
Copertina del libro dal quale è riportato il capitolo a fianco riportato.
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L'attacco diretto a Faenza prese avvio il 3 dicembre. Il
piano prevedeva che la 43ª Brigata e la 2ª Divisione Neozelandese, posizionate
a nord della città, fingessero di superare il fiume per attaccare le postazioni
difensive tedesche, mentre da sud sarebbe partito il vero attacco da parte
della 46ª Divisione Britannica, protetta a sua volta dalla 10ª Indiana. Da
Borgo Durbecco - alle porte di Faenza - le torri cittadine da cui i tedeschi
avrebbero potuto osservare le manovre alleate furono abbattute grazie a una
serie di bombardamenti mirati. Il 9 dicembre l'artiglieria tedesca sferrò un
pesante contrattacco, menre la 46ª Divisione subiva presso la località di Celle,
l'offensiva della 90ª Divisione Panzer. Chi ha conservato meglio la memoria dei
combattimenti di quei giorni al principio di dicembre e Bhakhat Bahadur
(2/10°). II suo racconto e ricco di particolari: “Ricordo che in un'occasione, vicino a Forlì, i tedeschi ci
attaccarono con uno schieramento di carri armati, mentre dal cielo piovevano
bombe. Tutti gli ufficiali, non appena avvistammo i carri armati si nascosero.
Improvvisamente mi trovai a essere il comandante della compagnia, per il solo
fatto che in quei momento ero il più anziano. Provai a lanciare una granata con
un mortaio PIAT, ma il colpo manco il bersaglio e cadde proprio dinnanzi ai
carri armati tedeschi. Fortunatamente per noi, quelli passarono sopra un campo
minato e furono distrutti, e i soldati al loro interne morirono. Feci rapporto
al quartier generale e furono prese misure disciplinari nei confronti dei tre
ufficiali gurkha e del comandante della compagnia. Credo che proprio a causa di
quei rapporto non mi fu mai concessa una promozione.
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In un'altra occasione ci trovavamo all'interno di una casa.
Avevamo trovato del vino e ci stavamo riposando. Io guidavo i soldati che erano
con me. Uno di loro andò in bagno e quando tornò disse di aver sentito dei
rumori. Scoprimmo che nella cantina si nascondevano sei soldati tedeschi. Per
costringerli a uscire decidemmo di usare delle bombe fumogene. Quando uscirono
indossavano tutti maschere antigas. Ne uccisi tre con il mio kukhuri,
uno dopo l’altro”. Il 13 dicembre la Brigata Gurkha passò sotto il comando
della 2ª Divisione Neozelandese. Avrebbero proseguito a combattere fianco a
fianco fino a Bologna. Il 15 i gurkha si posizionarono nei pressi dei binari
della ferrovia a ovest di Faenza insieme alla Divisional Cavalry neozelandese.
Ormai la resistenza dei tedeschi volgeva al termine. Bastò attendere un altro
paio di giorni per vedere i gurkha e i neozelandesi entrare in città e tentare
di liberare l'area dalla presenza dei nemici. Alle 9 di sera del 16 dicembre la
43ª Brigata iniziò l'attacco ma fu rallentata dalla puntuale risposta del
mortai tedeschi. Quindi i gurkha si spostarono di casa in casa per avvicinarsi
alle postazioni della 29ª divisione Panzer, mentre almeno 100.000 granate
piovevano sulla testa dei tedeschi - che furono cosi costretti a ritirarsi. Raggiunta la base tedesca i gurkha vi
trovarono centottanta soldati pronti ad arrendersi che fecero immediatamente
prigionieri. Ottantasei di loro facevano effettivamente parte della 29ª mentre
gli altri erano fanti aggregati alla divisione per infoltire il contingente dei
difensori. Il 17 dicembre Faenza cadde nelle mani dei neozelandesi e dei gurkha
della 43ª Brigata, che occuparono la zona a nord-ovest della città. Un altro
successo militare da aggiungere alla campagna della Gotica. I gurkha furono poi
protagonisti di altri combattimenti a metà giornata, tra la stazione
ferroviaria di Faenza e lo Scolo Cerchia, un canale poco distante, su cui i
tedeschi fermarono i nepalesi con il loro efficace contrattacco. Ricorda il
comandante dei tedeschi:
"Alle 10 di
mattina gli indiani riescono a penetrare nelle nostre linee, ma sono ricacciati
in contrattacchi automatici dai nostri cannoni d'assalto".
