificiale, in appoggio
alla fanteria.
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Un gruppo di soldati passa davanti al Duomo.
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25 dicembre 1944. La prima neve ricopre gli automezzi alleati parcheggiati nella piazza.
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Con l’arrivo dei carri armati la già forte pressione alleata diventa
insostenibile per i tedeschi, e all’alba del 15 i neozelandesi
raggiungono Celle incuneandosi tra la 90ª Divisione e la 26ª corazzata.
I tedeschi impiegano le loro ultime forze per ricongiungere il fronte
ed evitare che i reparti neozelandesi raggiungano la via Emilia
tagliando la ritirata alla 26ª Divisione che ancora occupa Faenza. Alle
ore 18 mentre la divisione si appresta a lasciare la città, arriva
l’ordine del Führer che Faenza è da tenere ad ogni costo. Tale ordine
non avrebbe comunque impedito la presa di Faenza ma avrebbe causato la
perdita totale della divisione. Dopo un’ora arriva l’ordine di
effettuare la ritirata oltre il Senio. In questa fase, la notte sul 16,
i neozelandesi attestati in Borgo sulla riva destra del Lamone dai
rumori dei mezzi in movimento all’interno della città si rendono conto
che sta succedendo qualcosa di importante, inviano quindi una pattuglia
guidata dal sergente P. J. Flynn che, attraversato il fiume sui rottami
del vecchio ponte di ferro, entra in città e cattura un prigioniero che
conferma il ritiro delle truppe tedesche da Faenza. All’alba del 16
alcuni reparti della cavalleria divisionale neozelandese, guidati da
alcuni partigiani faentini entrano in città. A rallentare l’avanzata
sono rimasti alcuni franchi tiratori armati di mitragliatrici. A sera
la maggior parte dei neozelandesi, nel timore di un contrattacco
tedesco, riattraversa il fiume. Sulla linea del fronte, che in
quel momento si trova lungo la ferrovia nei pressi della vecchia Omsa,
rimangono solo poche pattuglie neozelandesi e alcuni partigiani. Il
giorno successivo domenica 17 dicembre viene costruito un ponte Bailey
a fianco di quello distrutto, permettendo l’arrivo in città di altri
reparti della 2ª divisione neozelandese. Contemporaneamente da monte
scendono i Gurkha della 43ª brigata autotrasportata che passando da
porta Montanara e da porta Imolese vanno a raggiungere la linea del
fronte, all’altezza della ferrovia per Bologna e Brisighella. Lo stesso
giorno la città viene dichiarata libera. Più di cento bombardamenti
aerei e migliaia di granate di artiglieria hanno colpito la città
segnandola profondamente, distruggendo un terzo delle case e
danneggiandone gravemente altrettante, inoltre i tedeschi in ritirata
hanno fatto saltare la torre civica, alcuni campanili e le porte
Imolese, Pia, Montanara. La popolazione che aveva passato gli ultimi
giorni nei rifugi prende i primi contatti con gli alleati che
forniscono loro anche generi alimentari di cui dispongono in
abbondanza. La vita dei faentini, sia pure molto lentamente, riprende.
Il giorno di Natale il Governo Militare Alleato nomina la nuova giunta
municipale. Nei giorni successivi l’offensiva dell’VIII Armata si
esaurisce sulle rive del fiume Senio, dove il fronte resterà fino alla
primavera del 1945, quando le condizione metereologiche permetteranno
il pieno utilizzo della massa di mezzi terrestri e aerei di cui gli
alleati dispongono. Per percorrere i circa venti chilometri che
separano la città di Forlì dal fiume Senio l’VIII Armata ha impiegato
circa due mesi. I combattimenti sono costati la vita di centinaia di
soldati e civili. Il 9 aprile del 1945 inizia l’offensiva che porterà
gli alleati in pochi giorni oltre il fiume Po. Il 25 aprile le città
del nord Italia insorgeranno contro le truppe tedesche in rotta. Il 29
aprile nella reggia di Caserta i rappresentanti delle truppe tedesche
in Italia firmano la resa incondizionata che entrerà in vigore il 2
maggio.
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