Alle 10,30 di sera i
battaglioni 2/8° e 2/10 si sistemarono sulla strada per San Silvestro, che
imboccarono a due giorni di distanza. L'avanzata fu concordata con il
colonnello Freyberg che guidava la 2ª Divisione Neozelandese e alle 9 di sera
del 19 dicembre cominciò il fuoco di sbarramento dell'artiglieria. Alle 10,40
ci fu una pausa di 36 minuti, poi il bombardamento riprese fino all'una di
notte. La 43ª Brigata occupò quindi San
Silvestro senza trovare resistenza. Il nuovo obiettivo era il fiume Senio, che il 23 dicembre fu
accostato da una compagnia del 2/6° aggregata al 26° battaglione neozelandese.
I gurkha trovarono il fiume impossibile da superare con i mezzi a disposizione
nel punto esplorato. A monte, invece, il 21° battaglione neozelandese individuò
il punto adatto. II giorno successive i piani per un attacco immediate furono rinviati
al mese di gennaio del 1945, per poi essere definitivamente spostati fino
all'offensiva di primavera a causa delle cattive condizioni del tempo. I battaglioni
della Brigata Gurkha presenti in quel momento in Italia non combattevano
esclusivamente tra i ranghi dell'Ottava Armata. Infatti, il 1/5° militava tra
le fila della 17ª Brigata Indiana (8a Divisione Indiana) - a disposizione della
Quinta Armata del generale Clark sull'asse centrale Firenze-Bologna.

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1990, centenario della nascita del 10° reggimento Gurkha. Dopo 46 anni
i Gurkha ritornano a Faenza per un incontro coi reduci britannici
e i famigliari dei caduti, sepolti nel cimitero di guerra di
Faenza. Assieme al picchetto di Gurkha in servizio comandati
dal Maggiore S.I. Stannayd e dal Capitano Sukapadur Rai, vi erano anche
i veterani della campagna d'Italia fra cui il
Magg. Desmond Wilson del 10° reggimento Fucilieri che entrò in
Faenza il 17 dicembre alle ore 7 del mattino da porta Montanara al
comandò della compagnia B, del 10° Gurkha. Presente alla cerimonia il Maggiore R. Taylor che il 18
dicembre al comando dell' 8°
Reggimento Neozelandese entrò in Borgo Durbecco per dirigersi verso S. Silvestro ove incontrò una durissima resistenza tedesca.
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Dopo aver
sfondato la Gotica il 21 settembre sul Monte Femmina Morta, nell'area dell'Alpe
di Vitigliano, i gurkha si assestarono sulla strada che porta a Marradi. Il 6
di novembre, mentre la 43ª Brigata Motorizzata si spostava verso la pianura
padana sul fronte del fiume Ronco, il 1/5° occupò la vetta del Monte
Monsignano, abbandonata in precedenza dai tedeschi, e si preparò a dare l’assalto
a Monte Pompegno, obiettivo intermedio della 17ª Brigata prima di raggiungere
Monte San Bartolo e proseguire verso Modigliana, tra il torrente Tramazzo e il
fiume Lamone. L' 11 novembre, mentre era occupato in semplici attività di
pattugliamento nei dintorni della cima di Monte San Bartolo, il rifleman
Thaman Gurung si guadagno la Victoria Cross dopo aver preso d'assalto un nido
di mitragliatrici spandau occupato da tre soldati tedeschi:
...grazie all'abile perlustrazione condotta, i due soldati
individuarono una postazione nascosta... il rifleman
Thaman balzò innanzi e la attaccò, consapevole che se il nemico avesse aperto
il fuoco l'intero plotone avrebbe subito gravi perdite. Il nemico, preso alla
sprovvista, si arrese senza nemmeno sparare un colpo. Quindi avanzò
silenziosamente sulla vetta e individuò sul versante opposto del pendio un
plotone tedesco ben protetto... il rifleman
Thaman corse contro di loro allo scoperto sparando con il suo fucile-mitragliatore
e permise così al suo plotone di raggiungere la vetta. Poco dopo, a causa del
fuoco delle mitragliatrici tedesche, il plotone ricevette l'ordine di
ritirarsi. Il rifleman Thaman allora
ritornò sui suoi stessi passi, sempre allo scoperto, sparando raffiche su
raffiche fin quando non esaurì le munizioni. Dopo aver lanciato due granate, si
riunì al plotone, prese un altro paio di granate e per la terza volta attraverso
lo spazio aperto scagliandosi contro i tedeschi sopravvissuti. II diversivo
permise a due plotoni più arretrati di ritirarsi. Nel frattempo il plotone di
testa era ancora sulla vetta, quindi Thaman afferrò una mitragliatrice Bren e
riprese la corsa in campo aperto, svuotando due caricatori sulle postazioni
nemiche e, quando l'ultimo plotone fu al riparo, si diresse verso i compagni,
ma nel precise istante in cui si voltò cadde colpito alla gola da un proiettile
("London Gazzette", febbraio 1945).
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